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Domenica, 28 Aprile 2024
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Il Giardino di Ninfa: nuovi progetti alla scoperta della natura, della storia e della cultura

Instancabile la Fondazione Roffredo Caetani che ha presentato i mulini appena restaurati e si appresta a dare il via a tantissimi altri progetti

Che Ninfa non sia “solo” un giardino meraviglioso costruito attorno a rovine suggestive risalenti al medioevo, lo sapevamo già. Che la cosa fosse ormai nota in tutto il mondo lo testimoniano i vari riconoscimenti e premi collezionati negli anni, ma che la Fondazione Roffredo Caetani, che gestisce il giardino e altre proprietà della famiglia che ha vissuto e presidiato per secoli queste terre, sia una fucina instancabile di attività e scoperte è una realtà che negli ultimi anni si è consolidata.

Infatti il Giardino di Ninfa non è solo custode di bellezza e storia, luogo magico da visitare ma è un vero e proprio motore propulsore di progetti e collaborazioni importanti, di studio non solo naturalistico ma anche storico, sociale e architettonico.

Proprio in questi giorni è stato presentato il restauro conservativo dei mulini che pompano l’acqua del fiume che scorre all’interno del giardino. Questi mulini, come ha dichiarato Massimo Amodio, presidente dalla Fondazione Roffredo Caetani, sono una testimonianza che Ninfa da circa 1000 anni è un luogo che produce energia in maniera pulita e innovativa, prima con le antiche mole e poi dal 1908 con la centrale idroelettrica costruita per volere di Gelasio Caetani.

Il restauro

La professoressa Daniela Esposito, membro del comitato direttivo della fondazione, ha spiegato con semplici ma efficaci parole in cosa consiste il lavoro di restauro dell’edificio e come era composto il mulino. Nel ‘600 erano presenti tre grandi macine e probabilmente un imponente mantice che metteva in funzione la grande struttura. Dai vari documenti e dall’osservazione dei resti, dopo il restauro è ancora più evidente che attorno al mulino sorgevano diverse costruzioni murarie, si è potuto capire che l’edificio è stato realizzato in epoca medievale e rimaneggiato più volte nel corso dei secoli. È stata una zona estremamente produttiva grazie alla presenza del lago a uso non solo degli abitanti di Ninfa ma di quelli di tutto il territorio. Anche la centrale idroelettrica di Gelasio Caetani serviva non solo le proprietà della famiglia ma anche le comunità locali. Il restauro, realizzato grazie a un contributo della Regione Lazio, è per lo più conservativo e di messa in sicurezza. Si è trattato per lo più di interventi di consolidamento, ritocco dei giunti, di messa in sicurezza delle pietre, leggermente corrose dal tempo, con l’utilizzo di una malta compatibile con quelle esistenti all’epoca e di rimessa in circolo dell’acqua.

Daniela Esposito, Massimo Amodio, Alessandra Corbi- giardino ninfa

Il passato

Tutti sanno che l’antica città di Ninfa era un fiorente centro e che nella seconda metà del 1300 è stato pian piano abbandonato. Dagli studi storico-architettonici e dei documenti si è potuto scoprire che le attività dei mulini sono una testimonianza che, anche dopo l’abbandono della città, la zona non è stata totalmente disabitata e che le antiche mole ebbero una importanza tecnica, economica e sociale. Risale al 1298 l’atto di acquisto della famiglia Caetani dell’unico mulino della zona e delle strutture attorno, conservato nell’archivio storico della Fondazione Camillo Caetani di Roma. Molteplici sono le testimonianze che da quel momento in poi le comunità locali, Norma in primis, hanno continuato a utilizzare i mulini per le prime necessità famigliari. Come racconta la studiosa Alessandra Corvi, sin dai tempi più antichi le donne di Norma, ogni settimana, portavano i panni a lavare presso il fiume arrivavano dalla montagna con ceste cariche sulla testa, poche fortunate a dorso dell’asino. Si fermavano presso il mulino per l’intera giornata: facevano il bucato di tutta la settimana, stendevano i panni per farli asciugare e poi facevano il bagno tutte insieme prima di tornare su in paese. Queste giornate bucoliche erano fatte di duro lavoro ma anche di canti, chiacchiere, pettegolezzi e racconti.
Nei primi del ‘900 Gelasio Caetani fece costruire una centrale idroelettrica meccanica, cominciando a produrre energia a beneficio di tutte le comunità limitrofe. Un importante segnale dell’apertura mentale della famiglia Caetani, del loro guardare al progresso pur volendo preservare le bellezze del passato e soprattutto lo stretto rapporto con gli abitanti delle zone limitrofe. Roffredo Caetani non solo consentiva alle donne di servirsi dei lavatoi del mulino, ma fece costruire degli appositi spogliatoi per consentire un po’ di intimità alle bagnanti che da sempre attiravano gli occhi indiscreti dei passanti e dei giovani curiosi del luogo. Per questo le donne, che amavano questo luogo, lo acclamavano e lo chiamarono affettuosamente “gliu principe”.

Il futuro

I progetti della Fondazione Roffredo Caetani non si fermano, grazie al contributo regionale per il restauro dei mulini si è potuto proseguire su questa strada partecipando a un bando del PNRR dedicato ai parchi e giardini storici che permetterà di realizzare una nuova centrale idroelettrica, con una turbina efficiente e moderna che permetterà di produrre energia di altissima qualità pulita. Un progetto totalmente eco sostenibile che fornirà energia elettrica non solo al giardino ma anche alle zone limitrofe, proprio come fece Gelasio nel 1908.
Le novità non finiscono qui, perché il restauro dei mulini aprirà il giardino a nuove possibilità culturali come quella di mettere in rete questo sito con altri simili come la macchina dell’acqua di Sermoneta, la centrale idroelettrica di Fossanova e molti altri, e così creare un percorso tematico che attraversa la storia del nostro territorio per svariati secoli in un ottica di valorizzazione del territorio e della sua storia e di promozione del turismo e dell’economia locale.

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