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Ballottaggio, Coletta sulla metro: “Le opere fantasma e la memoria corta di Calandrini”

L'intervento del candidato sindaco di Latina Bene Comune su quella che definisce "l'incompiuta per eccellenza". "La cantierizzazione dell'opera? Una farsa cui partecipò anche l'allora Presidente del Consiglio comunale"

Prosegue tra botta e risposta la campagna elettorale per il ballottaggio tra Nicola Calandrini e Damiano Coletta in corsa per la carica di primo cittadino di Latina. Il candidato sindaco di Latina Bene Comune punta ora il dito sul suo avversario in merito alla questione della metro leggera. 

“Leggendo la chiusura del recente comunicato di Nicola Calandrini ‘Le bugie hanno le gambe corte’, ci viene da sorridere - commenta Lbc in una nota -. I cittadini oggi hanno la possibilità di sapere chi realmente ha molto corte la memoria e le prospettive di governo".

Come "esempio illuminante" Latina Bene Comune cita la metro, che definisce "l’incompiuta per eccellenza". Vincenzo Zaccheo, fascia tricolore a tracolla sulla spalla destra, quasi non stava nella pelle quella sera del 23 dicembre 2009. Da mesi andava dichiarando che il cantiere per la realizzazione della metropolitana leggera di superficie (il tram su gomma della Translohr presentato tre anni prima in Piazza del Popolo) sarebbe stato aperto ‘assolutamente entro Natale’ di quell’anno. Dall’interno dell’amministrazione comunale tutti sapevano che quella promessa era destinata a cadere nel vuoto, ma questo i cittadini di Latina, in particolare quelli dei quartieri Q4-Q5 e di Latina Scalo, non lo dovevano sapere”. 

Quel giorno infatti i lavori non potevano partire materialmente perché ancora non erano stati effettuati, né potevano esserlo, i relativi espropri. Ci riferiamo in particolare – chiarisce il candidato sindaco di LBC Damiano Coletta - al tratto Latina-Latina Scalo. I proprietari degli immobili interessati, come da avviso pubblico, avevano tempo fino al successivo 27 dicembre per presentare le proprie osservazioni. Allora come ora era quasi impossibile che molte espropriazioni potessero avvenire perché interessavano opere e strutture strategiche per l’assetto del territorio e la fornitura di servizi essenziali. Appartenevano e appartengono ancora a due enti statali: l’ex Cassa per il Mezzogiorno (tale è l’intestazione della proprietà anche se non esiste più da 25 anni) e il Demanio dello Stato che oggi è titolare di beni gestiti a suo tempo dall’Opera Nazionale Combattenti e dai Consorzi di Bonifica”. 

In sostanza, prosegue Lbc, “il Comune di Latina doveva espropriare, ovviamente con fondi propri, immobili che poi avrebbero comportato: lo spostamento del tracciato dell’attuale acquedotto che porta l’acqua potabile dalla sorgente di Ninfa al serbatoio nel quartiere Gionchetto; l’intubazione di lunghi tratti dei canali di bonifica adiacenti a Via Epitaffio; consumare altri terreni fertili appartenenti alla Fondazione Caetani; modificare e spostare alcune decine di accessi ad abitazioni private. Tutte questioni che hanno impedito a suo tempo il nulla osta della Regione Lazio sulla Valutazione d’Impatto Ambientale”.

“Tra l’altro senza il contributo chilometrico della Regione Lazio, impossibile da ottenere vista la sostanziale inutilità pubblica dell’opera, i conti non torneranno mai – sottolinea il candidato sindaco di Latina Bene Comune - Per portarli in pareggio, una volta realizzata l’opera, occorreranno comunque soldi prelevati dalle tasche dei cittadini”.

Più che a Calandrini, Latina Bene Comune intende ricordare “ai cittadini che la cosiddetta ‘cantierizzazione’ dell’opera, la sera del 23 dicembre 2009, fu un’autentica farsa. Consistette nel trapianto di un albero appositamente addobbato con decorazioni natalizie, nell’installazione di un telo plastificato con raffigurazioni e slogan di rito e nell’esposizione del modellino di un trenino sotto una teca di vetro plastificato. A quella messa in scena, così come alla precedente inaugurazione di tre anni prima in Piazza del Popolo, tra gli altri, era presente anche l’allora Presidente del Consiglio comunale di Latina, Nicola Calandrini”.

   

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