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Economia, segnali di ripresa in provincia. Migliora l’occupazione

E’ quanto dall’Indagine Congiunturale di Federlazio relativo ai primi sei mesi del 2015. Il Lazio ritorna a crescere. Migliora l’occupazione, aumentano i contratti a tempo indeterminato. Motolese: “Con il Jobs Act assumere oggi conviene"

Segnali di ripresa anche per l’economia pontina. E’ quanto emerge dai dati dell’Indagine Congiunturale di Federlazio relativo ai primi sei mesi del 2015.

Dando uno sguardo al contesto generale, ha spiegato Saverio Motolese, direttore di Federlazio Latina nell’ambito di una conferenza stampa di presentazione dei dati del report che ha preso in considerazione 350 imprese associate: “Dopo otto anni possiamo affermare che il Lazio torna ad essere una delle regioni trainanti per l’economia italiana, così come afferma, ad esempio, l’Osservatorio sui Territori di Unicredit”.

Per quanto riguarda nello specifico la provincia pontina, “guardando agli Ordinativi, al Fatturato e alla Produzione emerge un segnale di ripresa anche se si tratta ancora di dati negativi che però, se paragonati a quelli di sei mesi fa, sono tutti in crescita, volti al raggiungimento della positività. Non si arretra più, ma inizia invece una risalita, che si fa ancora più marcata con i dati sulle previsioni riferite al II semestre 2015 dove emerge una forte crescita su tutti i mercati: interno, europeo e extra UE. Il dato sicuramente più rilevante e incoraggiante è la ripresa del mercato interno dopo anni in cui abbiamo registrato una negatività costante, ma in generale i dati confermano la voglia degli imprenditori di tornare a credere, di tornare ad investire”.

I DATI

Ordinativi - “Il dato da evidenziare - ha spiegato ancora Motolese - è che riparte finalmente il mercato interno quello che ha sofferto di più della fase recessiva; l’export verso i mercati extra UE continua a crescere, mentre registrano un calo le esportazioni verso Eurozona”

Fatturato - Il dato da evidenziare è che si passa da un -30% del Fatturato Italia ad un -6%. Anche qui si evidenzia un piccolo crollo del mercato europeo e una crescita di quello extra UE.

Produzione - L’inizio del 2015 ha segnato un passaggio importante da un -22% al -13% con un +15% per quanto riguarda le previsioni per il prossimo semestre.
Investimenti - La percentuale delle aziende che afferma di avere investito rimane invariata, ma aumenta invece il numero delle imprese che prevede di investire nei prossimi mesi.

Occupazione - E sono questi alcuni dei dati più significativi che emergono dall’indagine di Federlazio. “Qui le nostre aziende campione - spiega Motolese - fanno passare il dato dal -6% registrato nel I semestre 2014, al -7% del II semestre 2014, fino ad uno 0 del I semestre 2015 con una previsione pari al +3% per i prossimi sei mesi. Questo cosa vuole dire? Significa che una buona percentuale di imprese (il 19,1% in crescita rispetto al precedente 10,4%) intervistate ha aumentato il numero dei lavoratori dipendenti”. 
Per quanto riguarda in particolare la tipologia di contratti utilizzati nelle nuove assunzioni si passa da un 33,3% di utilizzo del tempo indeterminato (nel II semestre 2014) ad un +54,5% nei I semestre 2015. Quindi il contratto a tempo indeterminato ridiventa il contratto più utilizzato nelle aziende. Diminuisce invece l’utilizzo del contratto a tempo determinato che scende dal 58,3% al 31,8%.

Ammortizzatori Sociali - Anche qui troviamo elementi positivi. “La Cassa integrazione Guadagni - prosegue il direttore di Federlazio - in termini di utilizzo complessivo da parte delle nostre imprese passa dal 22,4% al 20%; all’interno di questo dato leggiamo che quella Ordinaria è la più utilizzata 82,6%, diminuisce quella in Deroga (si passa dal 19,2% al 13%); ma soprattutto diminuisce considerevolmente l’utilizzo della Cassa integrazione Straordinaria che crolla dal 11,5 al 4,3%”. “Questi ultimi dati confermano che dopo un lunghissimo periodo nel quale le aziende hanno fatto ricorso a tutte le possibili tipologie di ammortizzatori sociali per fronteggiare la crisi, ora è il momento di ripartire e di rivedere i processi organizzativi delle aziende dopo un generale ridimensionamento che ha coinvolto non solo la forza lavoro ma anche gli assetti finanziari; ecco come si giustifica il crollo dell’utilizzo della cassa integrazione straordinaria a cui ci si aggrappa, di solito, in periodi di crisi strutturale".

CONCLUSIONI - "Quelli analizzati fin qui sono dunque tutti dati oggettivi e certificati ma soprattutto ci sono stati forniti direttamente dalle imprese e quindi calati nella realtà. Risaltano in particolare quelli sull’occupazione che ci danno lo spunto per aprire un confronto sul tema “Lavoro” e sull’ultima riforma varata dal governo Renzi. La riforma del Jobs Act attraverso la decontribuzione per le nuove assunzioni è intervenuta sul cuneo fiscale. E ha contribuito a semplificare l’organizzazione del lavoro  inducendo molti datori di lavoro a trasformare contratti parasubordinati e a termine nella forma del tempo indeterminato, regolarizzando anche alcune situazioni un po' a limite. Guardando in particolare alla maggiora flessibilità e alla riduzione del costo del lavoro, come molti nostri imprenditori hanno affermato, con il Jobs Act assumere oggi conviene. Molti imprenditori sono incoraggiati dalla riforma perché mette nella condizione di gestire con maggiora tranquillità e minori costi eventuali ritorni di crisi”. 

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