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Sabato, 20 Aprile 2024
Cultura

Cinema e teatri di nuovo chiusi: l’appello degli assessori alla Cultura

Anche Silvio Di Francia Assessore alla Cultura del Comune di Latina aderisce all’appello per la riapertura di un settore che, pur seguendo stretti protocolli anti contagio, è stato inspiegabilmente chiuso

Con le prescrizioni del DPCM di domenica 25 ottobre cala nuovamente il sipario sui luoghi della Cultura. Da lunedì 26 ottobre “sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto”.

La situazione sanitaria è sicuramente grave, tutti dobbiamo fare sacrifici, ma le cose non stanno come lo scorso marzo. Oggi non si brancola nel buio e abbiamo capito che seguendo determinate accortezze si può convivere col virus in sicurezza, senza ammalarsi. Da maggio quando finalmente è finito il lockdown, cinema, teatri e sale da concerto hanno ripreso le loro attività seguendo rigidi protocolli anti contagio: posti distanziati dimezzando la capienza delle sale, ingresso contingentato e con mascherina anche durante gli spettacoli, igienizzatori per le mani a disposizione, prenotazioni obbligatorie e molto altro ancora. In questi mesi nessun cinema, teatro o sala da concerto è stato focolaio di contagi.  Come i ristoratori che hanno dovuto rivoluzionare gli spazi e le modalità di lavoro, anche i lavoratori del mondo dello spettacolo hanno continuato la loro attività a costo di grandi sacrifici.

In tempi di pandemia è assodato che ognuno di noi deve fare la sua parte, ognuno deve contribuire a preservare la salute reciproca e, se necessario, fare qualche sacrificio in vista di tempi migliori. Il punto è proprio stabilire quali siano i necessari sacrifici cioè cosa va chiuso o regolamentato in maniera differente perché mette a repentaglio la salute della popolazione.
Se un luogo è sicuro, controllato e facilmente controllabile, curato sia da chi lo gestisce che da chi lo frequenta, perché chiuderlo?  Perché non dare la possibilità, in un periodo così complesso, di avere qualche ora di leggerezza e di spensieratezza, qualche momento di riflessione comune lontano dalle violente discussioni del web e dalle chiacchiere spesso inconsistenti e contraddittorie della televisione?

Questa decisione ha lasciato indignati gli addetti ai lavori e dispiaciuto e incredulo il pubblico. Nel giro di poche ore sono state tantissime le reazioni: dai semplici commenti alle proteste, dalle petizioni indirizzate al Presidente Conte e al Ministro dei Beni Culturali Franceschini, all'appello degli Assessori alla Cultura delle principali città italiane al Presidente e al Governo al quale ha aderito anche il nostro Assessore alle Politiche Culturali, Sport e Turismo Silvio Di Francia.

L’appello degli Assessori alla Cultura

Si legge in questo appello “L'evidenza statistica dimostra che oggi proprio i teatri e i cinema sono, in virtù del senso di responsabilità dimostrato nell'applicazione delle misure medico-sanitarie da gestori, lavoratori e pubblico, i luoghi più sicuri del Paese, insieme a musei, spazi espositivi ed altri luoghi della cultura, mantenuti aperti dal Decreto. In questa luce, la sospensione degli spettacoli appare ingiustificata visto che le misure disposte considerano invece compatibili altre attività che per la propria natura non possono garantire i livelli di protezione adottati nei luoghi di spettacolo, e negli altri luoghi della cultura come musei e biblioteche, per il pubblico come per gli operatori.” E ancora “Da amministratori pubblici responsabili delle politiche culturali nei nostri territori seguiamo con estrema apprensione e preoccupazione l’andamento dei contagi da Covid-19 e siamo consci del fatto che nuove misure restrittive siano senza dubbio necessarie per contrastare la recrudescenza del Virus nel nostro Paese. Tuttavia riteniamo necessario portare alla vostra attenzione che la misura appena assunta nei confronti dello spettacolo produrrà effetti economici disastrosi per un settore già duramente provato, e soprattutto priverà i nostri concittadini di un importantissimo strumento di condivisione e riavvicinamento sociale, nel pieno rispetto del distanziamento fisico: nella storia delle democrazie la tenuta sociale delle comunità, soprattutto nei suoi momenti più critici e dolorosi, si è sempre fondata soprattutto sulla possibilità di condividere esperienze culturali”.

Un appello sentito che non sottovaluta la situazione sanitaria, e che chiede la riapertura dei luoghi della cultura, e delle tutele economiche di ammortizzatori sociali per tutti le lavoratrici e i lavoratori e dello spettacolo, che tanto duramente sono stati colpiti in questi mesi.

Duplice danno dalla chiusura dei luoghi della cultura

Va da sé che sospendendo ogni spettacolo dal vivo e chiudendo cinema e teatri, salteranno programmazioni, possibilità lavorative, abbonamenti, e a farne le spese saranno soprattutto i lavoratori precari che senza un contratto riconosciuto non potranno chiedere CIG e non riceveranno aiuti da parte dello Stato. Dunque alle tante categorie colpite si aggiungono ancora altre famiglie in difficoltà.
Il danno sarà molteplice, perché oltre ad affossare una categoria che già soffre di una cronica mancanza di fondi, di scarsa attenzione da parte dello Stato, che è sempre stata relegata, colpevolmente, tra le cose non importanti, tra gli aspetti secondari della gestione del Paese, oggi subisce l’ennesimo smacco.
Eppure, come è stato ribadito da molti, la Cultura insieme alla Scuola sono fondamento di un Paese, sono oltre che momento di aggregazione sociale, anche possibilità infinite di arricchimento interiore, di civilizzazione, di alfabetizzazione (in senso letterale ed emozionale). In un Paese come l’Italia, dove la Cultura e la Scuola, sono sempre state fanalini di coda della macchina statale, si nota l’imbarbarimento generale e la mancanza di senso civico.

Alcuni potrebbero ribattere che i film si possono vedere a casa, che a teatro ci si può andare anche tra sei mesi, che la musica è facilmente reperibile su internet, in realtà si sbagliano di grosso. L’esperienza fisica e la condivisione sono gli elementi principali degli eventi culturali e se queste cose non pregiudicano la salute pubblica in tempi di pandemia, è necessario che non manchino, soprattutto perché in questo periodo siamo disorientati, incerti, spesso spaventati e preoccupati. Una esperienza culturale condivisa fa sentire meno soli, fa sentire meno il peso di questi giorni ed è necessario che nessuno ne sia privato.

Sperando che i tanti appelli siano ascoltati dai nostri governanti, ci auguriamo di tornare presto a emozionarci, a ridere, a sperare insieme, guardando un attore che recita su un palco, un musicista che ci scalda il cuore con le note del suo strumento, una storia sul grande schermo.

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