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Cronaca

Imprenditore rapito e picchiato per lavori non pagati, la ricostruzione in aula

In Corte d'assise il processo a Tommaso Anzaloni, accusato di avere sequestrato ad Aprilia un uomo: contestato il metodo mafioso

Nuova udienza questa mattina davanti alla Corte di assise di Latina presieduta da Gianluca Soana del processo a carico Tommaso Anzaloni, chiamato a rispondere di sequestro di persona e estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Secondo l’accusa, rappresentata oggi in aula dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Luigia Spinelli, l’imputato il 9 maggio dello scorso anno avrebbe sequestrato ad Aprilia e tenuto in ostaggio per oltre cinque ore l’imprenditore Marcello Nuti, deceduto a gennaio scorso, picchiandolo e inviando messaggi ai responsabili della sua azienda per chiedere denaro in cambio del suo rilascio. All’origine del gesto, secondo gli investigatori, il mancato pagamento da parte della vittima di alcuni lavori di ristrutturazione di un villino ad Anzio affidati all’imputato, titolare di una ditta edile.

La Corte ha ascoltato oggi alcuni poliziotti del Commissariato di Cisterna e della Squadra mobile di Roma che insieme ai colleghi della Questura di Latina quel giorno intervennero dopo una telefonata che segnalava come Nuti fosse stato portato via a forza. Le auto della polizia erano arrivate ad Aprilia ed avevano presidiato la zona poi, a distanza di ore Nuti era ricomparso con il volto tumefatto, segno evidente che aveva subito un pestaggio. Anzalone peraltro aveva già minacciato la vittima di morte inviandogli messaggi sequestratore del manager lo aveva precedentemente minacciato di morte, con una serie di messaggi con i quali ricordava anche dietro di me ce ne stanno duemila”.

Il processo è stato aggiornato al 23 giugno prossimo quando saranno ascoltati gli ultimi due testimoni dell’accusa, quattro della difesa – rappresentata dagli avvocati Luca Scipione e Stefano Alberti – per poi passare all’esame dell’imputato.

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