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Un tuffo nella new wave inglese con Dull Company Myself, il progetto solista di Matteo Ferrante

Un disco che catapulta l’ascoltatore negli anni ’80: strizza l'occhio ai Cure restando comunque moderno, To Load the Feeling of a Trembling Whisper è l’album d’esordio di Matteo Ferrante, giovane musicista pontino

Il suo album d’esordio To Load the Feeling of a Trembling Whisper è uscito lo scorso 16 aprile, il suo progetto solista Dull Company Myself  si affianca a mille altre avventure. Lui è Matteo Ferrante musicista e compositore pontino, molto giovane, appena 21 anni, ma dalle idee molto chiare.  Lo abbiamo incontrato in questi giorni, ha risposto alle nostre domande raccontando la sua musica e la sua passione per la New Wave. Conosciamolo meglio. 

Raccontaci il tuo rapporto con la musica, come è nato, come si è evoluto? 

Matteo Ferrante: ho iniziato a suonare la chitarra a dieci anni, ho seguito le lezioni di un maestro per tre anni, da subito ho iniziato a scrivere cose mie. La prima esperienza come musicista è stata con un gruppo formato da quattro miei amici. Organizzammo questo concerto in tre giorni, facevamo le prove sotto casa mia con amplificatori piccolini e il batterista aveva solo il pad. Poi si sono susseguiti diversi gruppi, tra cui il collettivo musicale in cui milito tuttora gli Stille Dammerung. Nel 2014 mi hanno regalato una scheda audio e ho iniziato a comporre e registrare le mie cose e a dare forma il progetto Dull Company Myself. In generale il mio approccio alla musica è tra l’istintivo e il razionale, perché l’istinto può andar bene all’inizio, ma l’ispirazione del momento non può essere il solo appiglio compositivo, altrimenti si finisce per fare sempre le stesse cose e comunque sono convinto che la musica abbia bisogno di una certa cognizione di causa. 

Il 16 aprile è uscito To Load the Feeling of a Trembling Whisper, parlaci della lavorazione di questo tuo disco d’esordio, e come sei riuscito a trovare un produttore. 

Matteo Ferrante: composizione, esecuzione e registrazione, quindi pre e post produzione sono avvenute nella mia camera, ma in realtà un po’ ovunque perché quando mi viene in mente una melodia la registro e poi magari a casa ci lavoro su. L’incontro con la Lady Sometimes Records (l’etichetta che ha prodotto To Load the Feeling of a Trembling Whisper n.d.r.) è stato un po’ casuale. Avevo appena pubblicato il brano Language a settembre 2016 e cercavo di condividerlo il più possibile on line, tra i tanti a cui l’ho inviato c’era Marco Barzetti (conosciuto al Circolo H in una serata in cui con gli Stille Dammerung abbiamo suonato con Weird), che l’ha fatta sentire a Esmeralda Vascellari della Lady Sometimes Records, alla quale è piaciuto tantissimo e mi ha chiesto il resto dei brani. 

Ascoltando il tuo album è subito chiara l’ispirazione new wave inglese dark e post punk. Data la tua giovane età, come è avvenuto l’incontro con questa musica? Cosa ti ha attratto? Come pensi che i tuoi coetanei possano recepirla? 

Matteo Ferrante: l’incontro con la new wave è avvenuto nel 2011, un amico con il quale suonavo in quel periodo mi disse “dobbiamo fare la cover di questa canzone” accennando il riff iniziale di “Boys Dont’Cry” dei Cure. Era una canzone che avevo già sentito, ma non conoscevo bene. Mi piacque tantissimo, allora iniziai ad ascoltare i Cure, Just Like Heaven mi arrivò dritta al cuore, pensai: “Sono il gruppo della mia vita!”. Iniziai con i Cure e proseguii ascoltando The Smiths, Joy Division, Depeche Mode, e così nacque il mio amore per la New Wave: una musica che ho sentito subito davvero mia. Ho sempre amato gli anni ’80, era il periodo in cui i miei genitori erano ragazzi, mi hanno sempre fatto respirare un po’ dell’atmosfera di quel tempo. Per quanto riguarda i miei coetanei, posso dire che il revival della New Wave ha un seguito molto nutrito, e comunque ho fatto ascoltare il disco anche a chi non la conosce e, forse per via della vena pop, è una musica che arriva anche a chi non ascolta questo genere.  

Sei autore di musiche e testi, testi rigorosamente in inglese dai toni esistenziali e cupi, pieni di metafore e immagini vivide, cosa vuoi raccontare? da cosa prendi ispirazione? 

Matteo Ferrante: esatto, nei miei testi c’è sempre dell’esistenzialismo di base. In realtà è un po’ come barare, perché i testi anche se nascono da pensieri, riflessioni o dei problemi che ho, come il classico senso di inettitudine, timore circa la fugacità del tempo e molti altri, mi permettono di rimanere sul vago attraverso concetti più universali e astratti. Nei miei testi non parlo propriamente di me stesso, ma di concetti nei quali chi legge il testo può facilmente ritrovarcisi.  

Questo tuo progetto solista è molto diverso da quello che porti avanti con i Stille Dammerung, come mai hai sentito il bisogno di portare avanti due situazioni separate e parallele? 

Matteo Ferrante: gli Stille Dammerung è un progetto legato alla sperimentazione e al rumorismo, che amo molto, ma amo altrettanto la melodia e il pop. Ho sentito il bisogno di portare avanti un progetto parallelo in cui riversare tutto ciò che di melodico c’è in me e non posso esternare con gli Stille.

Quali sono i progetti per l’imminente futuro?

Matteo Ferrante: Ovviamente questo disco è appena uscito e dopo i live a Latina al Sottoscala 9 e a Roma al Largo Venue per la festa della Lady Someting Records proseguirò con la promozione, ma non si smette mai di scrivere e comporre. Sto cercando di sviluppare il mio suono: per quanto sia soddisfatto di questo disco, ne sento ovviamente i limiti musicologici, e quello che ho voglia di fare adesso è di proseguire il mio percorso, facendolo ancora più mio, magari allargando i confini armonici attraverso il jazz e sperimentare. 

È possibile seguire le varie attività di Matteo Ferrante sulla pagina facebook dedicata al progetto Dull Company Myself. L’album è disponibile sulle principali piattaforme digitali on line, acquistabile in cd durante i live e sul profilo Bandcamp di Lady Sometimes Records


 

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