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Il Carciofo di Sezze, fiore all’occhiello dei Monti Lepini

#eccellenzepontine | Tra i primi marchi IGP registrati in Italia, il carciofo di Sezze oltre a essere gustoso in ogni ricetta racconta la storia di un territorio

La provincia pontina è ormai conosciuta in tutta Italia e oltre per una filiera agroalimentare di altissimo livello, che ovviamente con la bonifica delle paludi ha moltiplicato le sue potenzialità, ma che anche prima era ricca di storia e tradizioni che vanno indietro nel tempo anche fino all’epoca romana con il moscato di Terracina per esempio.

Una conoscenza così ancestrale dei prodotti della terra porta a lavorazioni, trattamenti e metodi fortemente specializzati che permettono ai prodotti tipici locali di avere un gusto inconfondibile, una qualità che non è facile trovare altrove.

Tra questi c’è sicuramente il carciofo romanesco meglio conosciuto come carciofo di Sezze, uno dei primi prodotti italiani ad essere tutelato a livello europeo dal marchio IGP.

Storia e tradizione

Il carciofo era conosciuto dalle civiltà più antiche come pianta selvatica, sembra che si coltivava in Sicilia sin dal I secolo. In realtà Greci, Etruschi e Romani conoscevano e apprezzavano i carciofi ritenuti afrodisiaci. Le prime coltivazioni del carciofo romanesco, conosciuto anche come la “rosa setina”, in terra lepina risalgono ai primi del 1800 e parlano di tradizioni contadine, di una comunità la cui vita è scandita proprio dalle stagioni, dalle semine e dai raccolti, dalle feste alla fine della fatica, dai canti durante il duro lavoro dei campi. Il carciofo si lega fortemente alla vita dei sezzesi tanto che Vittorio Del Duca, titolare di un’azienda agricola specializzata nella coltivazione di carciofi romaneschi che vanta oltre due secoli di attività nel territorio pontino e attualmente Presidente onorario e Vice Presidente  della Sezione Coldiretti di Sezze, ne ha scritto un libro “Il carciofo di Sezze usi, costumi e tradizioni” presentato in occasione della 50° edizione della Sagra del Carciofo di Sezze nel 2019. Con l’arrivo della ferrovia pedemontana il Carciofo romanesco ha cominciato ed essere commerciato anche fuori dalle zone limitrofe, portando a una intensificazione della produzione. Negli anni ’50 dello scorso secolo c’è stato il boom economico e il prodotto è diventato uno status symbol della città, fino agli anni ’70 quando è stata organizzata la Sagra che tuttora si svolge ad Aprile a Sezze.

Le caratteristiche del carciofo romanesco

È sicuramente il clima mite e la posizione del Monti Lepini a ridosso del mare che permettono al carciofo di crescere rigoglioso in questa zona. La semina avviene tra agosto e ottobre e la raccolta tra marzo e aprile. Il carciofo romanesco si distingue dalle altre qualità per le dimensioni maggiori, arrivano a un diametro di circa 10 cm, hanno una forma arrotondata e le bratee verdi tendenti al violaceo, non ha spine né peluria e il suo sapore è più deciso ma dolce. Ha altissime proprietà nutrizionali è ricco di sodio, potassio, fosforo, calcio e le vitamine C, K e B. Abbassa i valori di colesterolo nel sangue, facilità le attività del fegato e dei reni. Essendo ricco di fibre e anti ossidanti può essere consumato anche nelle diete e permette di prevenire malattie cardiovascolari e neoplasie.

Gli usi del carciofo

Il carciofo è protagonista assoluto di alcune ricette tipiche che i buongustai non possono non apprezzare: carciofi alla giudia, carciofi alla romana, carciofi fritti dorati, carciofi al forno e ripieni, ma anche come contorno di carni importanti e c’è chi prepara anche delle lasagne ai carciofi o un gustoso sughetto per condire la pasta, nei castelli romani si usa farli anche alla matticella.
In realtà con i carciofi vengono realizzati anche dei liquori e vengono usati largamente anche nella cosmesi e nella fitoterapia.

La sagra del carciofo di Sezze

Dal 1969 si tiene ogni anno nel mese di aprile una grande festa durante la quale è possibile gustare il carciofo di Sezze cucinato in tantissimi modi diversi. Gli stand permettono di assaggiare e comprare primizie di ogni tipo e nel corso della giornata si svolgono esibizioni di gruppi folkloristici che rievocano usi e tradizioni dei nostri antenati, come si ci vestiva e comportava durante le feste, cosa di mangiava e come si viveva. Una festa che oltre a parlare di uno dei fiori all’occhiello dei Monti Lepini, ricorda e trasmette alle nuove generazioni un passato neanche troppo lontano.

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