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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Lavoratori de La Provincia, lettera ai vescovi di Latina e Frosinone

I 21 dipendenti tra giornalisti e poligrafici in assemblea permanente presso la sede di Frosinone hanno scritto al Vescovo di Latina, Mariano Crociata, e a quello di Frosinone, Ambrogio Spreafico

Dopo aver scritto al sindaco di Latina e a quello di Frosinone, così come al prefetto ciociaro, i 21 lavoratori del quotidiano La Provincia, in assemblea permanente dal 9 gennaio scorso, hanno ora inviato una missiva anche al Vescovo di Latina, Mariano Crociata, e a quello di Frosinone, Ambrogio Spreafico.

Nella lettera giornalisti e poligrafici spiegano la “drammatica situazione” in cui sono costretti a vivere loro e le loro famiglie.

IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA
Eccellenza Reverendissima,
siamo i 21 tra giornalisti e poligrafici dipendenti presso La Provincia Quotidiano edizione di Latina.
Vi scriviamo per mettervi a conoscenza della drammatica situazione in cui ci troviamo come lavoratori e con noi anche le nostre famiglie: siamo finiti “in mezzo a una strada” a causa della chiusura della redazione dal 5 gennaio scorso. Da quella data la società editrice, la Effe Cooperativa Editoriale spa che pubblica analoga edizione a Frosinone, ha deciso di sospendere in via unilaterale la pubblicazione di quella pontina.
Ad aggravare la situazione anche l'impossibilità da parte nostra di accedere alla redazione dopo il “sigillo” apposto alla serratura della porta, con silicone e una vite, a seguito della proclamazione dell'assemblea permanente a partire proprio dal 5 gennaio. Assemblea che per forza di cose ora è in corso nella sede di Frosinone, dove siamo sistemati nella Sala Riunioni con un presidio giorno e notte. L'attesa è tutta per una trattativa tra le parti che di fatto è incagliata tra le secche dell'intransigenza finanziaria e contabile.
Ci troviamo costretti ad agire in modo estremo solo per vantare «la giusta mercede»: il 20% di maggio, gli stipendi da giugno a dicembre 2013 comprese indennità e tredicesima. L'azienda non sta onorando il pagamento delle sue spettanze sostenendo rigidamente che non ci sono soldi a disposizione. Una sofferenza finanziaria dovuta anche all'inchiesta della Procura di Frosinone, sui dati delle vendite del passato, che ha portato al blocco di tre annualità del contributo concesso dal Dipartimento dell'Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Eppure il personale ha già accettato altri sacrifici: dal giugno 2012 la riduzione dello stipendio, con l'applicazione dei Contratti di Solidarietà e il mancato godimento di giorni di riposo e recuperi del lavoro domenicale, fino a quando a novembre 2013 è stato prestato il consenso alla Cassa Integrazione al 50% per tutti i dipendenti di Latina e Frosinone. Uno stato di cose che fa ricordare come «defraudare poi la dovuta mercede è colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di Dio» (RN, 17).
Purtroppo, quanto rappresentato sta accadendo in un contesto di totale assenza di rapporti umani tra le due sedi. Dai colleghi di Frosinone mai avuto solidarietà, mai una richiesta di affrontare insieme la crisi, assente nei nostri confronti il direttore responsabile.
Vostra eccellenza tenga presente che, nei mesi scorsi, le nostre proteste e scioperi sono state fortemente osteggiate dai colleghi di Frosinone i quali successivamente hanno criticato l'accordo per la Cassa Integrazione, salvo poi, dopo una decina di giorni dalla firma di questo, iniziare una loro personale protesta per la crisi e i mancati stipendi. In seguito, hanno rivolto un appello al “socio di riferimento” ed ex presidente del consiglio d'Amministrazione della coop editrice, l'imprenditore e costruttore di Veroli Arnaldo Zeppieri, il quale sembra aver risposto... Con l'azienda che ha pagato a dicembre scorso una mensilità ai soli dipendenti di Frosinone, mentre a quelli di Latina ha inviato la comunicazione in pieno pomeriggio del 30 dicembre, orario critico in una redazione, con cui ha annunciato «la sospensione della pubblicazione dell'edizione di Latina dal 5 gennaio 2014», con i lavoratori posti in Cigs e ferie forzate.
Pensiamo sia ingiusto fare riferimenti biblici sulla mancata fraternità. Tuttavia, riteniamo sia necessario ribadire con maggiore forza i principi etici e morali che devono regolare l'esercizio di un'impresa economica. Questo è ciò che in conclusione chiediamo a Vostra Eccellenza: sulla base della nostra esperienza, che mettiamo nelle sue mani, trovi sempre l'occasione per ricordare quanto siano stati profetici i Padri Conciliari del Vaticano II nell'affermare che «il lavoro va rimunerato in modo tale da garantire i mezzi sufficienti per permettere al singolo e alla sua famiglia una vita dignitosa su un piano materiale, sociale, culturale e spirituale...» (GS, 67).
A noi, al momento, tutto ciò è impedito dalle decisioni adottate dall'azienda e fortemente lesive della dignità umana. Se solo ci fosse una possibilità, Vostra Eccellenza stia al nostro fianco. Sappiamo bene che forse non c'è spazio per un intervento diretto a mediazione di questa triste vicenda, come altre e anche più gravi della nostra (semmai fosse possibile una classifica), ma ci conforta sapere già solo di una vicinanza e di un conforto spirituale da parte Vostra in questo momento difficile.
Con devozione filiale e raccomandandoci alle Vostre preghiere,
Voglia gradire da parte nostra un caro saluto

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