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Cronaca

Alba Pontina: "Estorsioni, minacce, auto sfondate, ecco gli anni della guerra criminale sul territorio"

L'ex capo della Mobile racconta in aula l'indagine che ha portato a decapitare il clan Di Silvio con cpontrolli e telecamere nascoste

Nuova udienza del processo Alba Pontina oggi in Tribunale. In aula, davanti al primo collegio presieduto da Gianluca Soana, la parola è passata agli investigatori che hanno raccontato la genesi dell’inchiesta. E’ stato l’ex capo della Squadra mobile Antonio Galante, interrogato dai pm Claudio De Lazzaro e Luigia Spinelli, a ricostruire gli accertamenti che dal 2016 hanno poi portato all’operazione che ha sgominato il clan di Armando Di Silvio con alcuni passaggi relativi agli anni precedenti e alla guerra criminale tra gruppi contrapposti.

Così già due anni prima dell’operazione Campo Boario era nel mirino degli investigatori che tenevano sotto costante osservazione via Muzio Scevola e l’abitazione di Armando con controlli costanti con auto e con telecamere ad alta definizione.

“Lì c’era una vera e propria piazza di spaccio – ha spiegato – e ad un certo punto ci siamo anche accorti che i componenti della famiglia avevano iniziato a girare con auto costose e di grossa cilindrata, sottoposte successivamente a sequestro insieme ad alcuni cavalli sempre di loro proprietà”. Tale monitoraggio ha consentito di accertare anche le estorsioni e le minacce alla segretaria dell’Ordine dei commercialisti, ad alcuni avvocati e imprenditori e di scoprire gli altri interessi del clan: in particolare le elezioni del 2016 per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Terracina, evento per il quale c’era un forte interesse. Il gruppo voleva infatti gestire in esclusiva la campagna elettorale di Gina Cetrone, ha raccontato Galante, e affermare il predominio sull’attacchinaggio dei manifesti, “operazione nella quale Agostino Riccardo, diventato poi collaboratore di giustizia, ha fatto la parte del leone”.  

L’ex capo della Mobile, andando indietro nel tempo, ha anche raccontato dell’agguato a Alessandro Zof, di un’auto della famiglia Ciarelli sfondata a colpi di mazza durante una lite tra donne delle due famiglie in guerra, i Ciarelli e i Di Silvio e delle intimidazioni in carcere a Roberto Toselli, che doveva testimoniare nel processo Touchdown contro il gruppo di Costantino Cha Cha Di Silvio ma era talmente terrorizzato da tentare il suicidio in carcere.

Immagini di anni di gestione di affari illeciti sul territorio ai quali ‘Alba Pontina’ ha messo fine.

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