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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Processo "Puro Sangue Ciarelli", in aula vittime e testimoni non ricordano

Nell'udienza a carico di dieci esponenti del clan di Campo Boario in molti ridimensionano le minacce ricevute. E un teste racconta il pestaggio subìto nel carcere di Cassino

Nuova sfilata di testimoni nell’udienza del processo “Puro Sangue Ciarelli” che vede sul banco degli imputati davanti al primo collegio penale del Tribunale di Latina gli esponenti del clan che hanno scelto il rito ordinario. Ferdinando Ciarelli detto ‘Macu’, Matteo Ciaravino, Manuel Agresti, Carmine Ciarelli detto Porchettone, Antoniogiorgio Ciarelli, Ferdinando Furt Ciarelli, il 23enne Ferdinando Ciarelli, Pasquale Ciarelli e Rosaria Di Silvio, moglie di Furt sono chiamati a rispondere a vario titolo di estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni, reati aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolazione mafiosa.

In aula sono state ascoltate altre delle vittime del gruppo di Campo Boario alcune delle quali hanno in qualche modi negato le minacce ricevute o ridimensionato le dichiarazioni precedentemente rese agli investigatori. La prima rendere testimonianza è stata la madre di Massimiliano Tartaglia che ha raccontato del debito contratto dal figlio con Pasquale Ciarelli detto “Il Cinesino” per pagare il quale erano stati costretti a chiedere un prestito di 2550 euro ad una finanziaria. La donna ha comune sottolineato che il figlio non aveva mai ricevuto minacce e di non avere avuto problemi nei rapporti con Ciarelli.  

Poi è stata la volta di Paolo Dalla Libera in riferimento ad alcuni colpi di pistola esplosi contro l’abitazione della madre nel 2020. Il ragazzo, che scontata una pena non vive più a Latina, ha raccontato di essere stato selvaggiamente picchiato quando era detenuto nel carcere di Cassino dopo avere ricevuto un biglietto in cui veniva etichettato come infame per avere fatto arrestare Pugliese, Pradissitto, Peruzzi e Agresti. Botte, sigarette spente addosso e altre violenze da un gruppo di detenuti per mesi.

E ancora il rappresentante legale di una società edilizia che, secondo l’accusa avrebbe subìto un’estorsione da alcuni Ciarelli, in aula ha negato di essere stato minacciato così come ha detto di non ricordare nulla perché quel giorno aveva bevuto troppo un giovane che lavorava in un locale della zona pub e che era presenta la sera in cui Roberto Ciarelli avrebbe messo in atto alcune violenze compreso il prendere a calci il titolare. Violenze peraltro riprese dalle telecamere del locale.  Si torna in aula il 24 novembre.

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