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Martedì, 23 Aprile 2024
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Rete per l'infarto, Fazzone: "Intervenga il ministro per difendere l'eccellenza pontina". La replica di D'Amato: "Non cambierà nulla"

Botta e risposta tra il senatore e l'assessore regionale alla salute

È stato chiesto addirittura l’intervento del ministro della salute, Orazio Schillaci, per fare luce sulla riorganizzazione della rete per l’emergenza cardiologica nel Lazio. Riflettori puntati, in particolare, sulla provincia di Latina con il coordinatore regionale di Forza Italia Lazio, il senatore Claudio Fazzone, che ha deciso di appoggiare l’iniziativa di protesta già intrapresa dal suo compagno di partito, il consigliere regionale Giuseppe Simeone. Secondo quest’ultimo, una determina del 24 giugno 2022, a firma del direttore della direzione salute ed integrazione socio sanitaria della regione Lazio, Massimo Annicchiarico, andrebbe a colpire l’efficienza della rete nella provincia di Latina.

Le novità della determina

Secondo Fazzone e Simeone, l’attuazione delle determina “incriminata” comporta che la centrale operativa del 118 di Roma stabilisca la destinazione del paziente sulla base dei diversi quadri clinici ed elettrocardiografici e l'ubicazione e la capacità di risposta dei diversi nodi della rete. “Tradotto  - aveva dichiarato, in una nota, Simeone - da Latina ogni elettrocardiogramma (Ecg) dovrà essere inviato alla centrale operativa del 118 di Roma, da lì sarà rinviato a Latina perdendo tempo prezioso che potrebbe essere impiegato per salvare una vita. Una decisione che contrasta con il carattere di rapidità, tempestività ed efficacia della risposta che caratterizzano la rete per l’emergenza cardiologica pontina dove questo servizio era stato avviato, in modo lungimirante, grazie a un protocollo di intesa firmato dalla Provincia di Latina nel 2011, che aveva stanziato circa 350mila euro, dall’Ares 118 e dalla Asl".

Le richieste al ministro Schillaci

Ha deciso quindi di appoggiare questa battaglia anche il senatore Claudio Fazzone. Coinvolgendo anche il presidente facente funzione della Regione, Daniele Leodori, il politico ha chiesto al ministro della salute, Orazio Schillaci, un intervento immediato per bloccare l’applicazione della determina. Secondo il senatore, si rischia di procedere “ad una centralizzazione dei servizi della rete per l’emergenza cardiologica su Roma a discapito dell’attività svolta, tra l’altro in modo egregio, nelle province del Lazio”.

Un progetto, inoltre, che “va a contrastare con gli eccellenti risultati raggiunti, dal 2011 ad oggi, proprio dalla rete per l’emergenza cardiologica attivata presso il Dea di II livello dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina che si è collocato in oltre dieci anni di attività ai primi posti in Italia per l’efficienza della rete, il numero di interventi effettati e di vite salvate. Le linee guida internazionali e nazionali pongono come obiettivo ideale un tempo “door-to-balloon” contenuto entro i 90 minuti per i pazienti colpiti da infarto acuto del miocardio. Per rientrare in questa linea temporale, in cui il contatto con i medici del reparto di riferimento è costante e vengono eseguiti i primi tracciati, il paziente viene preso in carico dalla struttura ospedaliera senza dovere passare dal Pronto soccorso. Solo il mantenimento delle strutture territoriali provinciali di riferimento – conclude Fazzone - possa garantire il  rispetto della timeline del servizio che non può, come nel caso della rete per l’infarto della provincia di Latina, essere in alcun modo messa a rischio in nome e in virtù di una riorganizzazione che sembra guardare a criteri meramente ragionieristici e non certo a quelli dell’efficienza e dell’efficacia”.

Nessun cambiamento

L’assessore alla sanità del Lazio, attuale candidato del Pd alle prossime elezioni, Alessio D’Amato, ha deciso di replicare a Simeone e Fazzone, escludendo cambiamenti nella rete, almeno per l’immediato. “La rete cardio nel Lazio ha consentito negli ultimi anni di salvare oltre 1.300 persone – ha dichiarato D’Amato in una nota - raddoppiando di fatto il numero di coloro che sono stati sottoposti ad angioplastica primaria e Latina è sempre stata su questo una eccellenza. Rispetto alla situazione attuale non c’è alcuna modifica operativa, tant’è che la determina a cui si fa riferimento è di giugno e da allora ad oggi nulla è cambiato e non cambierà”.

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