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Carenza dei medici di base a Latina, le proposte del sindacato Smi

Le cause sono da ricercare in una mancata politica di programmazione sanitaria in merito al fabbisogno del territorio

"L'Ordine dei Medici di Latina è aperto a collaborazioni che siano in grado di informare i medici sugli sviluppi delle politiche e sulle norme che riguardano la loro professione. Reputo molto importante questa discussione perché riguarda, tra l'altro, i contenuti dell'Accordo Nazionale Collettivo di medicina generale e la carenza di medici che si registra anche nella provincia di Latina". Sono le parole di Giovanni Maria Righetti, presidente dell'ordine dei Medici di Latina che ha partecipato al quarto incontro formativo sulla medicina generale, che ha visto collegati migliaia di medici di Latina e di tutta Italia.

"La carenza dei medicina di medicina generale che si riscontra in provincia di Latina è dovuta sia a una mancata politica di programmazione sanitaria in merito al fabbisogno di medici occorrenti per il territorio che al pensionamento di molti medici giunti all'età pensionabile. La mancanza di medici è particolarmente sentita nei piccoli centri abitati del nostro territorio" ha aggiunto Luigi Martini Smi della Asl Latina. Il livello della contrattazione integrativa regionale risente del percorso nazionale non sempre lineare, anche se va evidenziato che questioni importanti sono demandate a livello regionale a partire dall'individuazione del massimale dei pazienti, fino alla costituzione della rete territoriale di medicina e delle modalità di partecipazione dei medici di medicina generale alle Case di Comunità. Sottolineo che quest'ultima questione deve essere ancora delineata chiaramente. Siamo per questo molto preoccupati e attediammo dalla Regione Lazio parole chiare", ha detto nel corso del suo intervento Cristina Patrizi, responsabile regionale area convenzionale Smi Lazio, il Sindacato dei medici italiani.

"La grave carenza dei medici di base si allarga a macchia d'olio. Interi quartieri privi di questo presidio sanitario fondamentale e si evidenziata durante questa pandemia cittadini che di colpo non sanno più a chi rivolgersi, costretti a fare i pendolari tra mille disagi per raggiungere il medico di base più vicino questo è all'impossibilità del sistema di formazione di sopperire ai pensionamenti. Quindi si verifica che sono più i medici convenzionati in età della pensione che vanno via dal sistema sanitario nazionale mentre i giovani medici, nonostante l'aumento delle borse di studio sono in numero minore immessi nella professione", fa sapere Pina Onotri, segretario generale del sindacato medici italiani. "Sotto i riflettori- aggiunge Onotri- è il sistema di formazione che è legato alle borse di studio erogate dalle Regioni. Siamo in presenza di alcuni territori che hanno più borse di studio di altri: questa scelta dipende anche dai budget regionali. Per questo siamo da sempre per l'istituzione di una scuola di specializzazione di medicina generale che pianifichi a livello nazionale il fabbisogno di medici di medicina generale. I giovani medici, quindi si ritrovano davanti a questo scoglio dovuto al sistema formativo. Allo stesso tempo i ritmi di lavoro, gli stipendi, la mancanza di tutela sul lavoro, disincentivano i giovani medici a scegliere la professione di Mmg".

"Se osserviamo l'ultimo Rapporto 'Le donne nel servizio sanitario nazionale' del 2021, cogliamo il dato che il mondo della sanità italiana ha sempre di più una marcata componente femminile. Il 68% circa del personale del Ssn è costituito da donne, e guardando al futuro è facile presumerne che gli orizzonti si tingeranno sempre più di rosa. Un dato su tutti: tra i medici under 45, il 63,5% sono donne", conclude Onotri.

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