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Giovedì, 18 Aprile 2024
Sanità

Liste d'attesa da record nel Lazio, Simeone: "Zingaretti e D'Amato evitano di affrontare il problema"

L'intervento del consigliere regionale di FI sul problema che affligge la sanità regionale

Torna sul problema delle liste d'attesa il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Giuseppe Simeone, che parla di tempi biblici per prenotare visite specialistiche ed esami diagnostici nelle Asl del Lazio.

“Le liste di attesa rappresentano il cancro che sta uccidendo giorno dopo giorno la sanità del Lazio - dichiara il consigliere pontino Simeone - Ma la problematica evidentemente non è di interesse né del presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, né dell’assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato. Non si spiega altrimenti la loro assenza in generale, e quella dell’assessore in particolare oggi in commissione regionale sanità, dove ci aspettavamo di conoscere quali soluzioni si stiano valutando e definendo per far fronte a questa costante e reiterata sottrazione di servizi che pagano solo i nostri cittadini. I dati sono sempre più allarmanti. Ogni giorno riceviamo segnalazioni da parte di persone che non riescono a prenotare visite specialistiche ed esami diagnostici indispensabili per approfondire alcune patologie o effettuare controlli su quelle croniche".

"La presa in carico dei pazienti - aggiunge il consigliere di FI - è ancora un percorso a ostacoli su cui si innestano tempi biblici, che si misurano sulla distanza di un anno fino a 24 mesi, per effettuare una tac, una Pet, una Moc, visite oncologiche, pap test, visite ginecologiche, mammografie, visite dermatologiche, risonanze magnetiche. Per non parlare delle liste di attesa per effettuare interventi chirurgici programmati, dalla semplice cataratta che richiede non meno di un anno, fino a quelli per rimuovere la cistifellea o i calcoli renali. Eppure le soluzioni ci sono, come Forza Italia le abbiamo avanzate decine di volte  utilizzando tutti i mezzi a nostra disposizione, dagli emendamenti alle proposte di legge, in primis il bilancio, agli ordini del giorno e alle mozioni, nelle quali prendendo ad esempio i risultati raggiunti in altre regioni come il Veneto e l’Emilia Romagna, abbiamo chiesto di investire ampliando gli orari di erogazione di servizi e prestazioni, garantendo ovviamente il personale indispensabili per effettuare esami e visite, e agendo sul privato accreditato calmierando le tariffe per l’accesso dei pazienti. Non parliamo di richieste mirabolanti ma di semplice razionalizzazione dei servizi sulla base di una attenta modulazione rispetto all’effettiva domanda dei cittadini. Per ridurre le liste di attesa, come proposto e approvato il 9 dicembre 2021 grazie alla nostra mozione, la strada maestra è una e una soltanto. Si deve mettere in campo un piano regionale di "rientro" sulle liste di attesa, contenente la dotazione finanziaria adeguata per l’implementazione delle piante organiche delle strutture erogatrici, dei macchinari, nonché per consentire un allungamento delle fasce orarie e dei giorni, compresi i weekend in cui effettuare gli esami, per il recupero dell'arretrato, condiviso tra livello regionale e provinciale, in grado di supportare, orientare e accompagnare in modo unitario le singole Asl e Aziende ospedaliere con la definizione di strategie, azioni, risorse economiche, tempistiche precise".

Il consigliere Simeone parla anche della necessità di agevolare la creazione di centri diagnostici pubblici e di avviare uno stringente monitoraggio del piano di rientro per consentire interventi risolutivi rapidi laddove si verifichino tempistiche più lunghe di quelle previste dalla normativa  "Senza questi tre elementi - conclude - fcontinueremo, come accaduto dal 2013 ad oggi, a fare melina, a far reggere il sistema sanitario regionale sui vedremo, faremo, senza mai agire nel concreto. Le 6 Regioni, come riportato nel rapporto Gimbe 2021, con maggiore indice di fuga generano debiti per oltre 300 milioni di euro. In testa a queste c’è proprio il Lazio ma Zingaretti e D’Amato con la loro inerzia preferiscono alimentare tale fenomeno dimenticandosi che le somme spese per la mobilità passiva potrebbero essere risparmiate se si investisse per implementare e migliorare servizi e prestazioni nel Lazio. Per farlo però serve decisione e coraggio di cui in quasi dieci anni non si è vista l’ombra da parte di chi governa la Regione Lazio”.

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