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Piscina comunale chiusa, le famiglie e gli atleti scrivono al sindaco e al prefetto

La pallanuoto è ancora ferma in seguito all'inchiesta Olimpia che ha coinvolto la società che gestisce la struttura pubblica. Un problema che ricade sui tanti sportivi della città che ora chiedono di prendere tempestivamente una decisione che consenta ai giovani di continuare a praticare il loro sport

I genitori e gli atleti della pallanuoto scrivono al prefetto di Latina Pierluigi Faloni e al sindaco Damiano Coletta per denunciare le conseguenze della chiusura della piscina scoperta che risulta indisponibile, sebbene agibile, in seguito all’inchiesta Olimpia che ha coinvolto la società che la gestisce. Un problema che ricade su numerose famiglie e sugli atleti, che ora chiedono al sindaco e al prefetto di prendere tempestivamente una decisione che consenta ai giovani pallanuotisti di continuare a praticare il loro sport.

“E’ di dominio pubblico – si legge nella lettera - che il terremoto giudiziario che ha sconvolto le istituzioni del nostro comune e le indagini sul malaffare del cosiddetto “Sistema Latina” hanno avuto inizio dalla piscina comunale. Proprio quella piscina dove negli ultimi anni abbiamo giornalmente accompagnato i nostri figli, con la certezza di far fare loro la cosa migliore: praticare sport, uno sport di squadra.  I 136 ragazzi e ragazze della LatinaPallanuoto si alternavano nelle corsie della vasca scoperta subendo quotidianamente le vessazioni del gestore, nuotando nei mesi invernali in acqua con temperatura spesso ben al di sotto dei 26°, senza avere modo di usufruire delle docce o degli spogliatoi, con adolescenti in costume a cambiarsi nei corridoi se non direttamente a bordo vasca. Come genitori, abbiamo sempre mantenuto un approccio positivo verso queste difficoltà, nella convinzione che l’insegnamento più importante dello sport sia veicolato dai valori che ispira e non dalle comodità che offre”.

“Abbiamo sperato – scrivono ancora gli atleti e le famiglie - abbiamo creduto nelle istituzioni e finalmente qualcuno si sta movendo, certamente verso il ripristino di uno stato di legalità. Ma al danno che come cittadini abbiamo subito in questi anni si è purtroppo aggiunta la beffa: la piscina ci è stata negata! Fino a tempo indefinibile la pallanuoto a Latina, di fatto, non è più praticabile. Quali sono gli impatti di questa decisione? Da un punto di vista pratico ragazzi e ragazze sono costretti a girare per le piscine di altre città (Anzio, Sermoneta, Aprilia), in orari notturni (tornano abitualmente a casa alle 23,30), insostenibili per il loro benessere psicofisico e per i costi che comportano alle famiglie. Le conseguenze sociali invece sono molto più serie: tanti ragazzi stanno abbandonando, spesso perché le stesse famiglie non sono in grado di sostenere i ritmi e i costi degli attuali allenamenti. Una sconfitta per noi genitori, ma soprattutto per la collettività e per le istituzioni. Vogliamo far crescere figli sani, uomini e donne di domani, che attraverso uno sport meraviglioso e duro come la pallanuoto possano abbracciare dei valori, credere nell’importanza delle regole, sperimentare il rispetto dell’altro, comprendere che insieme vale più che da soli, vincere lealmente, superare le sconfitte”.

In conclusione: “Il messaggio che hanno avuto è che non basta la legalità a far valere un loro diritto. Come spieghiamo a dei ragazzi che ciò che stanno subendo è giustizia? Come spieghiamo che la piscina, sebbene agibile, non è un loro diritto di cittadini? Come spieghiamo che sia nel bene che nel male, chi deve pagare sono loro? È da cittadini, da genitori ed in nome di tutti gli atleti e le atlete che praticano la pallanuoto nella LatinaPallanuoto o nelle altre società della nostra città, che vi chiediamo una soluzione repentina del problema. Attendiamo una risposta che ci faccia credere che si possa essere fieri cittadini di Latina e non solo vittime dei suoi “sistemi”.

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