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Rifiuti, tutti i dubbi sull'azienda Abc: parlano i consiglieri d'opposizione Zuliani e Forte

Troppo restrittivi, secondo i due esponenti del Pd, i criteri per la selezione del direttore generale. Attenzione puntata anche sulla scelta del cda e sul piano finanziario

“L’azienda Abc si rivela una scelta incauta e foriera di problemi”. Lo dichiarano i consiglieri comunali del Pd Nicoletta Zuliani ed Enrico Forte a proposito della nuova azienda speciale che dal 1° gennaio prossimo prenderà in gestione il servizio di igiene urbana in città. “Quello che si imputava al bando dei rifiuti del commissario, ovvero che fosse eccessivamente restrittivo e non in linea con il codice degli appalti come poi confermato dall’Anac – scrivono in una nota i due esponenti del Pd - possiamo dirlo sull’avviso per il direttore dell’azienda speciale: si direbbe quasi cucito su misura. Da pochi giorni infatti è noto il bando per la scelta del Direttore Generale: i requisiti delle competenze ristrette alla sola regione Lazio e nell’ambito di sole aziende pubbliche è evidentemente rivolto a favorire l’ingresso a tale ruolo ad una fattispecie molto precisa”.

“La giurisprudenza – continuano - consente che si determinino discrezionalmente i requisiti di partecipazione in relazione alle peculiarità del servizio da espletare, purché non costituiscano un’indebita restrizione all’accesso alla procedura di scelta. E’ un principio generale, ma non per questo non applicabile nello specifico, che include l’affidamento di beni e servizi come anche la scelta di figure. Non vediamo perché, invece di allargare la scelta dobbiamo restringerla: oltre a non essere in linea con quanto la giurisprudenza suggerisce, rischiamo di esporre l’ambito della gestione dei rifiuti a pressioni che non vogliamo”.

Zuliani e Forte parlano di troppe forzature fatte per la costituzione dell’Abc, “a partire – dicono -  dall’annullamento della gara dei rifiuti: bastavano poche modifiche per avere un bando perfetto”. “Come si è arrivati a far fallire la partecipata dei rifiuti per poi acquisirne il ramo d’azienda (che, ricordiamolo, può consentire l’assunzione di tutti i lavoratori) – continuano - è un altro vulnus nell’iter delle scelte della maggioranza: prima non alziamo un dito per evitare di farla fallire e poi ne acquisiamo una parte a fallimento avvenuto. La scelta dei membri del cda, ma soprattutto il piano finanziario ancora indefinito in alcune parti e in altre con errori grossolani (come l’iva messa tra i ricavi). E ricordiamoci che qualsiasi errore con conseguenze economiche sul bilancio dell’azienda verrà ripianato con i soldi dei cittadini”.

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