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Riordino delle Province, Stefanelli: “Tutelare le autonomie locali”

L'assessore provinciale dell'Udc: "Abolizione e accorpamenti come pensati dal Governo non servono a niente. Al mio partito chiedo più coraggio nel difendere le autonomie locali"

Sono settimane frenetiche nel mondo politico locale e non solo. La situazione di bilico vissuta dalla provincia di Latina, che secondo il piano di riordino del Governo potrebbe essere accorpata a Frosinone, ha messo in subbuglio l’intera realtà pontina. E se da un lato c’è il presidente della Provincia, Armando Cusani, in prima fila nella battaglia contro il riordino, dall’altro c’è anche chi considera – è il caso del consigliere comunale del Pd, Giorgio De Marchis - il possibile accorpamento come una sfida da cogliere.

“Bisogna avere coraggio di dire le cose come stanno, anche quando si rischia di mettersi dalla parte dei ‘cattivi’” ha dichiara a tal proposito in una nota l’assessore provinciale Udc Gerardo Stefanelli.

“L'abolizione e accorpamento delle Province, - aggiunge Stefanelli - così come la sta portando avanti il Governo Monti, non serve a niente e peggiora solo le cose. Si sta creando una macroarea Frosinone-Latina in pratica ingestibile per le attuali forze dell'amministrazione statale, e soprattutto non omogenea, né coesa. Una regione che come PIL raggiunge i primi dieci posti a livello nazionale non può essere messa in crisi per mancanza di istituzioni, tanto più in un periodo in cui la crisi morde i settori produttivi del nostro territorio”.

“La provincia è considerata a livello costituzionale come ente di area vasta, e il paradosso è che alla fine del processo di cancellazione di tutte le province italiane (perché, si sappia bene, abolirne 35 porta un risparmio pari a solo un ventesimo di quello conseguibile dall'abolizione totale, e quindi quello a cui stiamo assistendo non può che essere un primo passo di un percorso più “definitivo”) gli Italiani, e molto di più i sindaci e gli amministratori locali, sentiranno la mancanza proprio di una struttura di quel tipo. La conoscenza del territorio è fondamentale ai fini del buon governo. E la Regione è un istituto troppo lontano dai cittadini per poterne interpretare correttamente le istanze. Non che io voglia difendere le Province in toto; è chiaro che anche lì è possibile e doveroso fare tagli, ma non illudiamoci di risolvere così i problemi amministrativi e di bilancio. Società partecipate, enti parco, consorzi... un sottobosco di sacche di assistenzialismo e inefficienza, parcheggi per politici defenestrati o amici degli amici disoccupati. Andiamo lì a scoperchiare il vaso di Pandora. Otterremo senz'altro risultati eclatanti anche in termini di bilancio”.

La posizione dell'Udc in Parlamento? Non sta a me parlarne, non in questa sede. Ma è ovvio che la mia personale posizione in questo contesto non può che essere di sprone al partito. La mia è una richiesta di maggior presenza, maggior “coraggio”. Un coraggio che dovrebbe essere naturale per un partito che ha sempre detto di voler valorizzare le autonomie locali e che ha trovato sempre la sua forza in una ramificata classe dirigente attiva sul territorio. Non è un caso, infatti, che ci battiamo per l’introduzione delle preferenze, per ristabilire un rapporto diretto tra cittadini e gli amministratori che li rappresentano”.

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