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Martedì, 23 Aprile 2024
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Il Latina Calcio è di nuovo di Mancini: “I Leoni tornano a ruggire, salvezza ancora possibile”

Si chiama Mens Sana Latina la nuova società facente capo all'ex presidente che si è aggiudicato il titolo sportivo al terzo esperimento d'asta: "Gli obiettivi non cambiano. Dobbiamo diventare il fiore all'occhiello del calcio italiano"

Si chiamerà Mens Sana Latina. Un nome che già vuole segnare una cesura netta col passato. Un nome nuovo di una struttura nuova, quella che dovrà riportare i “leoni a ruggire” come recita lo slogan affisso nella sala conferenze del Park Hotel. Benedetto Mancini è tornato con il suo nuovo progetto. La sua offerta nel terzo esperimento d’asta è stata ritenuta valida e non ha ricevuto il ‘contrattacco’ di altri potenziali acquirenti. Il Latina riparte dal suo ultimo presidente. Un progetto già avviato, e interrotto, che ora riprende. E lo fa fissando già i primi obiettivi, a cominciare da quello piuttosto ambizioso che porta alla salvezza sul campo: “Ieri (lunedì, ndr) ero a Salerno e tanti credono ancora alla salvezza del Latina. Gli altri non sono fenomeni. Lo dimostriamo sul campo, nel primo tempo dominiamo, poi caliamo”. Non cambiano gli obiettivi, a cominciare da quello riguardante lo sviluppo del settore giovanile, che coinvolgerà le scuole (“Questa società deve diventare un fiore all’occhiello del calcio italiano. Vogliamo essere invidiati e ricercati nel resto d’Italia”).

CIFRE – All’avvocato Archidiacono il compito di fare chiarezza su cifre e scadenze: “Oggi (ieri per chi legge, dr) era fissata la gara per il terzo esperimento d’asta. C’era solo un’offerta per 720mila euro. Giudice e curatori, dopo aver esaminato la documentazione, hanno ritenuto l’offerta regolare e assegnato l’azienda Calcio Latina alla Mens Sana Latina di Mancini”. Entro quindici giorni si dovrà effettuare il pagamento della somma residua (Mancini ha versato solo il 10% della base d’asta) dopo il quale il Tribunale effettuerà il decreto di trasferimento della azienda alla società di Mancini. Infine, entro il 30 giugno bisognerà saldare tutti i debiti. “Questo è il percorso che consente all’azienda di sopravvivere e di mantenere la categoria di merito dal punto di vista sportivo”, precisa Archidiacono, il quale spiega anche il perché il fallimento pilotato è stato preferito al concordato preventivo: “Nessuna società si è mai salvata con il concordato preventivo, perché si tratta di una procedura farraginosa. Nei casi simili al nostro, tutte le società hanno fatto ricorso al fallimento pilotato”.

L’istanza di fallimento risale all’11 gennaio ma non fu notificata alla nuova società”, puntualizza Archidiacono. “Il 16 febbraio ha chiesto il fallimento perché non c’erano le condizioni per continuare, e Mancini chiese l’esercizio provvisorio. Senza il consenso del tribunale non ci sarebbe stata la partita col Carpi. Ma era interesse del Tribunale tutelare i creditori, che incasseranno i soldi provenienti dall’acquisizione dell’azienda sportiva”. Infine l’ultima precisazione: “Ho letto da più parti che Mancini non avrebbe potuto partecipare all’asta. È vero, ma questo riguarda tutti i cittadini privati. Il bando prevedeva la partecipazione di una società. Mancini come me, come tutti i cittadini privati non avrebbe potuto partecipare all’asta. La Mens Sana Latina srl, sì”

PROGETTO TECNICO E QUOTE – La nuova società ha sede a Latina, matricola 946662. È nata il 30 marzo, il 90% delle quote appartengono a Mancini, mentre il restante 10% alla Cmt (società marketing e comunicazione). “I progetti sono quelli che avevo annunciato tempo fa”, precisa Mancini, che annuncia anche una partnership con il Levski Sofia, che prevede uno scambio di quote, grazie ai buoni uffici con il governo bulgaro. E presto ci potrebbe essere un progetto parallelo che coinvolgerà un club spagnolo di serie A, sul cui nome però preferisce non sbottonarsi. “Ci saranno scambi di giocatori, organizzazione di partite internazionali, realizzeremo scuole calcio”, annuncia Mancini.
"Spese? Si chiama rischio di impresa, uno fa un progetto pensando a pro e contro. Tutto sta nello spalmare il debito. In B lo recuperi in tre anni. Non ho preso il Latina perché devo prendere un appalto al Comune. Il nostro è un progetto aziendale-sportivo. Il Latina è a tutti gli effetti una società con 500 dipendenti, che deve riuscire a vivere di suo e fare fatturato. Se fai la B hai un ritorno in X anni, in Lega pro in Y. Ma il ritorno ce l’avrai sempre se progetto fatto bene”.

SERIE B – Non manca la parentesi legata al campo. La salvezza dista 7 punti, uno in meno l’ultimo posto per i playout: “Ma io ci credo, e ne ho parlato con alcuni giocatori. Ci sono 18 punti a disposizione, e abbiamo dimostrato che possiamo giocarcela con tutti. Andiamo avanti e cerchiamo di lavorare duramente per far sì che il 18 maggio si possa festeggiare qualcosa di meritato. Manca poco, qualcosa a livello mentale, ma serve crederci”. Non mancano i sassolini da togliere: “Mercoledì l’assegno è arrivato tardi, non c’era nessun teatrino. Chi pensa ancora che io stia a fare il teatrino vada al Gianicolo a vedere le marionette. Da parte nostra abbiamo dimostrato tanta serietà, quello che chiedo è che sabato stiamo vicini alla squadra che va aiutata e sostenuta. Lo stadio torni a riempirsi e tutti si convincano che quello fatto è perché ci crediamo”.

VIVARINI – Smentite anche le voci che circolano da giorni su un avvicendamento sulla panchina nerazzurra: “Se Vivarini ha la stessa voglia, resta. Lui è il mister, è stato capace di tenere la squadra nei momenti più bui. Adesso deve avere la nostra stessa volontà e convinzione. E con lui i giocatori, che spero sappiano che qui c’è una società accanto a loro. E questo deve essere chiaro. La squadra ha raccolto 2 punti in 7 partite perché non c’era una società alle loro spalle. I curatori hanno fatto un ottimo lavoro ma a livello sportivo non potevano incidere. Ora c’è qualcuno che vuole la permanenza in serie B. E con la Spal dimostreremo di potercela fare, come quando a gennaio abbiamo battuto il Verona”.

SERIE B O LEGA PRO? – Non parla di retrocessione, anche se lo spettro Lega Pro aleggia e sembra diventare ogni domenica una possibilità concreta: “Se sarà così, costruiremo una squadra per tornare in B immediatamente”. Ma l’obiettivo resta la permanenza nella serie cadetta, nonostante il rischio penalizzazioni: “Stiamo lavorando per dimostrare che il nostro era un problema oggettivo. Si tratta di un caso atipico, diverso rispetto al Pisa, dove non c’è stato fallimento. I mancati pagamenti non sono frutto di una nostra volontà, ma di una impossibilità tecnica”.

CITTADELLA DELLO SPORT – Mancini pensa più allo sviluppo dello stadio: “Per ora non ci interessa la Cittadella. Preferirei parlare di qualcosa sullo stadio, renderlo un centro di aggregazione, un presidio per fare prevenzione medico-sanitario, e lavorare con le scuole. Lo stadio è utilizzato al 10% delle sue possibilità. Le aziende sport possono far fatturato, i giocatori hanno la loro plusvalenza e questo va fatto. Dietro al lavoro tecnico, c'è quello logistico. Tutto fa fatturato e ti permette di fare una società sana, senza ricorrere a strategie pazzerelle”.

SERIE A IN TRE ANNI – Mancini sarà il presidente, con il figlio e Daniele Muscariello vicepresidenti. “Le figure presenti nell'organigramma del Latina sono quelle che abbiamo portato noi, da qui in poi la struttura societaria sarà chiara a tutti e con le stesse persone che già in parte hanno lavorato con noi. Il dilettantismo non ci interessa perché non si sposa con la parte finanziaria. La buona volontà da sola non porta risultati. Non prendo il Latina per non fare nulla, ma perché gli interessi e gli obiettivi sono gli stessi che ho dichiarato sempre. Finora quello che ho detto si è avverato...”, fa presente il presidente. E a chi gli ricorda del progetto che in tre anni avrebbe dovuto portare il Latina in Serie A risponde: “Il progetto è quello del 28 dicembre quando non si sapeva dell’istanza di fallimento. Adesso dipende da come finiamo il campionato. Magari saranno più di tre anni, ma gli interessi sono gli stessi: portare società in alto e dare la possibilità ai nostri tifosi meravigliosi di vivere qualcosa di importante. E questo sarà possibile solo realizzando una struttura seria. I 40 minuti col Cesena in cui la squadra era virtualmente in serie A, paradossalmente hanno rovinato la piazza, bloccando la programmazione. È arrivato tutto troppo presto, annebbiando l’obiettivo principale, ovvero quello di creare struttura professionistica. Solo dopo esserci strutturati a dovere possiamo pensare di fare il salto. Dal punto di vista logistico, umano non abbiamo nulla da invidiare. Non saranno tre gli anni, ma in serie A ci arriveremo sicuramente”.

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