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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura Sermoneta

Forse non tutti sanno che: curiosità e misteri della provincia pontina – 2° parte

Curiosità e particolarità legate a luoghi che conosciamo bene, tramandate da generazioni, sulle quali sono ancora aperti dibattiti e interpretazioni

Leggende, curiosità e misteri caratterizzano il nostro territorio, proprio come accade in altri luoghi d’Italia dalle antiche origini. Racconti che ci si tramandava nei momenti di riposo, magari in sere fredde e tempestose passate accanto al focolare, storie che stupivano o spaventavano i bambini, spesso un po’ ingigantite per sortire di più l’effetto. Ma ci sono anche semplici curiosità che caratterizzano luoghi che conosciamo bene, che possono contribuire a farceli vedere con occhi nuovi.

Lo sfondo della Gioconda

C’è una questione che negli ultimi anni ha ridestato l’attenzione di molti appassionati d’arte e studiosi ed è l’identificazione dei luoghi che fanno da sfondo al celebre ritratto eseguito da Leonardo Da Vinci della Gioconda. Un paesaggio quasi evanescente, fatto di piante, dune, acqua e forme che si prestano a molteplici interpretazioni.
Va detto che probabilmente Leonardo ha cambiato più volte lo sfondo prima di giungere a quello che tutti noi conosciamo e, sebbene fosse sempre molto attento ai particolari, in questo caso probabilmente ci troviamo di fronte a reminiscenze di luoghi da lui effettivamente visitati. Negli anni sono stati riconosciuti diversi luoghi in quello sfondo, tra questi anche le paludi pontine del 1500.  

Tra un’ipotesi e l’altra rimane comunque il fatto che nel periodo in cui è datato il ritratto, 1502-1503 circa, Leonardo si trovava in visita proprio presso le paludi pontine per progettare un sistema di bonifica su ordine di papa Leone X. L’architetto pontino Eros Ciotti, autore del saggio Le Paludi Pontine del ‘500 e la Gioconda di Leonardo, divenuto poi un libro (I paesaggi di Leonardo edito da Atlantide Editore) circostanzia in maniera particolareggiata questa teoria sostenendo che il paesaggio potrebbe ritrarre la palude pontina del ‘500 vista da Monte Sant’Angelo o Monte Giove a Terracina.

La tesi è suffragata da una serie di fatti: la presenza di Leonardo in territorio pontino, testimoniata anche da una cartina approfondita che lo stesso Leonardo disegnò delle paludi, la presenza nello sfondo del mare, acquitrini, dune sabbiose e rupi a picco sull’acqua, possono rappresentare una raffigurazione del paesaggio paludoso come era a quei tempi, nebuloso, malsano, selvaggio ed estremamente affascinante.
La questione non è ancora sciolta, le tesi sono tante, ma ci piace pensare che il paesaggio pontino, così diverso da come si presenta oggi, comunque avesse colpito nel profondo il grande Leonardo.

Il Sator di Valvisciolo

Anche l’Abbazia di Valvisciolo custodisce un mistero dalle molteplici interpretazioni: il Sator inciso nel Chiostro.
Il Sator è il cosiddetto “quadrato magico” nel quale vengono ripetute le parole Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas: una frase palindroma il cui significato ancora oggi non è stato accertato. Da una traduzione letterale dal latino potrebbe significare “Il Seminatore di un arepo mantiene con il suo lavoro il convento” e in senso più lato potrebbe voler dire “Il Creatore delle terre governa le ruote celesti” in un chiaro riferimento a Dio, come creatore e governatore del mondo, ma è soltanto una delle possibili letture. L’interpretazione di chiara matrice religiosa, diventa più complicata per i Sator trovati nella tarda epoca romana. Le cinque parole, poste solitamente in un quadrato possono essere lette dunque da ogni direzione, da destra a sinistra e viceversa, dall’alto in basso e viceversa.

Il Sator è stato ritrovano in luoghi sacri come basiliche, chiese, epigrafi di tutta Europa, ma anche su alcune colonne ed edifici pompeiani. Tantissime sono state le ipotesi di significato e utilizzo di questa iscrizione, la maggior parte delle teorie propendono per un simbolo cristiano di protezione dagli influssi maligni utilizzato soprattutto nel medioevo dall’ordine templare, che in effetti ha occupato anche l’Abbazia di Valvisciolo nel XIII e XIV secolo.

La particolarità del Sator di Valvisciolo è che non presenta la tipica forma quadrata, ma una assai meno diffusa forma circolare, nel cui interno le scritte vanno a creare una sorta di pentagono, altra forma dalla grande simbologia alchemica.
Purtroppo non si sa chi abbia inciso il Sator di Valvisciolo, né precisamente quando e perché sia stato posto nel Chiostro, questo, oltre al significato ancora sconosciuto della frase, ammanta la questione di mistero e fa porre tanti interrogativi.

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