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Cronaca

Nonnismo alla scuola di volo, Giulia Schiff: "Un giorno da incubo, se potessi lo cancellerei"

L'ex allieva del 70esimo Stormo ascoltata in aula nel processo a carico di otto sergenti accusati di violenza e lesioni. "Mi picchiavano con dei rami di albero"

E' stata la giornata della testimonianza di Giulia Schiff oggi nel processo a carico degli otto sergenti dell'Aeronautica militari accusati di atti di nonnismo nel confronti dell'allieva pilota nella scuola di volo del 70esimo Stormo di Latina.

La 23enne, che si è costituitra parte civile nel procedimento penale, è comparsa nel processo davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina Laura Morselli ed è stata ascoltata prima dal pubblico ministero Elisabetta Forte poi dal suo legale, l'avvocato Massimiliano Strambelli a lungo per ricostruire quanto accaduto cinque anni fa, subito dopo il suo primo volo da solista che le aveva fatto guadagnare il brevetto di pilota. Nell'aula della Corte di assise sono state proiettate le immagini di quello che da semplice battesimo del volo come da tradizione si è trasformato per lei in un vero e proprio incubo. In quei sette minuti di video infatti ci sono tutte le violenze consumate ai suoi danni, fermate fotogramma per fotogramma per consentirle di illustrare quanto accaduto. Il rito prevedeva che lei fosse presa in braccio dai colleghi e gettata in una piscina ma in realtà nel tragitto dal velivolo all'acqua mentre alcuni la trasportavano altri la colpivano con delle verghe ricavate dai rami di un albero, talmente forte che più tardi avrebbe trovato i segni sulle cosce e sulle natiche.

"Io ho iniziato a urlare - ha raccontato in aula - perchè i colpi erano forti, ho cercato più volte di divicolarmi ma mi tenevano forte. Avevo la sensazione di non riuscire a respirare. Le chiazze delle ferite sono rimaste per giorni e ho avuto dolori alla schiena". Nel video fatto con il telefonino di un collega si vede anche il momento nel quale viene usata come ariete con la sua testa che colpisce un'ala di aere in metallo piantata a terra. "Non ero più padrona del mio corpo - ha raccontato - doveva essere il giorno più bello della mia vita ma non lo è stato, è soltanto un brutto ricordo che cancellerei volentieri". 

In aula sono state anche mostrate alcune foto che testimoniano le conseguenze di quei gesti, le ferite causate dai colpi inferti con i rami. Ed è stata lei a identificare gli otto sergenti che compaiono nelle riprese e che devono rispondere di violenza e lesioni.

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