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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Moro, gli alibi forniti dai familiari agli imputati e le accuse ai pentiti

Nuova udienza in Corte d'assise del processo a carico di Ferdinando Ciarelli Macù, Simone Grenga, Antoniogiorgio Ciarelli e Ferdinando Pupetto Di Silvio

Parola a uno degli imputati e ad altri testi della difesa nel processo per l’omicidio di Massimiliano Moro in corso davanti alla Corte di assise di Latina presieduta da Gian Luca Soana.

Nell’udienza di oggi, martedì 12 settembre, è stato ascoltato Ferdinando Ciarelli detto Macù accusato insieme a Simone Grenga, Antoniogiorgio Ciarelli e Ferdinando Di Silvio detto Pupetto di omicidio premeditato aggravato dai motivi abietti con l'aggravante di avere agito con metodo mafioso. I quattro secondo l’accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Francesco Gualtieri, sarebbero i componenti del commando che avrebbe freddato a colpi di pistola Moro nella sua abitazione nel quartiere Q5 la sera del 25 gennaio 2010 nell’ambito della guerra criminale tra due gruppi – il primo nato dall’alleanza tra le famiglie rom  Ciarelli e i Di Silvio, il secondo del quale faceva parte Moro – che si contendevano il controllo del territorio di Latina per alcune attività criminali. Poche ore prima che la vittima venne uccisa infatti c’era stata la gambizzazione di Carmine Ciarelli, salvatosi miracolosamente dall’attentato.

Oggi in aula Macu, figlio di Carmine Ciarelli, ha negato ogni accusa spiegando che quel giorno in ospedale, al capezzale del padre dove era accorso anche Moro, non c’era stata alcuna riunione tra componenti del gruppo per vendicarlo. “Sono un musicista e mi ero quasi laureato in lettere – ha sottolineato – avevo cambiato vita”. A supportare l'estraneità di Antongiorgio Ciarelli la cognata la quale ha spiegato che la sera dell’omicidio l’imputato era a cena a casa sua con la moglie e che dopo cena era salito nella sua abitazione. E così anche i familiari di Grenga hanno di fatto fornito un alibi al proprio congiunto: la compagna e la madre hanno raccontato che quella sera l’imputato era con loro anche perché la figlia non stava bene e lui era stato a trovarla a casa della madre. A supportare tale tesi la cognata la quale ha spiegato che la sera dell’omicidio l’imputato era a cena a casa sua con la moglie e che dopo cena era salito nella sua abitazione.A smentire la ricostruzione dell’accusa, basata essenzialmente sulle rivelazioni dei pentiti Agostino Riccardo e Renato Pugliese, sono stati Costantino Cha Cha Di Silvio e Angelo Travali. Sono stati infatti i due collaboratori a raccontare di avere appreso proprio da Cha Cha e Travali da chi era composto il gruppo che quella sera aveva partecipato all’omicidio in Q5 ma questi due hanno smentito di avere mai parlato con i due collaboratori e di avere addirittura fornito i nomi degli autori dell’omicidio. “Riccardo è un millantatore” hanno sottolineato in collegamento dai penitenziari dove sono detenuti.

Il processo è stato aggiornato al 3 ottobre prossimo per proseguire con gli altri testi citati dai legali della difesa, gli avvocati Emilio Siviero, Marco Nardecchia, Alessandro Farau e Italo Montini.

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