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Cultura

Don Giovanni di Mozart: grande successo per la versione di Dario Ciotoli a Latina

Uno spettacolo moderno e dinamico molto apprezzato dal pubblico che rientra in un progetto di Educazione al Bel Canto nelle scuole

Sabato 25 febbraio presso l’auditorium del Liceo Classico Dante Alighieri di Latina è andato in scena un inedito allestimento dell’opera buffa Don Giovanni di Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte.
Lo spettacolo rientra in un più ampio progetto di Educazione al Bel Canto che ha portato il regista (e interprete di Leporello, servitore di Don Giovanni) Dario Ciotoli e alcuni interpreti dell’opera nelle scuole, non tanto per tenere lezioni di storia della musica o dell’opera lirica, quanto per far avvicinare i ragazzi a un tipo di spettacolo dal vivo a cui purtroppo non capita spesso di assistere. Il Don Giovanni è già il terzo allestimento all’interno di questo progetto, che è stato preceduto dalla Serva Padrona di Giovan Battista Pergolesi e dal Campanello di Gaetano Donizetti.

Scuole da tutta la provincia di Latina e alcune dalla provincia di Roma hanno assistito allo spettacolo in una serie di repliche mattutine, la settimana dedicata a Mozart si è conclusa con lo spettacolo serale di sabato, aperto al pubblico adulto.

Uno spettacolo che è stato riadattato dal Maestro Nicolò Iucolano (che è anche il direttore d’orchestra)  per una ensemble di sei elementi (Flauto – Carlotta Raponi, Oboe – Ida Gianolla, Violino I – Roberto Testa, Violino II – Elena Califano, Violoncello – Daniele Santimaria, Pianoforte – Claudio Martelli) e ridotto a una durata di circa due ore che non risente assolutamente dei tagli nella fluidità dello svolgimento della vicenda narrata e nella presenza delle arie più amate.

Uno spettacolo dinamico, moderno nella scenografia e nell’approccio, di forte impatto emozionale e visivo che rende giustizia alla potenza di determinate scene, alla dolcezza di alcune e alla vena ironica di altre. Un allestimento che vede coinvolgenti scene di gruppo, e un riappropriarsi dell’intero teatro da parte degli interpreti che si muovono, cantano e recitano in mezzo al pubblico che diventa così parte integrante dello spettacolo.

Una piacevole chiacchierata con Dario Ciotoli e il cast (Mauro Utzeri – Don Giovanni, Laura Di Marzo – Donna Anna, Adriano Gentili – Don Ottavio, Fulvia Mastrobuono – Donna Elvira, Eleonora Cipolla – Zerlina e Giordano Farina – Commendatore e Masetto,) aiuterà a capire che tipo di lavoro c’è dietro un allestimento del genere, la sintonia tra i vari interpreti, che si percepisce chiaramente in scena, il grande lavoro di squadra e la professionalità e la tempra necessarie per affrontare ben sei repliche dello spettacolo in soli cinque giorni.

Un progetto che porta l’opera lirica nelle scuole: prima di assistere allo spettacolo in teatro, si tengono degli incontri preliminari con i ragazzi, come si svolgono?  E come rispondono i ragazzi a questa iniziativa?

Dario Ciotoli: L’incontro con i ragazzi avviene non tanto per introdurre l’opera in sé, perché preferisco che la scoprano piano piano durante lo spettacolo, ma per prepararli al tipo di spettacolo. È un modo per avvicinarsi a loro e coinvolgerli in un mondo purtroppo inconsueto, dal quale è facile distrarsi.
Quando intono “Farfallone Amoroso” a un metro di distanza dai ragazzi in prima battuta rimangono basiti, ma poi si divertono, entrano subito nel meccanismo e l’incontro diventa un vero e proprio spettacolino a distanza ravvicinata, davvero spassoso e piacevole per noi e per i ragazzi, infatti noto con piacere che poi i partecipanti al progetto nelle scuole aumentano sempre di più.
Coinvolgere i ragazzi da vicino è fondamentale: ritengo che quello che fa scegliere il teatro rispetto al cinema sia proprio la performance dal vivo, la vicinanza con l’attore, la sua presenza, la sua fatica, ed è quello che cerco di comunicare nelle scuole e di ottenere anche durante lo spettacolo.
A teatro, rispetto agli incontri a scuola, occorre più attenzione, il Don Giovanni è sicuramente un’opera di ampio respiro e, anche se è un po’ tagliata, è comunque un impegno di quasi due ore. Se ai ragazzi dell’ultima parte rimangono anche solo delle suggestioni, mi ritengo soddisfatto, poi ci sono i complimenti dei professori, che fanno sempre molto piacere.

Il Don Giovanni in versione integrale dura circa tre ore, come è stato deciso cosa tagliare? Nel corso dei secoli è stato riallestito innumerevoli volte, c’è una versione alla quale ti sei ispirato?  

Dario Ciotoli: Non è la prima volta che si operano tagli alle opere o rivisitazioni in chiave moderna. Ho avuto la fortuna e il piacere di partecipare all’allestimento della Carmen dell’orchestra multietnica di Piazza Vittorio (un’ orchestra non prettamente sinfonica, ma caratterizzata da un incredibile varietà di strumenti provenienti da tantissime parti del mondo, con sonorità di tipo molto variegato) diretta dal Maestro Leandro Piccioni. Questo allestimento era molto particolare, in un’ora e quaranta di spettacolo sono state condensate tutte le suggestioni e le emozioni della Carmen giocando con la musica e con i vari strumenti.

Questa esperienza mi ha fatto riflette e mi sono chiesto: perché non giocare con la musica classica? Certo si può correre il rischio di peccare di presunzione, ma perché non provarci? Dopo tante Carmen tradizionali, seppur belle ed emozionanti, è stato piacevole trovarsi di fronte a una novità.

Mettere le mani su un’opera di Mozart potrebbe sembrare una blasfemia, siamo passati dalle tre ore originali a quasi due ore, tagliarla di più sarebbe stato come sminuirla e snaturarla. Ho cercato di eliminare le ripetizioni classiche, lasciando le parti più significative per poter apprezzare e intuire Mozart. Siamo riusciti nell’intento grazie al grande lavoro del Maestro Iucolano col quale ho lavorato a stretto contatto e grazie alla grandissima disponibilità di tutto il cast, che ha accettato di buon grado ogni taglio, anzi dando il massimo supporto a ogni decisione, regalandomi una grandissima gioia nel lavorare insieme.

Non ci siamo ispirati ad adattamenti precedenti, il nostro lavoro è totalmente inedito e privo di influenze. L’adattamento musicale per sei elementi è stato realizzato interamente dal maestro Nicolò Iucolano con estrema eleganza e competenza, e in scena rende benissimo.

Don Giovanni è un’opera del 1787, oggi il comportamento spregiudicato di Don Giovanni non fa più scalpore, ma l’opera ancora insegna. Cosa comunica al pubblico nel 2017?

Mauro Utzeri: Il personaggio di don Giovanni ha più di due secoli, all’epoca era molto moderno perché privo di vincoli morali, religiosi ed etici. Perseguiva i suoi scopi in maniera molto libera e indipendente e forse è questo che l’ha reso un personaggio dal fascino così longevo e duraturo. Mentre due secoli fa poteva sembrare un personaggio così moderno, oggi è sicuramente contemporaneo, infatti la regia di Dario l’ha disegnato come un ricco industriale. Ho sentito che i ragazzi riconoscevano in questo personaggio uno dei tipici protagonisti della cronaca mondana, spregiudicati e liberi da ogni giudizio morale. Da Ponte è stato geniale nel dipingere un personaggio che, a cavallo tra l’Illuminismo e il Romanticismo, voleva imporre la sua personalità e i suoi scopi sui giudizi morali e religiosi tipici del tempo, con un risultato che lo ha reso molto moderno allora e lo rende assolutamente contemporaneo oggi.

Come cambia l’approccio al lavoro su un’opera classica e su una più moderna?

Laura Di Marzo: ogni epoca ha il suo stile e ciascuno va approcciato in maniera diversa, per quanto mi riguarda ad ogni occasione cerco di trovare un mio personale stile in ciascun tipo di musica e periodo che mi trovo ad affrontare.

Dario Ciotoli: vocalmente cambia molto, anche solo da compositore a compositore, soprattutto con la musica classica contemporanea che va quasi contro la voce e lo strumento spingendosi sempre oltre i limiti conosciuti. Per quanto mi riguarda io adoro la musica del ‘900, la trovo fortemente legata all’azione scenica e mi piace molto portarla in scena, anche se ovviamente l’eleganza di canto romantico è sempre piacevole.

Fulvia Mastrobuono: in questo contesto va considerata anche la versatilità di una voce, non tutti possono cantare tutto, come per gli strumenti musicali, non si potrebbe pensare di invertire le sonorità per esempio di un violino e un violoncello, è la stessa cosa anche per le voci, anche nello stesso ambito di un timbro ci sono voci con corde diverse e una diversa adattabilità ai vari repertori. È importante anche per la salute vocale rispettare le proprie attitudini.

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