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Cronaca

Processo ‘Dirty Glass’, l’attacco dell’imputato Iannotta agli investigatori

L’imprenditore ha reso spontanee dichiarazioni e contestato l’operato della Squadra mobile

Cinque minuti di dichiarazioni spontanee davanti al Tribunale per accusare gli investigatori della Squadra mobile di Latina di non avere condotto correttamente le indagini nei suoi confronti. A parlare Luciano Iannotta, l’imprenditore imputato nel processo ‘Dirty Glass’ con Luigi De Gregoris, Natan Altomare, il colonnello dei carabinieri Alessandro Sessa, il carabiniere Michele Lettieri Carfora, di Antonio e Gennaro Festa, Pio Taiani chiamati a rispondere di reati in materia fiscale e tributaria all’estorsione aggravata dal metodo mafioso, all’intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo al sistema informatico, rilevazioni di segreto d'ufficio, favoreggiamento reale, turbativa d'asta, sequestro di persona, detenzione e porto d'armi da fuoco. 

Un attacco frontale quello dell’ex presidente di Confartigianato ed ex patron del Terracina calcio che in aula ha ripercorso alcune tappe dell’indagine sottolineando innanzitutto, così come aveva già fatto il suo legale, di non avere avuto accesso a tutta la documentazione necessaria alla sua difesa. Poi ha ricordato come pur essendo stato messo sotto intercettazione dal 2018 gli investigatori non siano intervenuti per bloccare il suo tentativo di corruzione di un funzionario della Corte dei Conti e poi del successivo presunto sequestro con tanto di uso di una pistola nei confronti della stessa persona. Fatti che a suo avviso avrebbero richiesto un intervento immediato da parte delle forze dell’ordine mentre ciò non è accaduto. 

Il processo è stato poi rinviato al 23 giugno.

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