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Il Patto porta in tribunale Fioravante: “Illegale uso di nome e simbolo”

La formazione civica per la quale Fioravante si era candidato sindaco alle elezioni del 2011, e che poco dopo lo ha sfiduciato, lo cita in giudizio per impedirgli l'illegale utilizzo di simbolo e nome

Il Patto ha deciso di portare in tribunale il consigliere comunale Marco Fioravante, che con la stessa lista aveva partecipato alle amministrative del 2011 presentandosi come candidato sindaco e poi sfiduciato qualche mese dopo. Il motivo è legato alla volontà di “impedirgli l’illegale utilizzo del simbolo e del nome dell’associazione civica”.

L’atto di citazione è stato depositato questa mattina presso le Sezioni specializzate in proprietà industriale e intellettuale del Tribunale di Roma;  con lo stesso i legali della formazione civica “chiedono che venga accertata la violazione del legittimo utilizzo del simbolo, nonchè ‘la cessazione immediata dell’utilizzo del nome e del marchio ‘Il Patto’, con il conseguente obbligo a non usarlo in futuro’. L’istanza contiene inoltre una richiesta di risarcimento del danno a favore dell’associazione di 100mila euro per i danni subìti a causa della condotta del consigliere comunale e per l’uso indiscriminato del simbolo ‘Il Patto’”.

“Nell’atto di citazione –si legge in una nota - si ripercorre la storia della formazione politico-culturale, nata nel 2010 e registrata presso la Camera di Commercio per tutelarne il logo, scesa in campo nelle consultazioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Latina della primavera 2011 con una lista civica della quale Fioravante era il candidato sindaco. Quest’ultimo riuscì ad essere eletto come consigliere solo grazie ai consensi ottenuti dai candidati consiglieri, ma i dissapori con gli altri esponenti del gruppo iniziarono sin da subito, quando il direttivo – nato per determinare la linea da seguire in Consiglio – decise ‘sulla non opportunità politica che Fioravante facesse parte della Commissione urbanistica, in quanto titolare di uno studio tecnico e, pertanto, portatore di interessi di soggetti privati’, nonché per altre ragioni di altrettanto evidente inopportunità politica connesse a pregresse vicende giudiziarie. La decisione del direttivo venne disattesa dal consigliere che disertò nelle settimane e nei mesi successivi tutte le riunioni dell’organismo tanto da indurre – nell’ottobre 2011 - l’assemblea degli associati a deliberare la sua espulsione diffidandolo, contestualmente, a non utilizzare in nessun modo ed in nessuna occasione il nome ed il simbolo della formazione civica. Nonostante ciò, si sottolinea nell’atto di citazione, anche dopo l’espulsione, ‘Fioravante ha continuato ad utilizzare il nome ed il marchio de Il Patto, anche durante il Consiglio Comunale e i lavori della varie Commissioni consiliari, diffondendolo inoltre sul web, su emittenti televisive e sulla stampa locale oltre che sulla sua pagina Facebook’”.

“Nonostante l’associazione abbia sollecitato più volte a cessare qualsiasi utilizzo illecito dei propri segni distintivi – sottolineano ancora i legali de Il Patto – anche attraverso una vera e propria diffida, Fioravante ha sempre ignorato tali richieste. Essendo l’associazione senz’altro un esempio di rispettabilità è evidente come l’immagine di Fioravante abbia giovato dell’agganciamento al nome e al marchio de ‘Il Patto’ e in particolare del patrimonio di consenso elettorale: lo stesso è stato infatti eletto grazie ai voti della lista, superiori ai suoi consensi personali, abbondantemente inferiori. Appare, altresì, evidente che la sua condotta non solo ha generato un danno all’Associazione, ma ha anche ingenerato dubbi ed equivoci nella cittadinanza, la quale continua ad oggi a ricevere da lui notizie non veritiere”.
 

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