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Cronaca

Omicidio Moro, altri tre arresti nel clan Di Silvio- Ciarelli per la "guerra criminale"

I nuovi provvedimenti cautelari in carcere scattati dopo ulteriori indagini coordinate dalla Dda di Roma in seguito alle dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia

Nuovi arresti per l'omicidio Moro. La squadra mobile di Latina, insieme al Servizio centrale operativo della polizia di Stato, ha dato esecuzione questa mattina a un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma nei confronti di tre noti esponenti del clan Ciarelli- Di Silvio, a vario titolo indagati per la morte di Massimiliano Moro, avvenuta il 25 gennaio del 2010 nell'ambito della guerra criminale pontina.

Dopo i quattro arresti dei mesi scorsi, scattati a carico di Andrea Pradissitto, Simone Grenga, Ferdinando Ciarelli detto Furt e Ferdinando Ciarelli detto Macù, accusati di aver fatto parte quella sera del commando che fece irruzione a casa della vittima e la uccise con due colpi di pistola, gli approfondimenti investigativi non si sono fermati e oggi, 9 luglio, sono arrivate nuove misure cautelari in carcere a carico di Antoniogiorgio Ciarelli, 41enne, Ferdinando Di Silvio detto Pupetto, 32enne, Ferdinando Ciarelli detto Macù.

Le indagini, coordinate dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sono state agevolate dal contributo offerto dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Andrea Pradissitto, che nei mesi scorsi ha deciso di collaborare con la giustizia. Proprio Pradissitto ha fornito, evidentemente con conoscenza diretta dei fatti, importanti elementi di prova sulle consorterie rom e su alcuni fatti criminali avvenuti nel periodo della "guerra criminale" fra i quali l'omicidio di Massimiliano Moro. Secondo la nuova ricostruzione dei fatti quella sera, a poche ore dall’agguato subìto da Carmine Ciarelli, parteciparono all’esecuzione dell’omicidio di Moro rappresentanti di entrambe le famiglie, Ciarelli e Di Silvio, a conferma dell’avvio di un nuovo e più forte gruppo criminale che puntava a riaffermare con violenza e minaccia il controllo del territorio a Latina, rispetto al tentativo di gruppi rivali non rom di ribaltare il loro potere.

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