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Cronaca Terracina

Le accuse e il ruolo di Roberta Tintari, "ottimamente inserita in un sistema di collusioni"

I risvolti dell'inchiesta che ha travolto l'amministrazione di Terracina portando all'arresto della sindaca di Fratelli d'Italia

Turbata libertà degli incanti in concorso e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Sono quattro gli episodi contestati alla sindaca Roberta Tintari nelle pagine dell’ordinanza che ieri ha portato al suo arresto insieme a quello dell’ex vicesindaco Pierpaolo Marcuzzi, del presidente del consiglio Gianni Percoco, dei funzionari comunali Corrado Costantino e Alberto Leone e dell’imprenditore Giampiero La Rocca. Il primo degli episodi ricostruiti riguarda in particolare la turbativa relativa al procedimento di assegnazione per il servizio collettivo di assistenza e salvataggio sulle spiagge del litorale di Terracina, per assegnarlo agli operatori balneari del luogo, in particolare a quelli appartenenti alla cooperativa Mare e Monti 2018. Un altro riguarda invece un verbale di deliberazione, poi sottoposto al voto unanime della Giunta, in cui venivano riportate false attestazioni. Un altro ancora la distruzione, ordinata dalla stessa sindaca, del verbale di una riunione convocata in merito alla situazione di abusivismo accertata all’Arena del Molo, oggetto peraltro di alcuni sequestri operati ieri nell’ambito dell’operazione.

Roberta Tintari: chi è la sindaca di FdI arrestata a Terracina

Per il gip del tribunale di Latina Giorgia Castriota, Roberta Tintari risulta “ottimamente inserita all'interno del sistema dì collusioni e interferenze tra imprenditoria e amministrazione comunale di Terracina”. Dall’indagine è emerso infatti come “la stessa sia stata capace di intessere rapporti dì natura collusiva con numerosi imprenditori, diretti a deviare il corretto esercizio della funzione pubblica, al fine dì soddisfare la sfera di interessi dei privati in cambio dì appoggio elettorale”. Eclatante è proprio la vicenda relativa all’erogazione del contributo economico ai balneari per il servizio collettivo di salvataggio, “ vicenda che – secondo il gip - ha consentito di porre in risalto, in maniera lampante ed emblematica, le relazioni di reciproca convenienza tra amministratori pubblici e imprenditori locali”: il contributo erogato in favore degli imprenditori balneari associati alla cooperativa Mare Monti, quantificato in 80.000 euro senza indire alcuna procedura pubblica, “sarebbe servito, alla Giunta Tintari, per ottenere consensi in vista delle successive consultazioni elettorali”. Il 5 marzo 2020 si apprendeva infatti che la lista "Cambiamo con Toti" - il cui coordinatore provinciale era lo stesso Marcello Masci (amministratore della cooperativa) - aveva promosso la ricandidatura a sindaco della Tintari per le elezioni amministrative.

Roberta Tintari poi, in qualità di vicesindaco, ha dimostrato di “disporre della connivenza di colleghi, ai quali si è rivolta non solo per soddisfare richieste illegittime del proprio elettorato ma anche per soddisfare interessi del fratello a scapito degli interessi della collettività. In tal senso, ha mostrato di saper disporre della res publica a vantaggio dì interessi privati, facendo mercimonio della propria funzione e infrangendo il rapporto di fiducia con chi le ha accordato il potere pubblico”. L'indagata infine è risultata anche vicina a soggetti già gravati da misure dì prevenzione, quali l’imprenditore Giampiero La Rocca, a vantaggio del quale ha posto in essere una turbativa d'asta.

Per il giudice questi elementi rendono dunque palese il pericolo che l’indagata possa reiterare nei comportamenti delittuosi, “posto che la natura, il numero e le modalità di realizzazione delle condotte illecite contestati appaiono sintomatiche di una personalità spregiudicata e particolarmente propensa al reato pur di soddisfare i propri interessi”. 

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