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L'iniziativa

No al cibo sintetico, la petizione di Coldiretti: “Una minaccia alla nostra tradizione agroalimentare”

L’iniziativa arriva anche nel territorio pontino: da sabato 12 novembre la raccolta firma nel mercato di Campagna Amica di via Don Minzoni a Latina

“No al cibo sintetico, che rappresenta una minaccia alla nostra tradizione agroalimentare”: parte da questo fine settimana anche nel Lazio una raccolta firme da parte di Coldiretti. Il via viene dato sabato 12 novembre in tutti i mercati di Campagna Amica della regione, e anche nella provincia di Latina, e proseguirà nelle prossime settimane.

L’iniziativa è stata lanciata dalla federazione regionale di Coldiretti per sostenere “le produzioni del nostro territorio, difendere la sovranità alimentare nazionale e la dieta Mediterranea”.

“L’invito che rivolgiamo a tutti i consumatori - spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri - è quello di sostenere la nostra battaglia contro il cibo sintetico e le multinazionali, che stanno creando in laboratorio i cibi che vogliono portare sulle nostre tavole. Il loro obiettivo è evidentemente quello di arrivare a produrre alimenti, facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi. Non possiamo accettarlo. Tutto questo rappresenta un’enorme minaccia per la nostra agricoltura: dalla bistecca fatta nel bioreattore al latte senza mucche. E’ un vero e proprio attacco alle stalle italiane e all’intero Made in Italy a tavola”.

La petizione sarà disponibile anche a Latina dalle 8 fino alle 14 di sabato 12 novembre nel mercato di Campagna amica di via Don Minzoni, aperto con lo stesso orario anche il mercoledì. La raccolta firme non si fermerà al fine settimana. “Sarà possibile sottoscrivere la petizione anche nelle settimane successive - spiegano da Coldiretti Lazio - sia nei mercati che negli agriturismi di Campagna Amica o nei nostri uffici”. 

“Coldiretti sta portando avanti in Europa anche la battaglia contro il Nutriscore, - conclude infine Granieri - i sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo, che alcuni Paesi stanno applicando su diversi alimenti, sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. Sistemi fuorvianti, discriminatori ed incompleti, che finiscono paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali, che da secoli sono presenti sulle tavole, per favorire prodotti artificiali di cui, in alcuni casi, non sono noti neanche gli ingredienti”. 

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