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Il caso / Roccagorga

Roccagorga, decade di nuovo la sindaca: sette consiglieri firmano le dimissioni

Si complica la vicenda del Comune. A dicembre il reintegro della sindaca Nancy Piccaro per effetto di una sentenza del Tar che annullava lo scioglimento. Ora si attende la nuova nomina del commissario

Hanno ufficializzato le loro dimissioni sette consiglieri del Comune di Roccagorga e ora l'amministrazione torna nuovamente nelle mani di un commissario. A rassegnare le dimissioni sono stati i consiglieri Lubiana Restaini, Valeria Atrei, Maurizio Fusco, Fatima Nardacci, Gianluca Frateschi, Sante Tullio e Davide Cipolla. Un atto che arriva dopo il reintegro, avvenuto solo alla fine del mese di dicembre, della sindaca Nancy Piccaro per effetto di una sentenza del Tar che aveva annullato lo scioglimento del Consiglio comunale decretato nel mese di giugno.

A raccontare la vicenda è la stessa Piccaro, che ci tiene a fornire una ricostruzione dei fatti: “Ancora una volta viene messo a repentaglio il bene della comunità. Oggi sono arrivate in Comune le firme dei 7 consiglieri che hanno scelto di dimettersi in blocco e far ritornare di nuovo Roccagorga commissariata. Dopo giorni in cui ne hanno infilata una dopo l’altra, ecco il momento culminante. Il 25 gennaio  - spiega - si era svolto il Consiglio comunale, durante il quale tutti i consiglieri avevano votato all’unanimità una disposizione prevista dalla Legge di Bilancio varata dal Governo Meloni. Comprensibile che avrebbero dovuto votare contro gli esponenti del Pd. Invece no, tutti hanno votato all’unanimità. Subito dopo però si sono dati appuntamento e hanno deciso di richiedere una nuova seduta per presentare una mozione di sfiducia al sindaco. Non discuto, ne avevano piena facoltà. Anzi, ero stata proprio io a dirglielo durante il consiglio, visto che nessuno si dichiarava disponibile a permettere di poter amministrare il paese".

La sindaca Piccaro spiega poi che era stata convocata una riunione dei capigruppo in cui era stata stabilito il 9 febbraio come data del Consiglio per la sfiducia. Ma le dimissioni dal notaio sono arrivate prima: "Davanti a questa strana sequenza - commenta - pongo una domanda: sono persone che seguono un ragionamento logico nel mettere in campo azioni che determinano le sorti di una comunità? Massimo rispetto per le libere scelte di ognuno, perché ognuno si assume le proprie responsabilità. Il problema è che le scelte di 7 persone ricadono su una comunità intera. Io non ho sentito neanche un cittadino, di qualsiasi schieramento, dichiararsi contento di questi comportamenti. Non ho sentito alcun elettore, di qualsiasi schieramento politico, condividere i comportamenti delle persone che hanno eletto. E soprattutto delle persone elette nella mia lista. E’ ammissibile che chi è minoranza eserciti un certo ruolo, ma chi è stato eletto? È veramente ignobile tradire il mandato degli elettori. Questa volta per fortuna sarà più breve il commissariamento perché a maggio o giugno si andrà al voto popolare. Quello stesso voto democratico che loro hanno calpestato in tutti questi anni impedendo ad un’amministrazione eletta dal popolo di governare. E’ chiaro a tutti il gioco che hanno fatto e a chi dà fastidio che il nostro paese venga governato con onestà e buon senso. Faccio presente che per il bene del paese io li ho contattati tutti i consiglieri. Ripeto, ci può stare che la minoranza non sia d’accordo a far governare l’amministrazione, ma è assurda la posizione degli altri. C’è chi ha risposto che sarebbe rientrato solo se fosse rientrato anche il Pd. Era questa l’unica condizione imprescindibile, tutti insieme appassionatamente. C’è poi chi ha detto tutto e il contrario di tutto, dicendo di essere andata a firmare perché “costretta”. Mi verrebbe da chiedere…costretta da chi? Le ho provate tutte, ma non c’era proprio verso di trovare un barlume di buon senso, di amore per la comunità e per le sue sorti. Si avvertiva solo un odio cieco e distruttivo".

"Forse è meglio che sia andata così - conclude Piccaro - piuttosto che trascinare per un altro anno persone che non meritano di rappresentare i bisogni di una comunità. Mi scuso con la comunità intera di aver contribuito a portare al governo del paese chi, evidentemente, non lo meritava e non ha avuto neanche il coraggio di venire di fronte alla comunità stessa ad argomentare le sue “vere” motivazioni. Per loro è stato preferibile mettere una firma e non affrontare il consiglio. Consiglio che io avrei affrontato a viso aperto e a testa alta, perché non ho nulla da temere”.

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