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Cultura

Museo 4.0: si è conclusa la terza edizione

Più che positivo il bilancio della terza edizione del corso per operatori culturali: il Museo Cambellotti si conferma hub culturale a 360°

Si è concluso lo scorso 4 marzo il percorso formativo Museo 4.0 “Musei del territorio innovativi, inclusivi e digitali” organizzato dal Museo Civico Duilio Cambellotti di Latina e finanziato dalla Direzione Regionale Cultura e Lazio Creativo - Area servizi culturali e promozione della lettura.

Una terza edizione sempre più ricca di spunti e applicazioni pratiche di competenze e saperi fondamentali per chi lavora nel settore culturale, museale e turistico. Un bilancio più che positivo per i 28 corsisti che hanno partecipato attivamente a 10 lezioni, 44 ore di formazione e laboratori, tenute da ben sette docenti di altissimo livello: Miriam Mandosi e Francesca Fiorucci per il modulo sull’accessibilità dei musei; Nicolette Mandarano e Maria Elena Colombo per la comunicazione; Elena Lusena e Maria Cristina Vannini per la progettazione culturale e il marketing museale; Antonia Colasante che ha introdotto i corsisti all’utilizzo della innovativa metodologia di facilitazione LEGO® SERIOUS PLAY®, e allo sviluppo delle tematiche del brand identity dei musei e dei servizi culturali in genere.

Quali sono le competenze utili oggi per rendere i musei non più “soltanto” luoghi che custodiscono il tesoro dell’umanità, obsolete roccaforti di sapere sempre più respingenti, ma spazi interattivi, accoglienti e soprattutto divertenti? Come è possibile trovare risorse e organizzare attività in un mondo in cui i fondi destinati alla cultura sono sempre meno, e certi ambiti, dovendo sopperire a mancanze ancor più gravi, passano sempre (e ciecamente) in secondo piano? Come accogliere le persone diversamente abili che vorrebbero accedere a luoghi e contenuti ritenuti finora impossibili per loro? Come mostrare un’opera d’arte a un cieco o effettuare una visita guidata con persone sorde? Questi sono solo alcuni degli interrogativi posti durante il corso e ai quali, con soluzioni davvero innovative, si è cercato di rispondere e non con le solite lezioncine frontali, ma con laboratori interessanti, interattivi dove lo scambio non è solo tra docente e corsista ma tra le varie personalità e competenze messe a confronto, stimolate a lavorare insieme.

Questo corso ha fornito importanti input: sulla comunicazione sui social, diventata ormai fondamentale sia per far conoscere le varie realtà culturali, sia per veicolare correttamente informazioni e contenuti; sulla capacità di riconoscere punti di forza delle proprie attività e promuoverli; sull’opportunità di fare rete e collaborare con altri operatori mettendo in campo ognuno le proprie competenze per raggiungere obiettivi comuni.

Una felice intuizione del Dipartimento di Didattica del Cambellotti che rende ormai il Museo un hub indispensabile per chi nella provincia pontina vuole lavorare nel mondo della cultura avvalendosi di strumenti all’avanguardia, competenze reali e conoscenze al passo con i tempi. Infatti le richieste di partecipazione aumentano di edizione in edizione e la scelta dei corsisti, sempre più difficile, ricade su professionisti del settore che intendono ampliare le proprie conoscenze e applicarle fattivamente per migliorare l’offerta culturale in città e non solo, tant’è che i partecipanti di questa terza edizione non sono solo di Latina e provincia ma anche di Roma, Viterbo, Perugia e della Sardegna.

Il tutto è accaduto durante la pandemia, con tenacia e con la capacità di sfruttare al meglio gli strumenti che le nuove tecnologie offrono: infatti il corso è proseguito tra lezioni in presenza e lezioni su piattaforma.

Una realtà virtuosa che Elena Lusena, direttrice amministrativa del Museo, ha fortemente voluto reperendo fondi, partecipando a bandi pubblici, costruendo un team di lavoro che ha funzionato. Un esempio di buona pratica che si somma alle trasformazioni che hanno reso il Cambellotti un museo all’avanguardia, attento alle esigenze del territorio, capace di promuovere il turismo e allo stesso tempo di lavorare sul senso di appartenenza della comunità pontina. Una buona pratica da ripetere, ampliare, potenziare, valorizzare affinché sempre più cittadini, associazioni e operatori possano beneficiarne.

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