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Cultura

Tra Storia e libertà di pensiero: ci lascia Antonio Pennacchi, la voce che ha raccontato Latina

Pensatore libero e indomito che ha messo nero su bianco il manifesto identitario dell'agro pontino; se ne va un grande autore e uomo di cultura

Nel pomeriggio del 3 agosto 2021 ci ha lasciato all’improvviso Antonio Pennacchi, scrittore, pensatore, operaio, uomo impegnato politicamente, insofferente a imposizioni e beghe di partito, uomo di cultura.

E se col suo modo di fare schietto, le sue chiacchiere, le sue idee, le sue letture conquistava tutti in città, i latinensi comprendono bene che con lui se ne è andata una voce alta e autorevole che ha saputo raccontare Latina, la sua storia, la sua controversa posizione di città di fondazione.

È toccante l’ultimo saluto degli amici con cui amava chiacchierare e spesso litigare, passeggiando sempre con la sigaretta in bocca per le vie dell’amata città. Come è toccante il saluto che tanti nel mondo della cultura, dell’informazione della politica e dello spettacolo gli hanno tributato.

Pennacchi e la storia pontina

Al di là dei premi ricevuti, che non sono nemmeno pochi oltre al prestigioso Premio Strega ottenuto nel 2010 per il romanzo Canale Mussolini (Mondadori, 2010), i romanzi di Pennacchi hanno contribuito “alla costruzione di una memoria collettiva” come scriveva Nicola Villa sul Sole 24 ore all’indomani dell’uscita del suo romanzo più celebre. I suoi romanzi hanno acceso luci su parti di storia sconosciute ai più, hanno raccontato Latina e la bonifica dell’agro pontino, ancora spesso misconosciuta o fraintesa, in tutta Italia. Tra questi romanzi ovviamente non c’è solo Canale Mussolini ma anche Palude. Storia d'amore, di spettri e trapianti (Donzelli 2000) o Guidonia, Pomezia. Città di fondazione (ed. Novecento 2003) e ancora Fascio e martello. Viaggio per le città del duce (LaTerza 2008) e tutti i saggi pubblicati sulla rivista Limes. Un uomo che ha amato la sua città e ne ha voluto raccontare i perché, le contraddizioni, le radici, i cambiamenti.

Un pensiero libero e indomito

Per chi lo ha conosciuto, ha letto il romanzo in parte autobiografico “Il Fasciocomunista” (Mondadori 2003) o semplicemente ha avuto modo scorrere la sua biografia, Antonio Pennacchi è stato un pensatore libero dai preconcetti, dai pregiudizi, ha sposato delle idee e dopo averle vissute fino in fondo ha saputo ribaltarle, sposarne di opposte, senza mai lasciarsi imbrigliare dalle imposizioni, dalle organizzazioni partitiche. Arguto, schietto, militante, con un’opinione su ogni argomento, Pennacchi ha sempre sostenuto, anche in maniera molto colorita, le sue idee, i suoi valori, in una chiacchierata per strada come nei programmi televisivi durante i quali spesso era ospite. L’operaio appassionato di politica e diritti che a 40 anni approfitta del periodo di cassaintegrazione per laurearsi in Lettere, cominciare a scrivere e a creare opere che rimarranno ai posteri, è un chiaro esempio di vivacità di pensiero, di indomita vitalità, di acume e costante rivoluzione di sé stesso e del proprio destino. Un chiaro esempio di pensiero libero e indipendente.

L’influenza di Pennacchi

Un pensiero libero che ha espresso in ogni suo scritto, senza temere giudizi anche quando ha parlato di temi delicati come nelle ricostruzioni del delitto efferato dei due fidanzatini di Cori (in Una nuvola rossa, Donzelli 1998 e rivisto poi ne Il delitto di Agora. Una nuvola rossa, Mondadori 2018) o del neofascismo nel già citato “Il Fasciocomunista”. Ma è forse proprio questa schiettezza che ha donato linfa vitale affinché altri creassero opere ispirate al suo lavoro, come nel caso di Daniele Luchetti che ha realizzato “Mio Fratello è Figlio Unico” trasposizione cinematografica proprio de “Il Fasciocomunista”, o del fumetto tratto da Canale Mussolini (Tunuè 2013) sceneggiato da Graziano a Massimiliano Lanzidei e illustrato da Mirka Ruggeri, o dell’omonima trasposizione teatrale diretta da Clemente Pernarella e andata in scena proprio nei giardini del Comune nell’estate 2013. Ma Pennacchi non ha ispirato solo giovani artisti e scrittori di Latina, con Lungo Canale Mussolini (Mondadori 2021) importanti saggisti e i traduttori dei suoi libri all’estero hanno parlato della sua opera, del suo stile e della portata della sua scrittura.

Il rammarico oggi è di aver perso non solo l’autore di un romanzo che è un vero e proprio manifesto identitario sulle origini di Latina, ma l’uomo schietto e sanguigno che sapeva osservare e non la mandava a dire a nessuno.

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