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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Sequestro di beni milionario per l’imprenditore. Aveva nascosto latitante della camorra

Il provvedimento eseguito nei confronti dell’uomo; il patrimonio di circa 20 milioni di euro “frutto di attività illecite"

Maxi sequestro di beni per un imprenditore di Pomezia che ha visto finire sotto chiave ville, quasi 150 immobili, un complesso industriale, società e auto di lusso, fra le quali alcune Ferrari. Un patrimonio di circa 20 milioni di euro accumulato nel corso degli anni. 

L’operazione è stata condotta dai carabinieri del comando provinciale di Roma che ha dato esecuzione al provvedimento di sequestro, finalizzato alla confisca, oltre che nella capitale anche nei comuni di Pomezia, Anzio, Castel Gandolfo, Albano Laziale, Ariccia e Olbia. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Roma, sezione misure di Prevenzione, a seguito della richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e scaturisce dalle indagini dei militari che hanno consentito di ricostruire il “profilo e la carriera criminale”, iniziata nel 1996, dell’imprenditore nonché di individuare “il suo ingente patrimonio, da ritenersi frutto di attività illecite”.

L’imprenditore e i legami con il clan camorristico 

Secondo quanto ricostruito, l’imprenditore, nel corso degli anni, è stato coinvolto in fatti di usura, ricettazione, truffa, falsità in scrittura privata, sostituzione di persona, falsità in testamento olografo, bancarotta semplice, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, realizzazione di discariche non autorizzate, violazione dei sigilli, violazioni della legge sugli stupefacenti, favoreggiamento di latitanti. Proprio in riferimento a questo, indagini della Procura di Napoli hanno disvelato come l'uomo avesse supportato tre esponenti del clan di camorra "Polverino", dando ospitalità a Pomezia a due latitanti da lunga data, consentendo loro di sfuggire temporaneamente a provvedimenti cautelari emessi nei loro confronti dalla Autorità Giudiziaria partenopea. Inoltre, nel 2012, l'imprenditore aveva fornito al clan di Marano di Napoli appoggio logistico per lo stoccaggio di 1.500 chili di hashish e, successivamente, aveva dato ospitalità a tre esponenti apicali della compagine camorristica.

“Elevata pericolosità sociale”

L'insieme dei dati emersi dai numerosi procedimenti penali, conclusi con sentenze di condanna o definiti per prescrizione, ha consentito di definire “l'elevata pericolosità sociale” e di “mettere in relazione diretta i proventi delle lucrose attività illecite poste in essere sin dal 1996 con la progressiva acquisizione di un ingente patrimonio, risultato del tutto sproporzionato con i redditi derivanti da attività lavorativa”. Le indagini bancarie e sulle compagini societarie hanno riguardato sia l’imprenditore che i suoi familiari e hanno fatto ipotizzare il ricorso a numerosi prestanome, nonché a complessi passaggi societari, impiegati per schermare le disponibilità immobiliari a lui riconducibili. 

Il sequestro 

Tutti elementi questi che hanno permesso alla Dda di richiedere il sequestro anticipato dei beni al Tribunale di Roma - Sezione "Misure di Prevenzione” che ha accolto le richieste. Sotto chiave sono finiti 4 ville, un complesso industriale, 144 unità immobiliari, vari terreni, nei comuni di Pomezia, Castel Gandolfo, Albano Laziale, Anzio e Olbia, 11 società e 22 veicoli, molti dei quali di grossa cilindrata, tra cui una Ferrari. Tutti i rapporti finanziari, effetti cambiari, monili, beni mobili, opere d'arte, orologi e contanti, sono attualmente in corso di inventario e quantificazione.

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