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Cronaca

“Spregiudicato e di grande caratura criminale”: ecco chi è Luciano Iannotta

L’imprenditore con società ovunque e incarichi che usava il clan Di Silvio per intimidire è finito agli arresti nell'ambito dell'operazione "Dirty Glass"

Spregiudicato con “una caratura criminale eccezionale, è lui lo stratega del gruppo e si muove senza scrupoli nelle varie attività economico-imprenditoriali”. Questo l’identikit di Luciano Iannotta, finito agli arresti nell'ambito dell'oeprazione "Dirty Glass", così come viene delineato nell’ordinanza di custodia cautelare dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Antonella Minunni. Imprenditore con una serie di società riconducibili a lui ma con incarichi un po’ ovunque. E’ stato vice sindaco di Sonnino, dal 2016 presidente del Terracina Calcio e dal 2018 presidente di Confartigianato Latina, incarico che dopo l’arresto gli è stato revocato. E ancora amministratore unico della società Marina di Sperlonga e della Akros, società con sede a Londra anch’essa inserita nel porto di Sperlonga ma utilizzata per una serie di operazioni finanziare poco chiare.

E poi ci sono i rapporti con il clan Di Silvio, da lui utilizzato ogni qualvolta aveva bisogno di usare la forza per intimidire altri imprenditori. Del resto erano stati i due pentiti eccellenti Renato Pugliese e Agostino Riccardo a raccontare, nel corso dei loro colloqui con i magistrati della Dda, i loro rapporti con l’imprenditore sonninese: da quelle rivelazioni nasce "Dirty Glass", come una costola di "Alba Pontina", come era già accaduto con l’indagine che a gennaio ha portato in carcere l’ex consigliere reginale Gina Cetrone, l’ex marito, Armando Di Silvio e due suoi figli. Perchè alla fine quando bisognava usare la forza per ottenere qualcosa si utilizza il clan di Campo Boario.

Iannotta li conosceva tanto da incaricarli dell’estorsione da 70mila euro ai danni di una persona alla quale riteneva di avere pagato una parcella troppo alta come amministratore legale di una delle sue società. “Secondo Iannotta – racconta Riccardo – gli aveva truffato dei soldi… andammo in macchina io e lui in lottizzazione Cucchiarelli e mi fece vedere dove abitava quella persona. Così io chiamai Renato e gli dissi che dovevamo andare a fare un recupero”. I due, che per quel lavoro vengono pagati 3100 euro, si presentano a casa della vittima, in lottizzazione Cucchiarelli, lo intimidiscono tanto che lui versa una piccola parte, 2mila euro e poi inizia a pagare piccole rate. Ma alla fine Iannotta teme che la vittima possa denunciarlo così incontra nuovamente Riccardo insieme ad Armando Di Silvio per dirgli di “lasciare perdere l’amministratore altrimenti ci avrebbe denunciato”. Il racconto, confermato anche da Pugliese, dimostra come l’imprenditore quando aveva bisogno di intimidire si “rivolgeva a criminali di riconosciuta pericolosità sul territorio – scrive il gip – in grado di imporre la loro volontà in quanto appartenenti al clan Di Silvio”.

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