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Crisi in Comune, dimissioni del sindaco - LE PAROLE DI DI GIORGI

Il sindaco di Latina spiega i motivi della sua decisione: "non esiste più una maggioranza coesa, troppo frammentata e contrapposta tra i singoli componenti, impegnati più nella propria litigiosità che a guardare il bene della città"

Ha annunciato le sue dimissioni da sindaco questa mattina intorno alle 12.30, qualche minuto dopo averle protocollate. Dimissioni che ha definito “irrevocabili” e di cui, durante un incontro con la stampa ha spiegato le motivazioni.

Di Giorgi questa mattina è apparso teso e anche commosso, nel ripercorrere i suoi tre anni e mezzo di mandato, “fatti di luce ma anche di ombre”, che si sono conclusi con una decisione “dolorosa” ma che non poteva essere rimandata ancora dal momento che, come lui stesso ha spiegato “non esistevano più i presupposti per andare avanti”.

IL DISCORSO DI DI GIORGI

L’ANNUNCIO - “Oggi io sono qui per darvi conto di alcune constatazioni - ha esordito il sindaco -. Ieri c’è stata una riunione di maggioranza che ho convocato personalmente per capire se c’erano i presupposti per fare il sindaco. Una riunione che ha confermato la mia idea che partiva dalla sera del bilancio poi confermata da quanto successo con le elezioni provinciali: mi sono reso conto che le cose che prevalgono sono le litigiosità, le divisioni, quella spirale di litigi interni ed egoismi personali che minano quotidianamente la corretta amministrazione della città.
I CONFLITTI NELLA MAGGIORANZA - E’ emerso un dato oggettivo che mi ha fatto prendere questa decisione: non esiste più una maggioranza coesa, troppo frammentata e contrapposta tra i singoli componenti, impegnati più nella propria litigiosità che a guardare il bene della città. Questa situazione non mi permette più di portare avanti con serenità il mio mandato che mi vedrà costretto a monitorare continuamente la tenuta della maggioranza - ha proseguito Di Giorgi - . Allora ho fatto una scelta dolorosa, personale. Una scelta di grande difficoltà interiore che coinvolge la città, la maggioranza che mi ha sostenuto, tutta l’aula e che coinvolge la mia famiglia e i miei amici. Una scelta dolorosa ma necessaria: quella di dimettermi dall’incarico di sindaco”.
“NON VOGLIO RESTARE ATTACCATTO ALLA POLTRONA” - So che la mia non è una scelta consueta. Era molto più facile rimanere in piedi e tirare a campare con una forza centrifuga che mi portava in un’unica direzione. Ma io l’attaccamento alla poltrona non l’ho mai ritenuto una cosa prioritaria; nel mio lavoro ho sempre vissuto nel rispetto delle persone che ho intorno. La cosa più bella è guardare in faccia alle persone e di avere l’onestà intellettuale di girare per la città a testa alta”.
LA STORIA DA SINDACO - “Quello di fare il sindaco era il mio sogno da bambino e penso, senza falsa modestia che questa amministrazione un segno lo abbia lasciato, perché le opere, le idee e la programmazione che questa amministrazione ha fatto in questi tre anni e mezzo non sono stati fatti in 20 anni. Scelte coraggiose. Una sta qui, la Ztl. Quante volte ne abbiamo parlato, ma mai nessun sindaco ha avuto il coraggio di chiuderla questa zona. La marina di Latina. Si è sempre parlato ma nessuno ci ha mai investito. Un domani la mia bimba potrà dire: questo l’ha lasciato in eredità alla mia città il mio papà. È questa la soddisfazione più grossa è questa la forza più bella che mi ha spinto a fare il sindaco. E oggi mi ha spinto a dimettermi perché la voglio guardare negli occhi, così come voglio guardare negli occhi i miei cittadini, e non farmi mai dire che sono una persona attaccata alla poltrona e che sono una persona che cede ai giochi, ai ricatti, una persona che deve sottostare a logiche che non gli appartengono”.
I CONTRASTI - “Latina non merita di essere ostaggio di litigiosità e continui contrasti che ostacola e impediscono di portare avanti con efficacia il lavoro amministrativo, il bene della città. E allora è meglio essere un uomo libero che ha improntato il proprio mandato al servizio dei cittadini che mi hanno scelto e che devo rappresentare, perché io rispondo solo ai cittadini. Mai, e dico mai, ho ritenuto il mio mandato come un semplice tirare a campare. E se uno deve rimanere incollato per cercare di tenere in piedi alcune situazioni, ha sbagliato soggetto. Per questi motivi che vi ho elencato ho deciso di rassegnare le mie dimissioni, motivi che possiamo sintetizzare con una frase di Seneca: Noi stiamo come quel marinaio che non ha vento a favore se non sa dove vuole andare”.
DIMISSIONI IRREVOCABILI - “Le mie dimissioni sono irrevocabili, anche se la legge prevede venti giorni, venti giorni in cui io rimango sindaco di Latina a tutti gli effetti e in cui continueremo a governare per il bene della città e a portare avanti nel migliore dei modi quegli atti che possono portare benefici per la città stessa”.

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