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Domenica, 28 Aprile 2024
Il caso

Omicidio in carcere: "Una tragedia annunciata, lo Stato ha ucciso un ragazzo"

Le vicende di Federico Brunetti e Marcos Schinco, residente a Latina, si sono incrociate nei pochi metri quadri di una cella. Il primo ha ucciso il secondo: una tragedia annunciata che poteva essere evitata

"Una tragedia che si poteva evitare". Sono queste le parole di Marco Brunetti, padre di Federico, e di Davì Schinco, fratello di Marcos, i cui destini si sono incrociati lo scorso 19 giugno, quando è stato commesso un omicidio nella cella del carcere di Velletri. Federico Brunetti, detenuto con problemi psichiatrici, ha infatti ucciso a calci e pugni il suo compagno di cella, Marco Schinco, cittadino brasiliano di 43 anni che era da tempo residente a Latina e che proprio nel capoluogo era stato arrestato l'ultima volta per aver aggredito degli agenti.

Cosa sia accaduto davvero lo diranno le indagini, ma una domanda rimbomba nelle orecchie dei familiari di Schinco e Brunetti: la tragedia si sarebbe potuta evitare? Perché Brunetti fosse in un penitenziario anziché in una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza è un mistero. Una domanda fondamentale che, secondo le famiglie, necessita di una risposta.

Che la tragedia fosse annunciata lo sapeva anche il fratello di Marcos Schinco: "Era una morte che si poteva evitare. Dopo la tragedia ho chiesto al personale del carcere delle informazioni, mi hanno risposto che non potevano darmele, che c'era una telecamera che aveva ripreso tutto, ma di chiamare il giorno dopo per i dettagli". E così Davì ha fatto: "Il giorno seguente mi hanno liquidato dicendomi che le telecamere non c'erano. Così gli ho chiesto coma mai la polizia penitenziaria non fosse lì quando è successo il fatto. Mi è stato risposto che avevano altro da fare".

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