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Dopo il dietrofront riecco Mancini: “Nessuna fuga, la mia è una strategia”

L'ex presidente nerazzurro, ai microfoni di 'B come serie B' fa chiarezza sulla scelta di non corrispondere i restanti 648mila euro per completare l'acquisto del titolo sportivo. Ma intanto la piazza chiede chiarezza, e Vivarini non nasconde l'indignazione

“Si tratta della strategia di un’azienda seria”. Benedetto Mancini non lascia, ma rilancia. E spiega i motivi che hanno portato al mancato versamento del bonifico di 684mila euro, propedeutico all’acquisto del titolo sportivo pontino. Versamento da effettuare entro la giornata di ieri. La ‘dipartita’ dell’ex presidente del Latina calcio non è stata una fuga, almeno stando a quanto dichiarato dal diretto interessato in un’intervista riportata sulla pagina Facebook “B come Serie B”, ma una scelta voluta.

Insomma, 72mila euro spesi, sperperati, ma con il precipuo scopo di dare un segnale alla squadra. Obiettivo non raggiunto, visto che la speranza di una rinascita stile Araba Fenice non c’è stata, complice anche la scure del Tribunale Federale che ha anticipato una retrocessione ormai scontata. Eppure solo due giorni fa c’era stato l’annuncio circa il pagamento del restante 90% del titolo sportivo: “Il pagamento era stato predisposto per il 27 aprile. Ma quando compri un bene con una massa debitoria che tutti conosciamo, compri su una Serie B, che ha un piano finanziario diverso dalla Lega Pro. Lo scenario è cambiato e si è pensato a cosa fare”.

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Riflessioni che hanno portato a un cambio di strategia, stando a quanto dice Mancini. Che non fugge, ma nell’intervista rivendica gli oltre 200mila euro spesi per coprire le spese di gestione: “Sapevo che ci sarebbe stato malumore, ma la gente non può capire che certe scelte fanno parte di un progetto”. Nessuno scherzo, nessun bluff: “Alla fine bisogna scommettere. Se aspetti il corso degli eventi sono tutti capaci. C’è chi rischia i 72mila euro e chi non rischia nulla. Adesso aspettiamo la decisione della curatela, ma siamo pronti”. Tutto studiato, insomma: per Mancini (che ribadisce di non avere partner, ndr) meglio risparmiare i soldi e reinvestirli per il nuovo Latina. E nessuna turbativa d’asta “perché c’ero solo io”.

Per Mancini l’intenzione è di fare in modo che il leone alato continui a ruggire: “Mi interessa il progetto Latina, altrimenti avrei accettato le offerte che mi sono arrivate da alcuni club di B e Lega Pro. Non sono fuggito, ma preferisco aver perso 72mila euro per poterne recuperare 300mila dopo, utili a coprire una parte del debito sportivo. Sono valutazioni che ho fatto con il mio consulente”. E a chi parla di figuraccia risponde: “Chiediamolo a chi ha accumulato 11 milioni di euro di debiti, chi l’ha fatta davvero”.

Mancini conclude: “Il progetto non cambia. Se il Latina mi vorrà tornerò. Stiamo a giocare su una tavola di scacchi. Non sto giocando sulla pelle di nessuno. Non abbiamo arrecato alcun danno alla squadra, anche perché la squadra è retrocessa. I soldi che abbiamo versato non sono andati persi, ma sono serviti ai curatori per coprire le spese correnti”. Per ora tante parole, mentre Vivarini nella conferenza stampa prepartita non fa nulla per nascondere uno stato d’animo carico di veleno, e il legale Renato Archidiacono si è definito sconcertato per il mancato versamento del bonifico. C’è una piazza che attende risposte concrete, perché dopo aver accarezzato il sogno della Serie A, e aver calcato i campi della serie cadetta per quattro stagioni, sono in pochi ad accettare la prospettiva di ripartire dai dilettanti. Un rischio, a questo punto, piuttosto concreto. Al di là delle promesse e dei progetti ventilati.

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