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Economia

Coronavirus, gli effetti sui lavoratori pontini: oltre 17 milioni le ore di cassa integrazione

L’analisi della Uil. Il dato della cig da gennaio a novembre 2020 è 13 volte superiore allo stesso periodo dell’anno precedente; interi settori in ginocchio, male anche le esportazioni. Cosa ci si aspetta dal 2021

Pesanti le ricadute della pandemia da coronavirus sui lavoratori della provincia pontina. A fare una sintesi della situazione la Uil di Latina attraverso il suo segretario generale Luigi Garullo alla luce dei dati emersi dal focus realizzato dal sindacato regionale insieme all’Istituto di ricerca Eures che ha analizzato proprio i primi effetti della pandemia nella provincia pontina.

Un dato su tutti spiega quanto la crisi conseguente alla diffusione del Covid-19 abbia inciso: sono infatti 17,3 milioni le ore di cassa integrazione concesse a Latina e provincia da gennaio a novembre 2020. “Praticamente un valore che eccede di oltre tredici volte quello dello stesso periodo dell’anno precedente. Tradotto in unità di lavoro stimiamo che siano stati mediamente circa 10mila le persone a essere interessate da questo tipo di ammortizzatore sociale durante l’emergenza sanitaria” spiega Garullo. “Va detto che questi numeri impattano su uno scenario occupazionale già critico prima dell’esplosione della pandemia. Il 2019 si era infatti chiuso con un tasso di occupazione pari al 54,4% (contro il 61% della media regionale) e con un indice di disoccupazione di quasi quattro punti percentuali superiore alla media laziale con oltre 33mila residenti pontini alla ricerca disperata di un lavoro”.

“L’emergenza Covid, il seguente lockdown, le chiusure delle attività considerate non essenziali, le attuali indispensabili limitazioni per scongiurare una terza ondata stanno ricadendo pesantemente sull’economia di Latina e provincia e il rischio di una irrimediabile lacerazione del tessuto economico e sociale può diventare concreto - aggiunge l’esponente sindacale – . Settori quali il manifatturiero, il turismo, le attività culturali, solo per citarne alcuni, sono in ginocchio. E la cartina al tornasole è il numero delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione ad aprile scorso: 54mila unità”.

“Ma non è tutto - aggiunge il segretario -; in una provincia dove le esportazioni rappresentano oltre il 54% della ricchezza prodotta, i dati relativi al commercio con l’estero destano forte preoccupazione: in soli nove mesi (da gennaio a settembre 2020) le esportazioni hanno presentato una flessione del 10,5%. Circa 800 milioni di euro in meno, un calo in gran parte determinato dalla riduzione delle vendite all’estero di prodotti farmaceutici e chimico medicali (-12,3%) nonostante la dinamica di crescita del mercato globale in questo settore. Si segnala inoltre un contestuale incremento delle importazioni (+10,1%), determinato dalla specificità della produzione farmaceutica locale orientata prevalentemente alla trasformazione e al confezionamento di prodotti finiti, da cui dovrebbe derivare un nuovo aumento delle vendite all’estero nel prossimo futuro”. “Se poi analizziamo il numero delle richieste alle misure straordinarie per affrontare l’emergenza coronavirus, il cerchio delle enormi difficoltà di donne e uomini si chiude: 11mila le domande per usufruire del reddito di emergenza, altrettante quelle per l’indennità per i professionisti con partita via e lavoratori co.co.co. Oltre 16mila le richieste di indennità una tantum per i lavoratori agricoli a tempo determinato”.

“Il 2020 è stato un anno orribile - conclude Garullo -. Quello attuale si è aperto con l’imperativo dichiarato di scongiurare la terza ondata, sotto questo aspetto la riapertura delle scuole sarà una prova di maturità per tutti, una sfida che viaggerà sul fragile equilibrio della responsabilità personale e della massima circospezione. Accanto alle preoccupazioni quotidiane e alla speranza di mettersi l’emergenza sanitaria alle spalle il prima possibile, il sindacato è impegnato a dare il proprio contributo per ricostruire il Paese. Occorre porre il lavoro e la persona al centro di tutto. Quindi diritti sociali e politiche socio industriali. Sono questi i temi che riteniamo indispensabili e che sono contenuti nel documento ‘Ricostruire il futuro’, che Cgil Cisl e Uil hanno inviato alla Regione Lazio per costruire un nuovo modello di sviluppo”.
 

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