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Il segretario comunale del Pd si dimette. Giansanti: “Forte era e resta il mio candidato sindaco”

La decisione dopo il voto del 5 giugno. Ma Giansanti ribadisce : "Il mio progetto per Latina era e resta quello incarnato dalla candidatura di Enrico Forte". E sul ballottaggio: "Nessun apparentamento"

Si è dimesso dalla carica di segretario comunale del Pd di Latina, Andrea Giansanti. 

Una decisione maturata e comunicata dopo il voto del 5 giugno scorso che nel capoluogo pontino ha visto il Partito Democratico e il suo candidato sindaco, Enrico Forte, uscire sconfitti e fuori dal ballottaggio

Ma Giansanti conferma la sua fiducia nello stesso Enrico Forte e nel progetto legato alla sua candidatura. “Sono stato fra i primi, in tempi non sospetti, a chiedere a Enrico Forte di impegnarsi in prima persona per la guida della città di Latina. Parlo di oltre tre anni fa, prima ancora delle Regionali. Sono sempre stato convinto, e lo resto tuttora, che Enrico rappresenti il miglior candidato possibile per il Partito Democratico, alla luce delle sue indubbie caratteristiche di competenza, capacità, esperienza e trasparenza - scrive l’ormai ex segretario comunale -. 

Il rammarico per l’esito delle elezioni comunali è quindi ancor più marcato proprio perché alla guida del nostro progetto c’è stato colui che avrebbe incarnato al meglio la figura del sindaco, quel sindaco di cui ha bisogno Latina, in grado di mettere da subito le mani nella macchina amministrativa per modificare le storture derivanti da oltre vent’anni di malgoverno della destra”.

Enrico Forte era e rimane il mio candidato sindaco - ribadisce Giansanti -. Insieme a lui e al suo fianco abbiamo costruito un progetto chiaro, che ha visto protagoniste tante persone, che ha coinvolto diversi ed eterogenei settori della città, dall’imprenditoria alle associazioni, dalle espressioni culturali al mondo del lavoro, dall’ambito agroalimentare allo sport. 

Il risultato elettorale ci dice che il messaggio non è passato. Forse non siamo stati abili nel comunicarlo, probabilmente altri hanno saputo meglio di noi interpretare un sentimento popolare e raccoglierne le istanze, di certo la situazione nazionale e quella romana non ci hanno aiutato. La sconfitta ci deve far riflettere, e assumere le decisioni conseguenti. Qualcuno, che nel recente passato ha sempre disconosciuto gli organismi di partito, oggi improvvisamente ne ricorda l’esistenza per chiedere le dimissioni del segretario cittadino del PD. Stia sereno - prosegue Giansanti -, il segretario si assume la propria parte di responsabilità e le dimissioni le ha già consegnate prima di tali esternazioni, chiedendo però che la discussione interna fosse rimandata al dopo ballottaggi, in linea con la posizione assunta dal segretario nazionale”.

“Purtroppo - continua - sono stati proprio quei personalismi, quella mancanza di sensibilità e responsabilità politica, quelle azioni tese al consenso personale e non alla condivisione di un progetto, a vanificare il notevole impegno di tanti che si sono spesi per il PD a Latina, e a comunicare un messaggio negativo all’elettorato, disorientandolo. Il mio rammarico sta nell’aver visto inficiare, da tali dirazzamenti, il grande lavoro svolto da tanti candidati – a prescindere dagli schieramenti alle Primarie o dalle appartenenze interne - e da tutti coloro che hanno creduto convintamente nel progetto e sostenuto con lealtà Enrico Forte”.

Poi sul ballottaggio. “Il Partito Democratico non farà apparentamenti per il ballottaggio a Latina - conclude Giansanti -. Come elettore e cittadino sono però chiamato a una scelta fra due alternative. Una delle opzioni residue rappresenta il perpetuarsi inalterato del malgoverno che ha condotto la città che amo sulla soglia del baratro. L’altra non incarna il progetto in cui ho creduto, ma quantomeno non sconta la contiguità con il passato. Tra la perseveranza nell’errore e la discontinuità, non posso quindi che scegliere quest’ultima. Fermo restando però che la mia idea di Latina resta quella promossa e rappresentata dalla candidatura di Enrico Forte”.

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