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Regionali: per le primarie si punta al modello Roma, ma l'operazione Gasbarra è già al tramonto

Lunedì la direzione del Pd regionale. Due i candidati del partito già in campo, con il piano per il candidato unico che si complica. Al segretario Bruno Astorre il compito di trovare la sintesi

Seguire il modello Roma, richiamando l'operazione che ha portato Roberto Gualtieri in Campidoglio, con un unico candidato del partito democratico per le primarie aperte ad un campo largo, anzi larghissimo, che va dal M5s ad Italia Viva ed Azione. La scelta del candidato governatore per la regione Lazio però agita il Pd del Lazio e romano in particolare. Sì, perché il modello Roma tanto evocato per salvaguardare l'unità del partito si scontra con la realtà dei fatti, quella di due candidature, Alessio D'Amato e Daniele Leodori, entrambe già in campo insieme a Marta Bonafoni, consigliera regionale uscente per la civica Zingaretti. C'è in campo l'opzione neanche troppo nascosta di calare dall'alto un nome gradito a molti (ma non a tutti), quello di Enrico Gasbarra. Un'operazione quest'ultima però data da molti già al tramonto per il muro alzato da quella che nel Lazio è oggi la corrente predominante, quella capitanata dal segretario regionale Pd Bruno Astorre. 

È proprio su di lui che sono puntate le attenzioni di tutti. "Dovrà essere lui a garantire l'unità del partito e a portarci alla scelta di un candidato unitario e vincente", racconta una parlamentare dem, "altrimenti andiamo a schiantarci alla vigilia del voto per le politiche e per le regionali". Un punto di vista che unisce un po' tutte le correnti, dagli zingarettiani agli ex dalemiani, dagli ex zingarettiani fino a Base riformista. Ecco perché cruciale diventa l'appuntamento di lunedì durante la direzione regionale, chiamata a fare un'analisi del voto amministrativo nella regione Lazio e a capire la strada da intraprendere per le primarie del prossimo ottobre, vale a dire perimetro della coalizione, regolamento e criteri per le candidature. 

Vi si arriva con posizioni già note e chiare a molti. Per il Pd, come detto, in campo ci sono Alessio D'Amato e Daniele Leodori. Profilo mediatico il primo, assessore alla sanità capace di gestire ottimamente l'emergenza covid e la campagna vaccinale. Profilo politico, di dialogo e uomo della continuità il secondo, apprezzato tanto dai cinque stelle ma anche dalle anime più centriste della coalizione. Proprio la candidatura di Leodori, uomo di AreaDem di Astorre, ha mandato su tutte le furie le altre anime del partito. Una fuga in avanti che - raccontano i più neutrali - ha rovinato i piani dell'asse oggi più forte nel Pd romano, quello composto degli ex dalemiani, dagli zingarettiani e dall'area di Goffredo Bettini. Una sorta di caminetto che, neanche troppo segretamente, lavorava per Enrico Gasbarra presidente. Un nome gradito a molti, quasi a tutti, ma che per la corrente di AreaDem non rappresenta il profilo di fronte al quale cedere il passo. 

Semplice il ragionamento degli uomini di Bruno Astorre: Gasbarra da 10 anni è fuori dai palazzi e, pur essendo esponente politico di valore e di massimo rispetto, non porta in dote nulla in più di Daniele Leodori. Anzi. Vice presidente della regione Lazio, Leodori è molto apprezzato da tutti i consiglieri regionali del Lazio. Ha portato a casa l'accordo con il M5s, gruppo con il quale ha un solido rapporto. Politicamente potrebbe definirsi un uomo del fare ed anche per questo sui territori ha un consenso enorme. Da qui la decisione di rompere gli indugi e di candidarsi, l'8 giugno, assecondando anche le dichiarazioni del segretario nazionale Letta sulla necessità delle primarie.

Una mossa che non preclude la discesa in campo di Gasbarra, ma che mina di fatto il piano del candidato unico e soprattutto comporta la necessità di mostrare i padrini dell'operazione, di contarsi e di far vedere quanti voti ha ogni gruppo nei singoli territori. Una sfida tra correnti insomma, alla vigilia delle candidature per il Parlamento e delle politiche. "Sarebbe un disastro, ci scanneremmo alla vigilia di una tornata elettorale importantissima. Un'elezione che possiamo vincere e alla quale dobbiamo arrivare uniti", raccontano dalle parti di Base riformista. Un'idea condivisa un po' da tutti. Si spiega così il pressing di tutte le anime del partito su Leodori per rinunciare alla discesa in campo. Pressing caduto nel vuoto. 

E' partito così una sorta di piano B, ovvero rompere sui territori il consenso del vice presidente. Operazioni politiche che a Frosinone hanno portato fibrillazioni tra i dem, ma che sugli altri territori hanno trovato compatta la corrente di AreaDem a sostegno di Leodori. Va detto infatti che un dato riconosciuto è la forza della corrente di Bruno Astorre su tutto il Lazio L'obiettivo di spaccare la corrente è caduto però nel vuoto e con esso è fallito anche il tentativo di indebolire Leodori. Da qui il raffreddamento dell'idea di candidare Gasbarra alle primarie e di tornare a spingere sul modello Roma, del candidato unico che però come detto difficilmente potrà essere Gasbarra proprio per le resistenze di AreaDem. 

Il clima, raccogliendo le voci, è di freddezza. "Sia chiaro che se non si va con un candidato unico alle primarie regionali, non potremo essere uniti neanche per la scelta del candidato per il congresso del Pd romano", racconta un alto dirigente del partito romano. Una sorta di sfida in cui si fa presente che "chiedere un candidato unico non significa aver paura della conta. Se si vogliono primarie in cui ci si fa la guerra all'interno del nostro stesso partito, bisognerà poi accettarne le conseguenze". Per il segretario Astorre una matassa intricata da sbrogliare già a partire da lunedì.

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