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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura

Black Tail, passione per la musica e voglia di raccontare il quotidiano: l’incontro con la band

Una continua ricerca musicale e la voglia di raccontare il mondo secondo i loro occhi: i Black Tail presentano il loro secondo album e ci raccontano la sua lunga gestazione

In uscita il 18 settembre One Day We Drove Out of Town prodotto da MiaCameretta Records e Lady Sometimes Records è il secondo album dei Black Tail, band pontina che propone un alternative folk, dai toni rarefatti e intimisti che trovano le loro radici nella musica degli Yuppie Flu, di Wilco, e di Elliott Smith.

Registrato tra il novembre 2016 e il marzo 2017, l’album propone 9 pezzi che proseguono un percorso di ricerca musicale iniziato con il primo disco: Springtime.

I Black Tail sono Cristiano Pizzuti (voce, chitarra e tastiere, autore di gran parte della loro produzione musicale) e Roberto Bonfanti (batteria) con i quali collaborano proficuamente Filippo Strang (che ha curato anche registrazione e missaggio), Luca Cardone, Simone Sciamanna e Ettore Pistolesi.
Attraverso una lunga e piacevole conversazione con Cristiano Pizzuti e Roberto Bonfanti, siamo entrati nel mondo dei Black Tail, della loro musica e nelle dinamiche tipiche di una piccola band indipendente.

Come nascono i Black Tail? Quali percorsi vi hanno portato a formare questo gruppo? Che esperienze sono convogliate in questo progetto? Qual è l’origine del vostro nome?

Cristiano Pizzuti: facevo parte di un gruppo che si chiamava Desert Motel, dopo un primo album, per problemi personali (è difficile conciliare la vita quotidiana, il lavoro, la famiglia di tutti i componenti della band con le prove, le registrazioni e tutto il resto) abbiamo concluso questo percorso. Qualche tempo dopo, durante un’escursione fuori Boston, dove mi trovavo per lavoro, mi sono reso conto che era giunto il momento di pensare a nuovi progetti musicali, non avevo mai smesso di scrivere canzoni e avevo diverso materiale: era ora di dare vita a un nuovo progetto. Proprio durante quell’escursione vidi un cervo con la coda nera, mi sembrò come se si materializzasse concretamente davanti ai miei occhi la possibilità di una nuova avventura, e che Black Tail (coda nera n.d.r.) potesse essere un bel nome per un gruppo futuro. Tornato in Italia contattai Simone (Simone Sciamanna ex Desert Motel, n.d.r.). Cominciammo subito a guardarci intorno per dare corpo alla band, subito è arrivato Luca Cardone, il bassista, e poco dopo Roberto, che ha avuto un ruolo fondamentale perché ha capito in pieno lo spirito del progetto che volevamo portare avanti e ha saputo inserirsi perfettamente, dando un suo contributo importante al nostro sound.

Roberto Bonfanti: Io sono l’ultimo arrivato del gruppo, avevo alle spalle esperienze più rock rispetto al folk dei Black Tail: un amico in comune mi aveva detto che una nuova band stava cercando un batterista e, pur avendone provati diversi, non riuscivano a trovare quello giusto per loro. Dopo aver ascoltato i primi promo ero un po’ perplesso, ma essendo una persona molto curiosa non ho desistito e ho scoperto un mondo che altrimenti non avrei mai conosciuto. Abbiamo cominciato a lavorare insieme, e a inserire la batteria nei pezzi.  Gli altri mi hanno fatto subito sentire parte del progetto e nei vari cambi di line up sono riuscito a ritagliarmi il mio posticino di riguardo. Il tutto è stato sin da subito molto stimolante, sono contento di far parte dei Black Tail anche per la cura e la qualità con le quali tutto viene realizzato e seguito, sempre senza dimenticare di non prenderci troppo sul serio, rimanendo noi stessi, cosa che secondo me è fondamentale per conservare la freschezza e la spontaneità di una proposta musicale.

Cristiano Pizzuti: con l’arrivo di Roberto il progetto ha preso la piega che io e Simone avevamo pensato dall’inizio, volevamo trovare degli elementi per raggiungere un suono un po’ rarefatto, proprio perché venivamo da esperienze un po’ più pop e noise, volevamo cambiare direzione per nostra curiosità musicale. Con Roberto ci siamo riusciti, è bravissimo ad interpretare il brano e a fare una ricerca accurata dei suoni.

Il vostro lavoro viene definito lo-fi, indie pop con influenze di cantautorato: sono indicazioni molto generiche di un panorama molto vasto della discografia indipendente moderna. Sono chiare le influenze musicali che vi hanno condotto sin qui ma, al di là di ogni etichetta, chi sono i Black Tail? Cosa vogliono comunicare?

Cristiano Pizzuti: in realtà non c’è esattamente una categoria precisa nella quale ascrivere la nostra musica. Amiamo la musica, siamo ascoltatori compulsivi, la nostra curiosità ci porta a percorrere sempre strade diverse. Ciò che per noi è più importante, nella musica e nella vita, è  cercare di assorbire il più possibile e imparare da tutto ciò che ci circonda, interpretarlo e rielaborarlo, facendolo nostro e mettendolo nei nostri brani, senza preoccuparsi di essere per forza originali e innovativi. Spesso la corsa per ottenere la novità e la diversità fa perdere di vista la componente umana, la narrazione individuale, che invece all’interno delle creazioni artistiche è centrale. L’innovazione può essere uno dei percorsi possibili per un musicista, ma non l’unico. Spesso si commette l’errore di non valutare la qualità intrinseca di un lavoro giudicandolo solo in base alle innovazioni che apporta, piuttosto che domandarsi quale sia l‘intento comunicativo dell’artista.

Roberto Bonfanti: Nella realizzazione di un brano originale, quando si ha un’idea e la si sviluppa, fondamentalmente si “suona se stessi”, poi gli altri possono attribuire una somiglianza o un’attitudine rispetto al mood di qualche gruppo che ascolti e può averti influenzato, ma non si parte mai con l’intenzione di fare un brano come qualcuno di specifico. Tra le tante etichette che ci hanno attribuito, quella che sento più mia, perché in quella direzione va la mia ricerca musicale è il folk: è un genere meno immediato, trasmette delle sensazioni in maniera meno diretta, il rock per esempio arriva come un pugno e non può non comunicare qualcosa, il folk ha delle dinamiche molto più complicate, è più difficile farsi ascoltare, ma quando si arriva si lascia una traccia profonda.

La vostra è una musica dalle atmosfere rarefatte e intimiste, come nascono le vostre canzoni? Per quanto riguarda i testi, quali sono i temi che vi stanno più a cuore?

Cristiano Pizzuti: Le nostre canzoni nascono dalla riflessione su ciò che ci circonda, durante la vita quotidiana appuntiamo ciò che ci colpisce e ci sembra interessante e bello mettere in un brano. Di conseguenza le tematiche non hanno un focus preciso su un argomento o un altro, ma esprimono la nostra esperienza diretta. Per quanto mi riguarda, cerco di mostrare la mia prospettiva di osservatore sulle cose, niente di elevato, ma una riflessione su aspetti della vita quotidiana che prima o poi toccano tutti da vicino.

Roberto Bonfanti: premetto che i brani li scrive Cristiano, musica e parole. Nelle canzoni lui parla di questioni quotidiane che spesso, proprio per il fatto di averle davanti ogni giorno, perdono significato, ma che invece andrebbero considerate di più. Sono temi non per forza legati tra loro, anche se nel nostro album precedente Springtime c’era un filo conduttore ben preciso.

Cristiano Pizzuti: quanto ci si trova a preparare un album, magari su 50 canzoni a disposizione si selezionano quelle che hanno più senso l’una accanto all’altra. Infatti Springtime, che è nato in un periodo di grande riflessione e maturazione interiore, voleva essere espressione della continuità, intesa non come uniformità ma come cambiamento costante, paradossalmente il tratto di continuità sta proprio nel cambiamento incessante che caratterizza la vita.  Invece questo secondo album è più focalizzato su di noi all’interno di ciò che ci circonda, un discorso sugli spazi che non sono semplicemente fisici, ma anche interiori e astratti che vanno dal microcosmo al macrocosmo.

Il prossimo 18 settembre uscirà il vostro secondo album One Day We Drove Out of Town, come si evolve la vostra musica? Cosa si è interrotto dal precedente album e cosa invece torna come liet motiv del vostro modo di comporre? Qual è la ricerca musicale che state compiendo?

Cristiano Pizzuti: abbiamo mantenuto una certa continuità nella cifra stilistica, non ci siamo mossi troppo da quello che era il nostro sound iniziale, un folk alternativo, principalmente perché un disco non è sufficiente per esaurire un discorso. Sono cambiate diverse cose invece per quanto riguarda la produzione e il metodo di registrazione e ideazione dei pezzi. Il primo disco è stato molto corale: una volta abbozzati i pezzi da me, li abbiamo costruiti insieme tutti e quattro, li abbiamo provati a lungo e poi siamo andati in studio perché desideravamo un disco immediato che catturasse il suono reale della band. In tre giorni avevamo registrato tutto in presa diretta. Stavolta invece abbiamo lavorato più a lungo. Eravamo partiti con l’idea di creare di nuovo insieme, ma l’estate è stata molto intensa e per problemi personali non ci è stato possibile registrare tutti insieme contemporaneamente…

Roberto Bonfanti: in realtà questa può essere stata una fortuna, perché Cristiano aveva già delle cose pronte, ma anche diverse bozze, eravamo in un periodo di grande creatività e l’agosto 2016 è stato per noi davvero proficuo. L’organizzazione della band è stata fondamentale per la realizzazione dell’album: parlando dal punto di vista della ritmica per esempio, se non si suona contemporaneamente al basso occorre prendere dei punti di riferimento diversi e si hanno dei risultati molto differenti piuttosto che suonando insieme. Abbiamo scoperto che molte band del passato hanno spesso utilizzato volutamente questo modo di registrare, ma per noi è stato del tutto casuale e obbligato dalle circostanze. Avevamo ben chiaro il nostro obiettivo, tutte le difficoltà ci hanno costretti a delle scelte che hanno inciso parecchio sul risultato, ma di cui siamo assolutamente soddisfatti. Siamo riusciti ad ottenere proprio quello che volevamo: un sound più solare e meno introspettivo. Nello studio della nostra etichetta abbiamo trovato persone stupende che ci hanno aiutato, eravamo in un periodo positivo dal punto di vista creativo, si è aggiunta una felice combinazione anche dal lato umano che ci ha permesso di fare le cose nel modo migliore possibile.

Cristiano Pizzuti: ci siamo trovati davanti a una situazione che band piccoline e locali come la nostra conoscono bene. Quando ci si accorge di essere in un momento creativo favorevole, fermare tutto e rimandarlo a un momento migliore per tutti i membri della band può far spegnere l’entusiasmo e perdere freschezza e occasioni importanti. In ambito creativo forse la cosa migliore è proprio quella di abbattere tutti gli ostacoli, senza timore e cogliere l’attimo. Questa è la lezione principale che ci ha insegnato questa esperienza, sebbene piena di timori e responsabilità, abbiamo capito che in certi casi, l’irruenza paga.

In vista dell’uscita del nuovo album, quali sono i vostri programmi? Dove si potrà acquistare il disco? Vi sentiremo dal vivo a Latina e provincia?

Cristiano Pizzuti: il disco sarà promosso per tutto l’autunno, sarà disponibile on line dal 18 settembre sia in versione scaricabile che in cd da acquistare. Il prossimo appuntamento dal vivo sarà il 7 ottobre al Sottoscala 9. Abbiamo scelto Latina (anche se alcuni di noi sono di Aprilia e Anzio), perché ci sembrava doveroso, qui facciamo le prove, qui è nato tutto: il Circolo H è stato il primo palco dei Black Tail. Latina è stata la prima a darci calore umano e soddisfazioni, non potevamo non iniziare il tour promozionale da qui.

Roberto Bonfanti: i Black Tail sono una band giovane, anche se Cristiano e Simone sono conosciuti singolarmente per le loro esperienze precedenti, la band deve mettere ancora a frutto tutto il lavoro svolto finora. Stiamo vagliando diverse opportunità per i live, ma sceglieremo in base ai contesti. Vista la ricerca musicale, di atmosfere e sound non tutti sono adatti, dovremo cercare delle location a noi affini. Intanto vorremmo che il nostro lavoro arrivi a più persone possibili.

In attesa di ascoltare l’album sarà possibile seguire tutte le news sui Black Tail dalla loro pagina Facebook.

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