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Cronaca Terracina

Omicidio del boss Marino, due covi a Terracina per preparare l'agguato

Le testimonianze dei poliziotti nell'udienza del processo davanti alla Corte di Assise: i quattro imputati arrestati grazie ai pentiti di camorra

Nuova udienza davanti alla Corte di Assise di Latina del processo a carico delle quattro persone accusate dell’omicidio del boss della camorra Gaetano Marino, ucciso a colpi di pistola sul lungomare di Terracina il 23 agosto 2012 in pieno giorno sotto gli occhi di decine di bagnanti.

Si tratta di Arcangelo Abbinante, 29 anni, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, Giuseppe Montanera, 43 anni, presunto componente del commando, Carmine Rovai, 52 anni, e Salvatore Ciotola, 57 anni, che avrebbero fornito appoggio logistico ai sicari: i quattro sono accusati a vario titolo di omicidio volontario aggravato, detenzione illecita di armi e utilizzo di queste in luogo pubblico.

In aula si è parlato soprattutto dei due appartamenti presi in affitto a Terracina, uno nel centro cittadino, l’altro in un residence all’ingresso della città, che secondo gli investigatori della Direzione Distrettuale Antimafia, rappresentata in aula dal pubblico ministero Maria Teresa Gerace, sarebbero serviti come basi per preparare l’omicidio e fornire un alloggio-nascondiglio agli autori. Ne hanno parlato ieri alcuni agenti di polizia e la questione sarà approfondita nella prossima udienza, il 18 aprile, quando saranno ascoltati i proprietari dei due covi utilizzati dal gruppo di fuoco e si cercherà di risalire agli affittuari degli alloggi.

L’esecuzione del boss Gaetano Marino secondo la ricostruzione degli inquirenti va inquadrata all’interno della faida tra gruppi di camorra contrapposti che si contendevano la piazza dello spaccio di droga a Scampia. All’arresto dei quattro imputati si era arrivati nel novembre 2017 grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti e in una delle prossime udienze uno di loro sarà ascoltato in videoconferenza.

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