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Cronaca

Ordine degli avvocati: nulli lo scioglimento del Consiglio e il commissariamento

La sentenza del Tar accoglie il ricorso di tre professionisti. "Illegittimo il provvedimento del Ministero dopo le dimissioni"

Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Latina non andava sciolto come ha invece disposto il Ministero ma una volta dichiarati decaduti dichiarare Gianni Lauretti, Pietro De Angelis, Antonella Ciccarese, Angelo Farau e Aldo Panico – che avevano già svolto due mandati consecutivi e non potevano essere eletti -  bisognava semplicemente procedere alla loro sostituzione con i primi cinque dei non eletti. E anche in presenza delle dimissioni di altri sei consiglieri l’organismo non andava sciolto e non doveva procedersi al suo commissariamento.

Lo ha stabilito il Tar che, accogliendo il ricorso dell’avvocato Giovanni D’Erme per i colleghi Umberto Giffenni, Aurelio Cannatelli e Denise Degni, ha sancito l’inefficacia delle dimissioni presentate a ottobre 2019 dai cinque consiglieri che non erano eleggibili e da altri sei colleghi.

“L’atto di scioglimento del Consiglio dell’Ordine forense di Latina è affetto ab origine dal vizio della sequenza procedimentale concretato nella proposta di scioglimento pervenuta al Ministero della giustizia da parte del Consiglio Nazionale Forense – scrivono i giudici amministrativi -  ma inoltrata in assenza della preventiva valutazione della peculiare situazione in essere, sì che i presupposti dello scioglimento erano ancora in attesa di verifica da parte dello stesso CNF, per effetto del reclamo proposto dagli attuali ricorrenti e del consequenziale giudizio professionale pendente. Ciò comporta l’illegittimità del provvedimento ministeriale impugnato, oltre che della proposta di scioglimento formulata dal CNF, che risultano essersi fondati su un presupposto che è stato accertato essere di fatto inesistente”. Nullo il commissariamento di fatto decade il commissario straordinario Giacomo Mignano e ora il Consiglio deve ricominciare a funzionare con i due consiglieri che non si sono mai dimessi – Carlo Macci e Maria Luisa Tomassini – e con gli altri tredici eletti nel gennaio 2019 che subentreranno.

“Finalmente è stata ristabilita la legalità – commentano D’Erme e Giffenni -  era evidente che quei cinque non potevano ricandidarsi e con la mossa delle dimissioni per far commissariare l’Ordine hanno cercato di ostacolare il ricambio. L’Ordine deve riprendere a funzionare nella sua legittima composizione e nel totale rispetto delle regole esistenti”.

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