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Cultura

Sereno Variabile racconta a Terracina e Sperlonga: intervista a Osvaldo Bevilacqua

Una chiacchierata col giornalista che dal '79 con garbo e leggerezza racconta gli italiani attraverso i luoghi più belli della penisola: Osvaldo Bevilacqua

Domenica 16 luglio è andata in onda una puntata di Sereno Variabile dedicata alle bellezze e tipicità di Terracina e Sperlonga. Una puntata che ha riscosso un grande successo seguita da una media di oltre un milione di telespettatori raggiungendo l’8% di share, contro le medie della trasmissione che si aggirano intorno al 4 o 5%. Luoghi incantevoli che vengono visti anche all’estero attraverso il circuito di Rai World grazie al quale Sereno Variabile raggiunge a ogni puntata svariate decine di milioni di spettatori stranieri.

Abbiamo colto l’occasione per intervistare Osvaldo Bevilacqua, giornalista, docente universitario e autore che conduce Sereno Variabile ininterrottamente dal 1979, percorrendo l’Italia, e diversi paesi esteri, in lungo e in largo raccontando i luoghi e le persone. Un uomo che ha fatto della semplicità e della spontaneità un marchio riconoscibile delle sue trasmissioni.
 
Proprio ieri è andata in onda la puntata di Sereno Variabile da Sperlonga e Terracina. È bello vedere come riesci a trovare i lati più belli di ogni posto, gli eventi più particolari e caratteristici. Come è stata questa esperienza? Che accoglienza ti hanno riservato? Che impressione ti hanno fatto questi luoghi?

Osvaldo Bevilacqua: Conosco benissimo queste zone, sin da quando ero bambino venivo con i miei genitori in vacanza qui: mio padre aveva una casa a San Felice Circeo. Sono luoghi in cui mi sento a casa, dove l’accoglienza è straordinaria e la disponibilità delle persone è totale. Ci tengo molto a trovare ogni volta le modalità più giuste per raccontare il territorio nella sua parte più autentica, dando spazio all’umanità: ai giovani, ai bambini, agli anziani, a tutti perché ognuno dal suo punto di vista può raccontare il territorio svelandone qualche splendido segreto, parto da loro e poi vado ad approfondire. Anche da un semplice sguardo o una frase può scaturire un mondo intero.
Quando si ha un’accoglienza come questa, una costa, un mare così invitante, non si può non sentirsi a casa.  

Hai battuto in lungo e in largo la provincia pontina da Gaeta a Sermoneta, da Sperlonga e Terracina fino arrivare a Cori e alla splendida Ventotene. Cosa ti colpisce di più di queste terre? C’è un episodio particolare che ti è rimasto impresso negli anni visitando la provincia pontina?

Osvaldo Bevilacqua: Quello che mi colpisce di più ogni volta che vengo è il miglioramento del quadro generale. In ambito turistico c’è una consapevolezza sempre maggiore, mi colpisce l’entusiasmo e la passione di chi si occupa di turismo, che sente la promozione del territorio quasi come una missione più che come un fatto puramente professionale. Ogni volta, nello stesso posto scopro qualcosa di nuovo, qualcosa che mi era sfuggita o di cui non ho avuto modo di parlare in precedenza. Goccia a goccia ogni volta racconto qualcosa di diverso, e conservo molti ricordi, anche perché la costa pontina è una sorgente veramente straordinaria di curiosità, di aneddoti, di personaggi.
Non c’è mai stato un luogo della provincia pontina che non abbia avuto successo, per esempio sono stato tre volte a Piana delle Orme e ho sempre avuto tanto da raccontare, sia dei luoghi che del tanto lavoro che c’è dietro. Nella provincia pontina ci sono luoghi unici e irripetibili, dai quali trarre sempre nuovi spunti. Ti faccio un altro esempio: il Tempio di Giove Anxur a Terracina, si è scoperto recentemente che non è dedicato a Giove ma a Venere, quindi è possibile parlane di nuovo e fornire nuove informazioni agli spettatori.

Sereno Variabile è la trasmissione di viaggi più longeva al mondo, fa parte della tua vita dal 1979, oltre a conoscere meglio e nel profondo i posti più belli d’Italia e non solo, cosa lascia umanamente? Com’è cambiato negli anni il tuo modo di lavorare?

Osvaldo Bevilacqua: Un’esperienza del genere umanamente ti lascia la voglia di continuare e non smettere mai. Negli ultimi anni mi sto occupando spesso di persone con disabilità, a tal proposito domenica prossima la trasmissione parlerà di Diamante sulla costa cosentina, dove c’è una scuola di immersione subacquea per ragazzi down e fra gli insegnanti c’è un ragazzo giovanissimo non vedente, la cosa mi emoziona tantissimo. Vedere questi ragazzi che mi sono venuti incontro abbracciandomi è stata un’esperienza incredibile. Esperienze del genere ti ripagano di ogni difficoltà e imprevisto incontrato durante il cammino.
Nel modo di lavorare invece, può sembrare strano, ma non ci sono stati grandi cambiamenti, intanto la maggior parte delle destinazioni le scegliamo su base geografica, l’altra parte la scegliamo su indicazione del pubblico oppure delle amministrazioni che ci scrivono. Oggi internet ti può dare una mano, ma non mi affido totalmente al web, perché bisogna stare molto attenti alle fonti che si scelgono, bisogna controllare sempre, lo dico anche a miei ragazzi all’università. Quindi il mio modo di lavorare col tempo non è cambiato molto perché mi affido all’umanità, giro a piedi per i piccoli borghi e camminando colgo dei guizzi di vita quotidiana, non c’è niente di preparato, non seguiamo un copione. Incontri una persona che anche solo con uno sguardo ti fa capire che ha una storia da raccontare, un po’ come il ragazzo che a Terracina ha vinto il premio per il miglior gelato. Non basta fare la cartolina di un luogo, attraverso delle piccole storie di vita, cerco di dare uno spunto, un motivo di riflessione per chi ci guarda.

Nel corso dei tuoi viaggi hai potuto osservare gli italiani nella loro quotidianità, hai portato sul piccolo schermo tipicità, tradizioni, ma anche le novità, i cambiamenti, i nuovi trend giovanili. Come sono gli italiani veri? Non quelli delle statistiche o degli studi di mercato. Dal ‘79 a oggi come sono cambiati?

Osvaldo Bevilacqua: C’è stato un grande cambiamento, soprattutto nell’impatto dell’italiano sul territorio. C’è una maggiore consapevolezza nel viaggiare, su ciò che si va a vedere. Quando si visitano dei luoghi ci si prepara e ci si informa di più. Una volta si girava senza rendersi tanto conto di ciò che si aveva davanti, se ne capiva l’importanza magari dopo rivedendo gli stessi luoghi in televisione. Proprio la televisione, i giornali e la radio negli anni hanno contribuito a far diventare l’italiano un “professionista del viaggio”, con un respiro più europeo nell’approccio ai luoghi. Il famoso turismo di massa non è più come prima, ci sono luoghi come Assisi, Roma, Napoli, Venezia visitati da decine di migliaia di persone, ma non sono più una massa informe, sono più preparati, gli stessi tour operator sanno che devono offrire qualcosa in più ai turisti.

Da pochissimi giorni è arrivato in libreria il tuo libro Antiche Strade d’Italia (edito da Rai-Eri), in cui raccontando il passato fai un vero e proprio viaggio nell’Italia del presente in un continuo rimando tra ieri e oggi, seguendo tre importanti percorsi storici: la via Francigena, la via del Sale e le rotte insulari dei Fenici. Come è nata l’idea di raccontare questi tre percorsi della storia che ancora oggi si possono ritrovare tra vie, paesi e borghi?

Osvaldo Bevilacqua: Il passato è fondamentale per guardare al futuro, attraverso il passato racconto la realtà di oggi. Oggi visito i luoghi per vedere quello che un millennio fa o seicento anni fa facevano i pellegrini, e lo racconto attraverso i personaggi e le realtà odierne. Ho scelto questi tre percorsi, tra i tanti che ci sono, perché sono tra i più ricchi e rappresentativi. Seguendo questi percorsi del passato, incontro persone, storia, artigianato e tante novità. Racconto nel presente la storia passata di un territorio, che è però proiettato al futuro. Seguendo la via Francigena, si può raccontare tanto del presente e del passato perché tante sono le sue diramazioni. Tuscania per esempio è la città di oggi, ma è anche quella in cui la leggenda racconta che Bufalo Bill fu sconfitto dai butteri maremmani. È una leggenda perché pare che Bufalo Bill non sia mai stato lì, ma è comunque bello raccontare questi aneddoti del passato che tornano anche in altri luoghi italiani. Il passato è un modo per parlare di ciò che siamo oggi: l’umanità è sempre protagonista attraverso i luoghi.

Anche nel tuo libro precedente l’Italia Nascosta (Rai –Eri 2016) racconti le bellezze di tutta Italia, in particolare della provincia pontina, tornerai a parlare delle nostre zone nei prossimi lavori?

Osvaldo Bevilacqua: Assolutamente sì, proseguirò con le dinastie italiane, le grandi famiglie che hanno fatto la storia, iniziando il discorso sempre dai luoghi visitati e mettendo al centro dell’attenzione l’umanità e le persone.

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