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Sabato, 27 Aprile 2024
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Patrocinio negato al Lazio Pride: la lettera della sindaca ai promotori e i motivi del dietrofront

In una missiva la prima cittadina di Latina Matilde Celentano spiega le ragioni che l’hanno spinta a fare un passo indietro a una settimana dalla manifestazione dell'8 luglio e dopo l’annuncio dei giorni scorsi

Sono contenute tutte nella lettera che la sindaca di Latina, Matilde Celentano, ha scritto ai promotori del Lazio Pride le ragioni del ripensamento delle ultime ore sulla concessione del patrocinio alla manifestazione in programma per sabato 8 luglio nel capoluogo pontino. Un dietrofront della prima cittadina che solo due giorni fa, attraverso una missiva con cui rispondeva a una precedente lettera di Tiziano Ferro, aveva annunciato la volontà di concederlo quel patrocinio, una decisione che certo non le aveva risparmiato delle critiche. 

Mi corre l’obbligo di rappresentare che, avendo potuto conoscere solo da poche ore l’esatto contenuto del ‘manifesto politico’ per sostenere il quale la stessa manifestazione è stata organizzata, devo constatare che alcuni contenuti di tale atto precludono la prevista concessione del patrocinio comunale”, si legge in un passaggio della missiva pubblicata sul sito istituzionale del Comune di Latina. Se ne deduce che la prima cittadina due giorni fa, il 29 giugno, quando ha annunciato di voler concedere il patrocinio al Lazio Pride di Latina non avesse ancora letto il documento, che pure è pubblicato sul sito, ma non era comunque difficile ipotizzare quali temi la comunità LGBTQI+ volesse portare avanti con la manifestazione dell’8 luglio, di cui il riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali - di cui ha parlato anche la segretaria del Lazio Pride Anna Claudia Petrillo - è solo un esempio. 

Salvo che i documenti previsti per la manifestazione in parola non vengano modificati nel senso di una riscrittura che non contenga passaggi che precludono ogni forma di delibazione da parte dell’Amministrazione comunale - si legge ancora nella lettera -, il patrocinio deve intendersi non concesso”. Succede dunque a Latina quanto era accaduto nelle scorse settimane nella Capitale quando la Regione Lazio ha prima concesso e poi revocato il patrocinio al Roma Pride del 10 giugno.

I promotori del Lazio Pride rispondono alla sindaca: “Nessuna strumentalizzazione”

Il testo integrale della lettera della sindaca Celentano al Lazio Pride 

Gentili promotori del 'Lazio Pride',
le interlocuzioni succedutesi fra codesta organizzazione e la nuova Amministrazione, che ho l’onore di presiedere, a proposito della manifestazione omologa, sono state all’evidenza improntate al massimo rispetto della libertà di opinione di ciascun cittadino e di ogni realtà associativa, seppur senza alcun significato di condivisione nel merito della stessa.
Mi corre, tuttavia, l’obbligo di rappresentare che, avendo potuto conoscere solo da poche ore l’esatto contenuto del “manifesto politico” per sostenere il quale la stessa manifestazione è stata organizzata, devo constatare che alcuni contenuti di tale atto precludono la prevista concessione del patrocinio comunale
Al riguardo, ai sensi del regolamento comunale approvato con delibera del Consiglio comunale n. 34/2017, art. 3, lett. a), il patrocinio rappresenta una “adesione simbolica del Comune a un’iniziativa, attività o progetto di interesse dell’Amministrazione per le finalità perseguite e di riconosciuta rilevanza socio-culturale per il territorio”, fermo restando che dette iniziative, ai sensi del successivo art. 6, devono risultare “coerenti con le finalità istituzionali dell’Amministrazione e abbiano rilevanza per la comunità locale”.
Appare di tutta evidenza che, allorquando alcuni dei contenuti sostenuti con una iniziativa pubblica siano nettamente contrastanti con divieti normativi vigenti aventi addirittura natura penale ovvero rilevanti per i canoni di ordine pubblico, è impedito a un ente della Repubblica di esprimere formule, anche indirette, di adesione a contenuti incoerenti con siffatti divieti, quale, come si è visto, è anche il “patrocinio”.
In tal senso, si evidenzia, esemplificativamente, che nel citato “'manifesto politico” si sostiene sia “il riconoscimento alla nascita delle figlie e dei figli delle famiglie omogenitoriali”, sia l’”accesso alle tecniche di PMA” anche a coppie interamente femminili, il che, secondo quanto evidenziato anche da recenti  decisioni giudiziarie, è in palese contrasto tanto con l’art. 5 della legge 40/2004, che riserva dette tecniche di procreazione medicalmente assistita a “coppie di maggiorenni di sesso diverso”, quanto con l’art. 30 DPR 396/2000, ove si stabilisce che il ruolo di madre può essere riconosciuto solo alla “puerpera”.
Nel medesimo “documento politico” a giustificazione della manifestazione, si chiede, poi, che “venga estesa alle scuole secondarie e alle università la carriera ‘Alias’ per le persone transgender e non binarie”, ipotesi che, allo stato, contrasta con le procedure fissate dalla legge 14 aprile 1982, n. 164, recante la disciplina per la rettificazione dell’attribuzione di sesso e, conseguentemente, del nome, la quale normativa assume particolare significato di cogenza per il Sindaco specie quale ufficiale di anagrafe.
Altresì, il manifesto intende contestare la norma di cui all’art. 12, comma 6, della legge n. 40/2004, invocando una diversa “riflessione” per la pratica della maternità surrogata, che nel nostro ordinamento rappresenta, però, un grave reato, il che impone istituzionalmente a un Comune della Repubblica di porre piuttosto in essere ogni attività per contrastare comportamenti sussumibili in tale illecito penale.
Inoltre, la manifestazione si propone di “lottare affinché nessun finanziamento pubblico venga devoluto ai gruppi, ai movimenti e alle associazioni no-choice …”, obiettivo che non può essere nemmeno indirettamente avallato dal Comune senza incorrere in una discrasia con l’art. 21 della Costituzione, che è nettamente preclusa al Civico Ente.
Conseguentemente, salvo che i documenti previsti per la manifestazione in parola non vengano modificati nel senso di una riscrittura che non contenga passaggi che precludono ogni forma di delibazione da parte dell’Amministrazione comunale, il patrocinio deve intendersi non concesso.
Appare, peraltro evidente che, ai sensi dell’art. 21 della Costituzione, la manifestazione potrà comunque svolgersi, nel rispetto dei consueti limiti di ordine pubblico per i quali l’ente competente è la Questura di Latina.
Con l’occasione, si deve considerare l’ulteriore richiesta che, a mezzo stampa, è stata rivolta all’Amministrazione dalla segretaria del Comitato promotore, Sig.ra Anna Petrillo, la quale, anziché almeno prendere atto dell’atteggiamento costruttivo assicurato da chi scrive, ha domandato l’assunzione di atti anagrafici incoerenti con la normativa di settore, dalla quale, invece, l’Amministrazione non intende discostarsi non solo per inderogabile dovere istituzionale, ma anche per assicurare soprattutto ai soggetti più deboli di non divenire i terminali passivi e danneggiati di azioni illegittime, strumentali e dimostrative, dunque soggette al prevedibile annullamento da parte degli organi giurisdizionali preposti.
Con l’occasione, si porgono distinti saluti.
Il Sindaco di Latina
”.
 

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