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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Moro, la guerra criminale e le indagini "alternative"

Ascoltato dalla Corte di assise il dirigente della Squadra mobile: all'inizio non sembrò chiaro il legame con la gambizzazione di Carmine Ciarelli

Parola agli investigatori nella nuova udienza del processo per la morte di Massimiliano Moro a carico di Ferdinando Ciarelli detto Macù, Simone Grenga, Antoniogiorgio Ciarelli e Ferdinando Di Silvio detto Pupetto, chiamati a rispondere di omicidio premeditato aggravato dai motivi abietti con l'aggravante di avere agito con metodo mafioso.

In aula è stato infatti ascoltato dalla Corte di assise presieduta da Gian Luca Soana e dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri il dirigente della Squadra mobile all'epoca dei fatti Cristiano Tatarelli il quale ha ricostruito quei due giorni di guerra criminale pontina - il 25 e 26 gennaio 2010 - nel quale si assistette prima alla gambizzazzione di Carmine Ciarelli, poi all'uccisione di Moro e ancora all'omicidio di Fabio Buonamano. Una sequenza di morti e feriti, una guerra tra i Ciarelli e i Di Silvio da una parte (coalizzati per una volta) contro il gruppo che faceva riferimento a Moro il quale ambiva ad aggiudicarsi di parte degli interessi economici dei due clan.

L'investigatore ha sottolineato che all'inizio non era stato individuato chiaramente questo legame poi è stato chiaro come gli spari a Ciarelli e l'eliminazione di Moro nel suo appartamento in Q5 erano assolutamente conseguenziali. Se in un primo momento dunque le indagini della Mobile si erano orientate verso altre persone dell’ambiente criminale pontino poi hanno preso un'altra direzione. In aula ha anche parlato, collegato dal  carcere dove è detenuto Giuseppe Pasquale Di Silvio – fratello di Pupetto e figlio di Lallà Di Silvio – il quale ha siegato che il presunto mandante dell'omicidio Macù, non avrebbe mai agito se non lo avesse autorizzato lo zio Ferdinando Furt Ciarelli. La Corte ha anche disposto l'accompagnamento coattivo per due testimoni, Ferdinando Di Silvio detto Gianni, fratello di Lallà, e Paolo Peruzzi, personaggio vicino a Moro, che nonostante la regolare citazione non si sono presentati in udienza.

In chiusura di udienza il pm Spinelli ha chiesto la sospensione dei termini di custodia cautelare alla luce della circostanza che la scadenza è a gennaio 2024, richiesta alla quale si sono opposti i difensori ma che, a conclusione della camera di consiglio, è stata invece accolta dalla Corte d’assise. Si torna in aula il 9 gennaio prossimo per proseguire con l’audizione degli altri testimoni.

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