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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Sabaudia

Incendio dello stabilimento Dune 31.5, le mandanti scelgono il rito abbreviato

Mirella D'Indio e sua figlia ascoltate in aula hanno negato di avere commissionato il rogo che ha distrutto la strutture sul litorale di Sabaudia

Hanno scelto di essere giudicate con il rito abbreviato Mirella D'Indio e sua figlia che a ottobre dello scorso anno erano finite agli arresti domiciliari quali mandanti dell’incendio doloso che alcuni mesi prima, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 2022, aveva distrutto lo stabilimento balneare di Duna 31.5 sul lungomare di Sabaudia.

Secondo gli investigatori oggetto del contendere sarebbe la concessione demaniale assegnata alla struttura distrutta dal fuoco, concessione che invece volevano le due donne e che era stata aggiudicata invece a una società rivale. Madre e figlia, assistite dall’avvocato Guido Calisi, sono chiamate a rispondere di incendio doloso così come gli altri due indagati finiti anche loro agli arresti domiciliari quali esecutori materiali vale a dire Valerio Toselli e Simone Petrucci, di 30 e 32 anni, che avrebbero appiccato il fuoco in cambio di 500 euro. I due hanno scelto però di essere giudicati con rito ordinario.

In aula davanti al giudice per le indagini preliminari Mario La Rosa la D’Indio e la figlia hanno ricostruito i fatti dichiarando di non avere commissionato l’incendio e di averlo saputo solo successivamente da Toselli al quale avevano dato del denaro per paura. Il processo è stato aggiornato al 22 giugno per la discussione e la sentenza. Il giudice ha concesso alla più giovane delle due donne la revoca degli arresti domiciliari.

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