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Sabato, 27 Aprile 2024
L'operazione / Aprilia

'Ndrangheta: maxi sequestro di beni al boss del gruppo locale

Sotto chiave un patrimonio di oltre 3 milioni di euro riconducibile a Giacomo Madaffari. L'operazione tra Aprilia, Anzio e Nettuno

E' in corso dalle prime ore della mattinata, fra i comuni di Aprilia, Anzio e Nettuno, un blitz dei carabinieri del comando provinciale di Roma nell'ambito di un'indagine sui gruppi locali di 'ndrangheta. I militari stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma su richiesta della Dda, di beni per oltre 3 milioni di euro, finalizzato alla confisca, nei confronti di Giacomo Madaffari, che dagli inquirenti è ritenuto un personaggio al vertice della locale di 'ndrangheta che opera nei territori di Anzio e Nettuno.

Le indagini hanno portato al sequestro di un ingente patrimonio costituito da dieci immobili, di cui sei ville e altri locali di pregio, sei terreni, due auto, e poi conti correnti bancari e una società di rivendita di autoveicoli. Tutti i beni finiti sotto chiave sono ritenuti frutto del reimpiego di denaro proveniente dagli affari illeciti di Giacomo Madaffari. L'uomo è attualmente detenuto in seguito all'indagine antimafia Tritone, eseguita a febbraio dello scorso anno dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Roma. Il sequestro scaturisce appunto dagli accertamenti, delegati dalla Procura di Roma-Dda ai carabinieri, finalizzati alla ricostruzione del profilo criminale e del patrimonio di Madaffari. 

Sono state definite la carriera criminale che qualifica la pericolosità sociale e gli interessi economici, anche nel contesto familiare di origine. La pericolosità sociale è riconducibile al fatto che Madaffari è oggi ritenuto al vertice della locale di ‘ndrangheta Madaffari- Peronace- Gallace insediata nei comuni di Anzio e Nettuno e territori limitrofi del litorale laziale a sud della Capitale. Attraverso i dati che emergono dai procedimenti penali e dalle relazioni in ambito criminale, a partire dalla metà degli anni ‘70  e fino a oggi,  è stato delineato il quadro degli illeciti realizzati nel corso del tempo dal predetto e la sua caratura criminale. L’appartenenza di Madaffari alla ‘ndrangheta ne connota la pericolosità a cominciare dagli anni 80/90, epoca del suo trasferimento nell’area a sud di Roma e delle immediate relazioni con le già stabili famiglie ‘ndranghetiste dei Gallace, dei Peronace e dei Tedesco. "Considerato il sistema 'meritocratico' di ascesa alle posizioni apicali dell’organizzazione - spiega l'Arma in una nota - è evidente che la posizione raggiunta a capo di un locale sia indice non solo di una 'carriera criminale' all’interno della ‘ndrangheta, ma anche della possibilità di crescere commettendo reati su un territorio già controllato dalle cosche calabresi".

L'attività investigativa ha messo in evidenza come l'elevato tenore di vita della famiglia non sia compatibile con i redditi e le altre fonti di sostegno lecitamente percepiti nell'arco temporale che va dal 1980 al 2020, facendo emergere una chiara sproporzione pari a oltre 1,7 milioni di euro.

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