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Cronaca

Morire per il lavoro, grande successo per la proiezione del docufilm Happy Goodyear

Sala gremita ieri all'Oxer per il lavoro delle giornaliste Laura Pesino ed Elena Ganelli che racconta la storia delle morti alla Goodyear di Cisterna. Il sottosegretario Sesa Amici si impegna a portare di nuovo la questione all'attenzione del Governo

“Happy Goodyear” spiega il prezzo, fin troppo caro, pagato dagli operai dell’ex stabilimento di Cisterna per portare avanti le loro famiglie. Due diritti fondamentali, quello al lavoro e alla salute, che si scontrano sotto il peso del silenzio, quello dei dirigenti, indifferenti rispetto all’esigenza di difendere i loro operai dalla costante esposizione alle più svariate sostanze nocive, noncuranti delle misure di protezione da adottare all’interno di quella fabbrica che negli anni ’70 aveva garantito occupazione e prospettato un futuro ai suoi dipendenti.

“Mamma Goodyear”, così come la chiamavano e consideravano gli operai, li ha traditi, come spiega uno dei protagonisti del docufilm proiettato ieri sera al cinema Oxer di Latina. Oltre quella garanzia di sostentamento, una prospettiva che, a lungo termine, avrebbe lasciato un segno. Come quello del nerofumo respirato nei reparti che per anni ha sporcato i visi degli operai e che ancora oggi lascia le tracce sulle federe dei loro cuscini ma, soprattutto, un segno nel loro destino. Come un marchio che ha risparmiato solo pochi.

“Happy Goodyear”, premiato al Riff- Rome Independent Film Festival 2014 come miglior documentario italiano, ieri sera ha riempito la sala 5 raccontando storie di vita, di uomini e donne, come hanno voluto sottolineare le autrici Laura Pesino ed Elena Ganelli che hanno deciso, in corso d’opera, non solo di ricostruire i fatti con un dettagliato lavoro d’inchiesta, ma di concentrarsi sui sofferenti vissuti di chi ha popolato quei reparti per oltre trent’anni, dal Banbury, uno dei più pericolosi, fino ai magazzini. Ma la storia di Fausto, che nel documentario racconta del suo lavoro e della sua malattia, per poi morire durante le riprese del film, è la storia di molti. Di quei tanti che l’ex operaio Agostino Campagna aveva annotato sulla sua agenda, rendendosi conto che, con i tanti decessi per tumore dei suoi colleghi, “Dio non c’entrava”, ma c’era qualcos’altro. Dietro quella lunga lista di morte, che ad oggi conta almeno 200 decessi, c’erano anni di fibre d’amianto, solventi, ammine aromatiche, fumo nero con cui si veniva a contatto senza guanti, mascherine, che aveva imbrattato le stesse tute con le quali gli operai entravano in mensa.

I lavoratori della Googyear di Cisterna iniziavano ad accusare i primi sintomi, ma sulle loro cartelle cliniche, passate nelle mani dei medici dello stabilimento addetti ai controlli sanitari, era sempre annotato quel “niente di rilevante”. Il docufilm, prodotto da Adriano Chiarelli e Luca Piermarteri per la Soulcrime racconta le lunghe battaglie contro il cancro, i comuni destini di chi per anni si era sentito favorito dalla sorte, per la possibilità di un reddito fisso, e che oggi in lacrime assicura: “un figlio non lo avrei mai mandato a lavorare in quel posto”. Il film proiettato ieri, nell’ambito della rassegna culturale Lievito, racconta anche del lungo percorso giudiziario intrapreso dai lavoratori e dei familiari di chi non c’è più, per cercare di ottenere giustizia, racconta dell’iter processuale che in primo grado aveva portato a una sentenza di condanna a 21 anni per gli ex dirigenti, che aveva confermato il nesso di causalità tra le condizioni di lavoro e le patologie, poi riformata in appello.

Una battaglia che oggi è ancora in piedi, nel cosiddetto Goodyear bis, un secondo filone nato per i sopraggiunti decessi di altri operai, casi non inseriti nel procedimento madre per la lunga latenza delle malattie causate dalle sostanze altamente tossiche utilizzate nel ciclo di produzione della gomma. Al termine della proiezione, un interessante dibattito moderato da Monica Forlivesi, giornalista de Il Messaggero Latina. Oltre alle autrici, hanno preso la parola i familiari delle vittime e il sottosegretario Sesa Amici che si è impegnata a portare la questione all’attenzione del Governo per sostenere l’Associazione familiari e vittime della Goodyear. 

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