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Cronaca Terracina

Tetraplegica dopo un intervento, processo al medico. Il dramma di una donna di Terracina

Una storia finita su tutte le cronache nazionali quella di Sabrina Di Girolamo, di Terracina. Nel 2017 fu operata per rimuovere un tumore benigno

Rimasta tetraplegica dopo un intervento chirurgico: ora lei e suoi familiari verranno risarciti. La drammatica storia finita sulle cronache nazionali è quella di Sabrina Di Girolamo, 42 anni, parrucchiera di Terracina. La donna aveva subito un danno dopo essere stata operata per l'asportazione di un tumore benigno all'ospedale di Verona, nel 2017. Ora emergono dettagli sul processo a due medici, la manovra "è stata eseguita da uno specializzando".

Doveva essere un intervento senza rischi e complicazioni, ma poi la vita della 42enne è cambiata radicalmente: "Avevo solo 36 anni, due figlie da crescere e tanti sogni - racconta in un'intervista al Corriere della Sera -. Quel maledetto 22 agosto 2017 mi hanno tolto tutto, la mia vita è diventata un inferno. Mai e poi mai riuscirò a elaborare questa nuova realtà, nonostante siano passati quasi sei anni". Dopo l'intervento Sabrina Di Girolamo è stata affetta da una "gravissima tetraplegia, con impossibilità di movimento di tutti e quattro gli arti". Tra il 2016 e il 2017 alla donna era stato diagnosticato un "neurinoma dell'acustico delle dimensioni complessive di circa 16 millimetri per 12, collocato in corrispondenza della fossa cranica posteriore". Per asportarlo si è quindi sottoposta a un intervento chirurgico per rimuoverlo.

Dal punto di vista della rimozione del neurinoma, l'operazione è risultata "perfettamente riuscita". Gli accertamenti hanno però immediatamente evidenziato "la presenza di una sofferenza endomidollare acuta, con importante edema". Come riporta Today, per il giudice del tribunale di Verona la tragedia "si sarebbe potuta evitare". Il neurochirurgo incaricato di eseguire l'intervento è stato rinviato a giudizio con l'accusa di lesioni colpose commesse nell'esercizio della professione sanitaria, insieme all'anestesista. Secondo il magistrato, "la manovra di posizionamento della paziente è stata scorrettamente eseguita, provocando il trauma che avrebbe poi determinato l'attuale condizione di tetraplegia". L'intervento era stato eseguito da un medico specializzando, "la cui attività avrebbe dovuto essere supervisionata dal neurochirurgo responsabile dell'intervento".

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