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Cronaca

Amianto, allarme in provincia di Latina: 660 morti negli ultimi 20 anni

I dati diffusi dall’Ona; l’appello dell’avvocato Bonanni alla politica per chiedere la bonifica e la messa in sicurezza dei siti industriali dismessi

E’ ancora allarme amianto in provincia di Latina: l’Ona, l’Osservatorio Nazionale Amianto, infatti, ha reso pubblici i dati epidemiologici relativi all’incidenza di mesoteliomi e di altre patologie amianto correlate nel Lazio e in provincia di Latina. Nel territorio pontino sono stati 660 i morti negli ultimi 20 anni ed è partendo da questi numeri che l’avvocato Ezio Bonanni, attraverso le telecamere di Ona TV e nell’ambito della trasmissione “Smaltimento amianto: le responsabilità della mancata bonifica, su chi ricadono?”, ha rivolto un nuovo appello alla politica per chiedere la bonifica e la messa in sicurezza dei siti industriali dismessi.

“Purtroppo, ancora nel 2019, sono stati più di 1.900 i decessi, solo in Italia, per mesotelioma. I casi, in particolare quelli inerenti al mesotelioma pleurico, che è la forma più frequente (in più del 93%), sono in costante aumento, e nel 2020, a causa del Covid, i decessi sono aumentati. Così, per le altre malattie asbesto correlate”.

“In provincia di Latina, vi è un cocktail esplosivo di amianto e nucleare. Più di 660 decessi dal 2000 per patologie asbesto correlate. La strage assume un contesto ancora più drammatico anche in ambito regionale e peraltro con un quadro simile su scala nazionale. Una vera e propria shoah dei tempi moderni” ha detto Bonari che ha aggiunto come l’Ona abbia censito per il territorio pontino circa 170 casi di mesotelioma, con un trend in netto aumento, rispetto ai circa 100 casi censiti dal Dipartimento di Prevenzione per il periodo dal 2000 fino all’anno 2014. “Le città più colpite dai casi di mesotelioma - secondo quanto rilevato dal presidente dell’Associazione- fino a tutto il 2018, sono Latina con 30 casi; Gaeta con 25 casi; Aprilia con 20 casi; Sezze con 10 casi; Formia con 15 casi. Il mesotelioma è solo la punta dell’iceberg - ha aggiunto Bonanni- perché l’amianto provoca tumori polmonari, alla laringe, faringe, esofago, fegato, colon e perfino all’ovaio e per non parlare dell’asbestosi, placche pleuriche ed ispessimenti pleurici e le complicazioni cardio-vascolari”.

L’Ona ha rimarcato che, al di là dell’esempio virtuoso del Comune di Bassiano (in questa realtà è stato attivato uno sportello amianto),  occorre lanciare un allarme sulle condizioni di rischio particolarmente alte per Latina, Aprilia e Cisterna. “Questo cocktail di cancerogeni, si è verificato, specialmente, nella città di Latina, ed è per questo motivo che, sin dal 2008, l’Ona ha chiesto una maggiore attenzione per la problematica ambientale. E’ sempre più necessario adottare strumenti di ulteriore tutela ambientale – ha concluso l’avvocato Bonari - occorre inoltre proseguire una mobilitazione, in provincia di Latina come nel resto di Italia, affinchè si proceda con la bonifica e la definitiva messa in sicurezza di tutti i siti industriali dismessi, al fine di evitare rischi di contaminazione per presenza di amianto ed altri agenti cancerogeni”.

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