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L'intervento / San Felice Circeo

Bracciante morto nell’incendio, Fai Cisl: “Una sconfitta sociale che riguarda tutti noi"

L’intervento dopo la tragedia di San Felice Circeo. Consigliera regionale Bonafoni: “Necessario dare attuazione alla legge contro il caporalato. Questa tragedia dimostra che la strada per garantire i diritti dei lavoratori è ancora lunga”

Una vergogna, una sconfitta che riguarda tutti noi”: con queste parole il segretario generale della Fai Cisl di Latina, Islam Kotb, commenta la tragedia del bracciante agricolo di origine indiana morto ieri sera a San Felice Circeo nell’incendio del container in cui dormiva.

Il sindacalista parla di una tragedia, l’ennesima, “nel mondo degli invisibili che contribuiscono a raccogliere il cibo che finisce tutti i giorni sulle tavole degli italiani. Sono anni che cerchiamo di far comprendere alle istituzioni le difficoltà che affronta chi rimane invisibile, il messaggio deve arrivare anche a chi nega l’evidenza o fa finta che la cosa non ci riguardi tutti. Il cibo sulle nostre tavole viene garantito anche da queste persone, che spesso vivono e muoiono da invisibili nelle campagne della nostra provincia”.

“Questa, oltre ad essere una vergogna per tutti – conclude Kotb – è anche una sconfitta sociale che ancora una volta ci porta a ribadire di attivare immediatamente azioni concrete tra le parti sociali e le istituzioni per contrastare e prevenire queste situazioni di miseria e sfruttamento. Serve una politica seria per gli alloggi e i trasporti dei braccianti, servono maggiori ispezioni e controlli, e vanno realizzati progetti di inclusione sociale e inserimento lavorativo per debellare qualsiasi forma di emarginazione e sfruttamento”.

Dolore per la tragica morte del bracciante è stato espresso anche dalla consigliera regionale del Lazio Marta Bonafoni, capogruppo della Lista Civica Zingaretti. “Le circostanze in cui è avvenuta questa tragica vicenda, dimostrano ancora una volta la necessità di dare attuazione alla legge contro il caporalato che la Regione Lazio ha approvato tre anni fa - ha detto Bonafoni -. L'impianto della legge, di cui sono stata promotrice, riconosceva e riconosce fra gli altri il diritto alla casa dei lavoratori in agricoltura, proprio in considerazione delle condizioni disumane in cui i braccianti specie di origine straniera sono costretti a vivere, anche nelle pianure pontine”. 
Questa tragedia, conclude poi Bonafoni, “dimostra che la strada per garantire i diritti dei lavoratori è ancora lunga e ha bisogno di determinazione nella lotta contro la pratica odiosa del caporalato e dello sfruttamento".

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