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Cronaca

"Salviamo Colle Medico", verso la costituzione del comitato contro la realizzazione della nuova cava

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LatinaToday

Con Determinazione 20 Luglio 2015, n. G09042, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio, n. 78 – Supplemento n. 1 del 29/09/2015,  la Regione Lazio ha concesso l’autorizzazione alla società Fornaci Calce Grigolin Spa per l’esercizio dell’attività estrattiva di calcare in località “Colle Medico” (Monte S. Angelo) nel Comune di Rocca Massima, lungo la strada provinciale che collega Giulianello di Cori ad Artena, a meno di due chilometri da quella già esistente ed attiva. Immediata la mobilitazione di istituzioni, movimenti, partiti, associazioni e privati cittadini di Cori e Giulianello che stanno già operando per la costituzione di un Comitato di opposizione per presentare un ricorso al TAR del Lazio e bloccare il progetto.

“Non vi sono ragioni per giustificare questo ulteriore tentativo di sfruttamento intensivo del suolo volto ad estrarre una materia prima non rinnovabile – si legge nel comunicato ufficiale del MAG, promotore dell’iniziativa, che invita ad aderire al Comitato: 334.100.43.51 – NOCAVARM@GMAIL.COM -  salviamocollemedico. I dati al riguardo parlano chiaro: il Lazio, con 288 cave attive e 475 cave dismesse o abbandonate è tra le regioni in Italia che hanno subito in modo più forte l’impatto dell’attività estrattiva. Il territorio a sud di Roma, secondo il rapporto 2014 di Legambiente, è l’area più colpita della regione. 

Non è sostenibile creare nuove cave - prosegue la nota - in quanto il loro impatto idrogeologico e paesaggistico determina un mutamento sostanziale degli equilibri naturali dell’orografia, della geomorfologia, dell’idraulica, della qualità dell’aria e delle acque sotterranee”. Secondo i mittenti non vi sarà alcuna ricaduta economica nei comuni circostanti e non vi è nessun interesse sovracomunale, ma unicamente quello della società che realizzerà l’opera. Sempre secondo i promotori, inoltre – La scusa dell’occupazione lavorativa creata dalle cave è un falso mito” - e ne spiegano anche le ragioni.

Per una cava da 100 mila metri cubi l’anno gli addetti in media sono 9 mentre per un impianto di riciclaggio di inerti gli occupati sono più di 12. In Paesi come la Germania o negli Stati scandinavi si va verso l’abbandono dell’attività estrattiva a favore del recupero degli inerti provenienti dalle demolizioni in edilizia che può sostituire quelli di cava. I rifiuti da costruzione e demolizione in Italia ammontano a 45 milioni di tonnellate l’anno, il 90% dei quali vengono collocati in discarica. “Non c’è assolutamente bisogno di nuove cave” – chiosa la missiva.

Anche il Sindaco Tommaso Conti ribadisce la contrarietà della sua Amministrazione e annuncia che il Comune di Cori, mai consultato durante la fase di rilascio dell’autorizzazione, aderirà al Comitato e aggiunge – “In questi anni abbiamo lavorato per la costituzione del vicino Monumento Naturale Lago di Giulianello, allo stralcio dal Prg di un’area edificabile sul lago, all’adozione di una variante per lo stralcio di una inutile area artigianale in prossimità della cava, su richiesta dei contadini che volevano continuare a lavorare i terreni. Adesso dopo tutto questo lavoro arriva una cava a rovinare tutto. Grigolin – sottolinea Conti – sei anni fa era venuto ad offrire di realizzare una cava anche nel Comune di Cori e noi abbiamo rifiutato l’insediamento – e chiude - è troppo facile pensare di salvare i bilanci comunali rovinando per sempre l’assetto dei territori. Tenteremo ancora una volta di opporci”.

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